Libri / “Le anime perdute” di De Maria e Ciancitto, un inno ai principi sani della vita

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L’amicizia, la condivisione delle belle e brutte esperienze, la solidarietà, il cameratismo, la fratellanza, la pazienza, la lealtà. Sono principi che il mondo militare insegna ai giovani; o, meglio che la leva militare insegnava in Italia fino a quando non venne abolita.
Andare via di casa, dalle cose sicure, rinunciare alle proprie certezze, era questa la chiamata di leva; ti scoprivi più fragile e proprio per questo dovevi essere più responsabile. Dodici mesI che costituivano una tappa fondamentale verso la consapevolezza di sé e la maturità. Due ragazzi, le cui vite parallele s’incrociano durante la leva obbligatoria, tra gioie e paure di ragazzi catapultati in un mondo nuovo.

Questo è il filo conduttore de “Le anime perdute” di Salvatore Di Maria e Giorgio Ciancitto, presentato nell’elegante sala conferenze dell’hotel “Orizzonte” di Acireale.

Da sx: Giada Circonciso, gli autori Salvatore Di Maria e Giorgio Ciancitto, Rita Vinciguerra, Salvo Noè e Mario Cunsolo

Il romanzo di Ciancitto e Di Maria è la storia di un’ amicizia nata durante il servizio di leva – ha esordito la moderatrice Rita Vinciguerra. – Due amici, un segreto, la volontà si sconfiggere le pieghe del tempo, un racconto nel racconto dipinto da più prospettive. Questo è “Anime perdute”. Viene esaminata la natura della verità, ci si domanda se ne esiste una oggettiva; il tutto reso con una penna schietta e un tratto sincero, che dà dinamicità e movimento. Un romanzo feroce, ma mai mediocre, che con asprezza stilistica mette a dura prova l’amicizia e le sfumature e le brutture della vita dei protagonisti”.

Rita Vinciguerra, Salvo Noè e Mario Cunsolo

“Le anime perdute”, un libro scritto a quattro mani

“Scrivere un libro a quattro mani non è cosa facile – ha affermato uno dei due autori,  Salvatore Di Maria. – Abbiamo dovuto legare due stili differenti, e i capitoli sono venuti fuori giorno dopo giorno”.

“Capire il valore della lealtà, questa è una delle parole – chiave del nostro libro– ha dichiarato l’altro autore Giorgio Ciancitto. – Nel nostro anno di militare ho imparato la pazienza, che di solito non si addice tanto a un giovane. Ma ho compreso il valore profondo dell’amicizia e della collaborazione. Vi è una parte del romanzo legata all’olocausto; quindi il nostro è un romanzo di formazione, senza un target specifico: rivolto ai lettori di tutte le età”.

Premesso che siamo tutti contro la guerra, penso che la leva abbia forgiato i giovani nel passaggio alla vita adulta: responsabilità e assertività. Da antimilitarista penso che, il militare abbia fatto scoprire l’emancipazione ai ragazzi più isolati“. Queste le parole le relatore Mario Cunsolo.

Un inno ai buoni sentimenti

“Perché facciamo la guerra? Perché non riusciamo a fare la pace. I paesi più felici non sono quelli più ricchi, ma quelli più cooperativi. Il libro, che riflette sull’esperienza di questi due giovani, ci insegna ad armonizzare ciò che accade; ci sono dei momenti bui nell’arco narrativo. Bisogna perdersi per ritrovarsi. Come diceva Jung: “Il rapporto con la realtà è uno specchio rotto, che noi dobbiamo aggiustare. Noi siamo non ciò che diciamo. Noi siamo ciò che pratichiamo”. Con questa riflessione ha concluso il relatore Salvo Noè.

Le letture sono state recitate con un’interpretazione magistrale, in molti punti teatrale, dall’attrice Giada Circonciso.
Il romanzo è avvincente, e il velo di mistero che lo avvolge è un valore aggiunto. I buoni sentimenti, la lealtà, l’amicizia, l’amore, che possono sembrare banali, sono, invece, il filo rosso di una storia profonda con una fabula per nulla inconcludente. Un inno ai principi sani della vita.

                                                                                      Giosuè Consoli