Domenica 1 dicembre, nei locali dell’Oratorio di Aci Platani, alla presenza di un folto pubblico, è stato presentato il libro “La storia siamo noi. Come e chi eravamo nel XX secolo…anche ad Aci Platani e dintorni”, del dott. Orazio D’Anna e del prof. Giovanni Seminara.
All’importante evento, oltre agli autori, sono intervenuti l’assessore regionale all’Agricoltura, prof. Salvatore Barbagallo, don Orazio Barbarino, già parroco di Aci Platani, e il dott. Nello Seminara. L’incontro, che ha avuto inizio con i saluti del parroco, don Salvatore Coco, è stato coordinato da Mariachiara Gangemi. Alcune opere pittoriche dell’artista locale Anna D’Anna hanno arricchito la sala che ha accolto la presentazione.
Come hanno detto nei diversi interventi, quello che gli autori hanno voluto consegnare al lettore attraverso il loro libro, è uno spaccato di vita dello scorso secolo. Nella prima parte, infatti, attraverso una rilettura degli avvenimenti più significativi, si passano in rassegna i principali cambiamenti sociali, economici e culturali avvenuti in Italia. Cambiamenti che hanno attraversato tutto il XX secolo e che in alcuni casi hanno determinato una radicale trasformazione nell’interazione umana e nelle relazioni sociali.
Uno straordinario viaggio alla riscoperta della storia locale
Un testo che ci permette di fare un piacevole tuffo nel passato. Uno straordinario viaggio che ci porta anche alla riscoperta di tanta storia locale. Grazie alla rievocazione di fatti e avvenimenti legati alla vita del nostro territorio, con particolare riferimento alla Comunità di Aci Platani. In un mondo che sembra quasi del tutto incontaminato dallo scorrere frenetico del tempo. Dove, emergere chiaramente, che, molto spesso, la storia, come in un film neorealista, la fa la gente comune.
Tutto ciò è proposto nella terza parte del testo come ricordo della propria terra natale, tracciando la biografia di alcuni suoi abitanti e delle storie che circondavano, fino a qualche decennio addietro, la vita di Aci Platani. Nella consapevolezza che l’identità e il senso di appartenenza si forma innanzitutto nei luoghi dove si nasce. «Erano i tempi in cui nella piazza, nei vicoli, nelle chiese, nelle ricorrenze, negli eventi più importanti avvertivamo quel senso di appartenenza, quel comune sentire, quelle comuni emozioni che tanto ci caratterizzavano».
Riscoprire le proprie radici
Ecco allora l’importanza di rivalutare la storia locale. Di questo enorme patrimonio che scaturisce da fatti semplici, da vite segnate dalla fatica di ogni giorno e da legami veri, dove ciascuno può riscoprire le proprie radici. «Vogliamo evidenziare, in particolare – scrivono gli stessi autori – come la speranza e il sogno di un mondo migliore, il lavoro paziente di tante persone umili, la collaborazione e la solidarietà abbiano fatto rinascere uno dei quartieri più antichi del territorio delle Aci».
Le tante foto in bianco e nero, che possono essere considerati i colori della memoria, sembrano aprire una finestra sul passato, sempre presente nel cuore degli autori. Ed ecco apparire visi sorridenti o imbronciati; volti segnati dal duro lavoro; sguardi severi e profondi di gente che da tempo ci ha lasciati.
Giovanni Centamore