Libri / “Letteratura e cucina”di Mariella Di Mauro, quasi una piccola enciclopedia

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Letteratura e cucina

Si presenta sobria e promettente l’ultima opera di Mariella Di Mauro, “Letteratura e cucina”, “Algra Editore”. Sobria perché in formato piccolo (15×22 cm), promettente perché sembra essere battistrada di un’altra pubblicazione sulla materia. E’ così ricca, infatti, di notizie storiche e di arte culinaria e di spunti di costume e tradizione che dà l’impressione di un lavoro, certamente mentale, non ultimato.

“Letteratura e cucina” si apre addirittura con un capitolo sulla preistoria: “La ricerca del cibo ha caratterizzato l’evoluzione della specie umana assieme alla scoperta del fuoco e del suo utilizzo”. Frase che precede le sottolineature circa l’importanza, appunto, del fuoco, dell’addomesticamento degli animali e della pratica dell’agricoltura, della vita nomade trasformatasi, per molte popolazioni in stanziale.copertina di Letteratura e cucina

Così l’autrice osserva che la pratica gastronomica nasce nel neolitico, quando l’uomo comincia ad allevare animali, coltivare cereali; quindi, a prepararsi le prime focacce grazie alla frantumazione di cereali riscaldati su pietre; scopre la terracotta e comincia a cucinare in vasi a contatto col fuoco, nei quali si prepara anche zuppe e brodi anche con carni e legumi.

Letteratura e cucina: tre capitoli sulle civiltà del Mediterraneo

Tre capitoli sulle civiltà antiche del Mediterraneo sono dedicati, rispettivamente, a quelle egiziana, quella ellenica e quella romana. Sintetizziamo il primo e riprendiamo le notizie interessanti e curiose anche dagli altri due, notizie delle quali è ricca tutta l’opera di Mariella Di Mauro: nei campi invasi dal limo lasciato dalla piena annuale del Nilo i coltivatori eseguivano il preciso ordine del faraone circa le sementi e la quantità da interrare e i frutti da produrre.

Il 700 a tavola
Il ‘700 a tavola

Verso il 1000 avanti Cristo si cominciò a setacciare farina di frumento e produrre pane; le carni bovine e suine erano destinate solo ai ricchi, quelle di pollame (anatra, oca, gallina, quaglia) al popolo; il suino era allevato ma non macellato per l’alimentazione; si usava il sale minerale ma non quello marino perché proveniva dal regno di Seth, che era il dio del male.

Si ha notizia dei primi fornelli mobili in terracotta, usate dai ricchi, e di marmitte, anche queste in terracotta, poste su tre pietre e usate dai poveri; in Egitto si mangiava in ginocchio con le mani davanti a un tavolo basso e rotondo, sul quale erano poggiati i piatti comuni; si consumava birra d’orzo, farro e dattero ma anche vino, prodotto da uva, miele e fichi.

Letteratura e cucina: un capitolo dedicato alla Grecia

Dal capitolo dedicato alla Grecia ricaviamo che la gastronomia era tenuta in grande considerazione: era consacrata alla dea Adefagéa, mentre chi voleva diventare cuoco doveva frequentare due anni di scuola dedicata. Circa il 2000 avanti Cristo nell’isola di Creta si producevano vini che raggiungevano i 18 gradi. In considerazione della diversificazione delle portate e della maggiore disponibilità degli alimenti si può già parlare di arte gastronomica.

Il Garum dei Romani
Il Garum dei Romani

Dalle pagine su “I Romani” ricordiamo: nel IV° – V° secolo a. C. “si mangiava in modo semplice e quasi soltanto pane. Ma nella Roma repubblicana già i pasti normali erano tre: la prima colazione con pane e vino, uova o formaggio e frutta; a pranzo si consumavano pietanze calde come a cena. Questa, chiamata coena, era il pasto conviviale per il quale il numero perfetto dei commensali era di nove o multipli di nove. Perché, divisi in gruppetti di tre, gli invitati si sdraiavano su speciali divani chiamati triclinia (triclini) e in questa posizione mangiavano e bevevano.

Quasi una piccola enciclopedia

Gli altri capitoli portano il lettore nei “Regimi alimentari in Europa dalla caduta dell’Impero Romano alla scoperta dell’America”, alla “Nascita del discorso gastronomico”, alla “Codificazione del modo di stare a tavola”, a “La gastronomia nel XVI secolo”, a “Menù, banchetti e tavole quotidiane”, al “Banchetto organizzato dal Messisbugo per 104 invitati, a Ferrara nel 1529”; e poi al “Seicento”, “Settecento”, “Ottocento”, “Novecento”; chiudono la pubblicazione “La cucina contemporanea” e “La Nouvelle Cousine”.
“Letteratura e cucina” può anche definirsi una piccola enciclopedia.

G.V.

 

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