Giovanni Grasso – Fidi ti salva no lignu di varca – Meditazioni in lingua siciliana sulla Via Crucis. Pagine 60 €. 8,00 Editrice La Voce dell’Jonio.
E’ partito dalla tradizione dello scrittore siciliano, Giuseppe Pitrè, vissuto tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900. Giovanni Grasso, anch’egli siciliano fino al midollo, con il suo recente volume in dialetto siciliano, vuole dare testimonianza di un radicamento totale della sua fede. E anche della sua cultura, strettamente legata alla sua terra natia.
Il volume contiene, secondo la tradizione della Chiesa Cattolica, quattordici momenti di riflessioni, tante quante sono le “stazioni” della Via Crucis.
Ogni stazione è corredata da una tavola disegnata dal maestro Sebastiano Grasso, facilitando così il fedele all’interpretazione di ogni tappa del cammino di Gesù. Dal processo davanti a Pilato fino al Golgota, luogo della morte e deposizione dalla Croce.
In dialetto siciliano le meditazioni sulla Via Crucis
Il testo è interamente scritto in dialetto siciliano. Ogni “Stazione”, come in tutte le pubblicazioni utilizzate dalla Chiesa Cattolica per il culto liturgico, comprende un testo della Sacra Scrittura, seguito da un commento sul testo e sul suo significato. E corredato da una preghiera di supplica per la conversione dei peccatori (colpevoli o superficiali).
Tali, potremmo essere anche noi, i fedeli del culto, non completamente “convertiti” dall’amore, che l’evento della Crocifissione vuole produrre sull’intera umanità.
Il passaggio da una “stazione” all’altra è sostenuto dal coro dei fedeli che implorano il perdono. ”Signuri, misiricordiusu e bonu, fa’ chi li prijeri di stu caminu, addivintassiru passi di lu to pirdunu”. E poi, rivolgendosi alla Madre, il popolo continua: “Santa Matri, pi favuri, faciti ca li chiaia di lu Signuri , veninu stampati nta lu me cori!”.
Le meditazioni sulla Via Crucis occasione di conversione
L’Autore apre il testo con le origini del culto della Via Crucis, che si attribuisce a Francesco d’Assisi e al Magistero dei Papi, che nei secoli ne hanno confermato le celebrazioni.
Comunque lo si voglia utilizzare (per una sacra rappresentazione, una sacra liturgia, una preghiera comunitaria o una meditazione del mistero della Crocifissione), la lettura offre materia di conoscenza e di approfondimento di quel disegno salvifico per cui il Figlio di Dio si immola per redimere l’umanità.
Per ciascun lettore può essere anche occasione di conversione e di meditazione.
Il titolo stesso, “Fidi ti salva!”, vuole rendere consapevole il fedele che non basta tenere in mano un’immaginetta o una reliquia in tasca o attaccata al collo per assicurarsi la salvezza.
La fede non è un oggetto magico che si bacia o si tocca e produce miracoli.
La fede è l’abbandono totale, assoluto, come l’abbraccio della mamma per il bambino o la mano sicura del papà quando c’è il buio della notte o della paura. O l’ascolto attento di un amico che ti accoglie e ti consola quando non sai più chi sei e che vuoi fare della tua vita.
Così nell’ultima “stazione” l’Autore conclude con una preghiera di speranza per noi: “Gesù, duna a nuatri di putiri miditari lu to amuri, st’amuri chi va à dda banna di li cosi di l’omini, pirchì la Palora eterna, pi tramiti di lu fraschittuni (buono a nulla) e la morti, avi addivintatu Palora assai vicina a nùatri: ti mittisti nta li nostri manu e nta li nostri cori pi modu ca la to’ Palòra criscissi nti nuatri e pruducissi fruttu bonu!”
Ringraziamo, da fedeli credenti in Gesù Cristo, Figlio di Dio, il nostro Autore, per il coinvolgimento nel Mistero della Vita eterna che il suo scritto produce nel lettore.
Teresa Scaravilli