Libri / Le visite pastorali di Bonadies nell’ultima “fatica” di monsignor Longhitano

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Aci Aquilia nelle visite pastorali del vescovo di Catania, Michelangelo Bonadies (1665-1686)” è il titolo dell’ultima opera di mons. Adolfo Longhitano (Bronte, 1935), conosciutissimo ed apprezzato storico. Il volume, inserito nella collana “Documenti e studi di Sinaxis” dello Studio teologico San Paolo di Catania, è stato presentato nei locali dell’archivio storico diocesano di Acireale.

Numerosi spunti di riflessione nella ricerca sulle visite pastorali del vescovo Bonadies

Il direttore dell’archivio acese, mons. Giovanni Mammino, ha evidenziato nel corso della sua presentazione che il volume racchiude in sé tanti temi e spunti di riflessione. “Sa andare oltre i particolari per illuminare il contesto complessivo di un’epoca lontana dalle sensibilità dei nostri tempi. Ma riesce anche a farci cogliere momenti di continuità e discontinuità” ha precisato Mammino.

Relatore dell’incontro il prof. Orazio Condorelli, docente di diritto ecclesiastico e canonico presso l’Università di Catania. Il prof. Condorelli, nel ricordare i principali contributi dell’autore, ha anzitutto elogiato il metodo di Longhitano. Uno studioso che nelle sue opere è sempre partito dalle fonti storiche. Anche questo è un libro costruito con lo stesso metodo. Il protagonista della ricerca è mons. Michelangelo Bonadies, francescano nativo di Sambuca di Sicilia, studioso di filosofia e teologia, per 21 anni vescovo di Catania (nominato a 61 anni). Egli visse, tra gli altri eventi, la terribile eruzione del 1669 e la rivolta antispagnola del 1674-78. Partecipò all’attività di riforma dell’Università di Catania e nel 1668 celebrò un poderoso sinodo diocesano. I luoghi su cui si incentra il volume sono quelli di Aci Aquilia, comunità molto popolosa, che nel 1667 contava 12 mila abitanti (poco meno della vicina Catania).

Un libro che fa luce sulla vita della Chiesa locale nell’età della controriforma

“Il libro – afferma Condorelli – riporta gli atti di quattro visite pastorali, non come pedissequa rassegna di dati, ma come contrapppunto sapiente tra fonti del diritto canonico universale (Concilio di Trento) e del diritto canonico particolare (sinodo diocesano del 1668). Le visite pastorali iniziarono a essere praticate nella chiesa ispano-visigota nel secolo VI. Il diritto canonico stabilì che il vescovo doveva entro un biennio visitare tutta la sua diocesi: visionare i luoghi, le cose, la contabilità, i documenti e gli archivi”.

“Emergono dati importanti anche per la storia e la storia dell’arte locale – ha affermato Condorelli – Longhitano è riuscito a trarre da questi dati, che potrebbero di per sé apparire sterili, una rappresentazione viva della società e della Chiesa nell’età della controriforma”. Numerose sono le “ordinationes”, provvedimenti adottati dal vescovo per correggere quello che non andava; sintomo di una religiosità imposta dall’alto. Da esse emerge anche una cura verso l’istruzione, non solo dei fanciulli, ma pure degli adulti. Come pure un’attenzione per l’amministrazione dei beni ecclesiastici, spesso lasciati in mano ai laici (gli “honorati”). Si evidenzia la presenza di un numero rilevante di crediti non riscossi, segno di una certa “indulgenza” (o complicità) tra gestori laici e debitori della Chiesa. Frequenti anche i legati pii e lasciti “pro anima”, soprattutto i legati di maritaggio per donne abbandonate.

Altro  importante capitolo è poi dedicato alla fondazione della Accademia degli Zelanti, avvenuta nel 1671.

La visite pastorali ieri e oggi. Continuità e discontinuità

“E’ riduttivo dire che si tratti di un libro su Aci Aquilia, perché, in effetti, spiega più diffusamente il funzionamento di quel sistema di disciplinamento sociale in epoca controriformistica, di cui la visita pastorale era uno degli elementi funzionali”, ha concluso il relatore. All’incontro era presente anche il vescovo di Acireale. Mons. Antonino Raspanti, nel suo intervento conclusivo, ha rilevato come Bonadies abbia cercato con zelo di applicare le regole del Concilio di Trento in un contesto storico molto diverso dal nostro. Ma i punti di fondo oggi sono gli stessi.

Al termine della presentazione gli intervenuti hanno potuto visitare i locali dell’archivio e del museo diocesano. Hanno potuto quindi visionare i documenti originali delle visite pastorali e il diploma di fondazione dell’Accademia degli Zelanti.

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