Oriana Fallaci, nata a Firenze nel 1929, morta nel 2006, è una grande scrittrice e giornalista, definita dal rettore del “Columbia College” di Chicago “uno degli autori più letti e amati del mondo”: ad honorem le è stata conferita la laurea in letteratura.
E’ stata corrispondente di guerra, dal Vietnam al Medio Oriente. Le sue opere sono diffuse in tutto il mondo. Lettrice appassionata sin da fanciulla di Giulio Verne.
Per comprendere appieno lo sbarco del primo uomo sulla Luna, inviata da “L’Europeo”, si trasferisce negli Stati Uniti, trascorrendo nella NASA a Houston prolungati periodi, ed anche nella base di Cape Kennedy. La sua esperienza è vissuta integralmente attraverso gli incontri con gli astronauti, gli scienziati e i medici. Mette in rilievo le difficoltà, i gravi rischi, i dubbi: la sua è una documentazione molto approfondita e convincente, avendo vissuto in diretta l’evento famoso di 50 anni fa, la più straordinaria avventura del secolo – 16 luglio 1969 – il sollevamento del missile Saturno V dalla Terra, diretto sulla Luna, per la prima volta.
Il suo libro – “Quel giorno sulla Luna”- è stato pubblicato per la scuola, in prima edizione nel 1970 e ripubblicato 50 anni dopo. E’ interessante sottolineare come Oriana Fallaci è stata capace di trasmettere alla redazione de “L’Europeo” il racconto dell’evento da Cape Kennedy, mettendo in rilievo anche i particolari, gli stati d’animo dei protagonisti, che tradurranno in realtà il percorrere sul suolo lunare dei tratti indimenticabili, portando con sé sulla Terra pezzi di roccia e pietre lunari.
Dalla registrazione de “L’Europeo”: “Il razzo, da qui, si vede benissimo, ce l’ho proprio davanti, Dio com’è bello! Uno degli spettacoli più belli che abbia mai visto … E’ commovente come una stella … E’ da quando l’uomo apparve sulla Terra … e vide il pianeta che chiamiamo Luna, è d’allora che l’uomo sogna d’andarci … E fra poche ore ci va. …..Sulla Luna bisogna andarci. E chissà che non serva a migliorare un poco gli uomini, a farli essere un poco più angeli e un po’ meno bestie …”.
Tremilacinquecento i giornalisti a Cape Kennedy. I tre astronauti americani: Neil Armstrong e Buzz Aldrin, entrambi di trentanove anni; il primo scenderà più a lungo dell’altro sulla Luna, mentre James Collins orbiterà attorno alla Luna, ma non vi scenderà. Tutto è prestabilito, minuto per minuto. Vengono definiti dalla Fallaci come uomini “timidi e freddi … e simpatici non lo sono davvero, questi tre”.
Durante la conferenza stampa, la scrittrice domanda loro se hanno paura. I tre sono rimasti in un silenzio imbarazzante, mentre nell’uditorio è scoppiata una risata. Dopo di che Armstrong risponde che non hanno paura, perché “tutto l’allenamento li aveva preparati a ogni eventualità”. L’intervista da Milano a Oriana Fallaci continua con altre domande. La televisione trasmette varie panoramiche, compare anche la Fallaci. L’atmosfera è di ottimismo fino a cinque minuti prima del volo a Cape Kennedy, quando s’avverte nervosismo; il centro di controllo è a Houston. Oriana, emozionata, avverte che terrà il ricevitore dalla parte del razzo: “Così sentirai l’esplosione e poi il rombo!” Alla televisione si vede dapprima fumo bianco, che poi si scurisce, allargandosi. Un lancio perfetto. Il rombo sembra un bombardamento.
Nixon ordina un giorno di vacanza, così tutti possano vedere lo sbarco sulla Luna. La stampa in Europa “è rapita dalla missione dell’Apollo 11”. Oriana Fallaci riesce a fare una puntuale descrizione di quanto avviene in quell’evento della conquista della Luna, vista non più come un satellite: “La Luna divenne qualcosa di religioso e i due uomini divennero qualcosa di santo:un simbolo di tutti noi, vivi o morti, buoni e cattivi, stupidi e intelligenti, noi pesci che cerchiamo sempre altre spiagge senza sapere perché. E ovunque passò come un brivido, lo stesso che in quel momento scuoteva chiunque ascoltasse una radio, nel mondo,o sedesse dinanzi a un televisore …..”
Martedì 22 luglio: i tre astronauti nel viaggio di ritorno sulla Terra vogliono fare alcune considerazioni. Armstrong ricorda come Jules Verne, nel suo libro sul viaggio dalla Terra alla Luna con l’astronave “Columbia” parte dalla Florida per ammarare nell’Oceano Pacifico, compiuto il viaggio sulla Luna. Interviene Collins, affermando che il loro viaggio non è stato davvero un gioco, facendo un commento dettagliato di tutto quanto stava attorno a loro.
Ad Aldrin toccano gli aspetti simbolici del volo: “il simbolo dell’insaziabile curiosità umana che vuole esplorare l’ignoto … Noi abbiamo accettato la sfida di andare alla Luna … Personalmente, penso al verso dei Salmi: “Quando io guardo i cieli, il lavoro delle tue dita, la Luna e le stelle che tu hai ordinato, mi chiedo, o Signore, come tu abbia tempo per occuparti anche di noi.” Altro intervento di Armstrong:”La responsabilità di questo volo spetta anzitutto alla storia. Ai giganti della scienza …. Al popolo americano che ha insistito nel desiderio di andare alla Luna e poi ai governi e al Congresso degli Stati Uniti che hanno approvato il progetto, poi alle industrie che hanno costruito le nostre astronavi. Ed è a loro che io vorrei inviare prima di rientrare sulla Terra il nostro ringraziamento. A tutta la gente che stanotte ci ascolta e ci guarda: che Dio vi benedica. Buonanotte dall’Apollo 11 e arrivederci a presto”.
E’ una sintesi preziosa che trasmette l’essenziale. Dopo delle battute tra l’Apollo 11 e il Centro Controllo di Houston, Armstrong dichiara: “Ammaraggio. Ci siamo”. Nel laboratorio di Houston, in Texas, nel luglio 69, vengono deposti i trenta chili di Luna portati sulla Terra. Il pezzo più grosso è di circa dieci centimetri; due tubi di sondaggio contenenti un po’ di suolo lunare. Tutto è messo in camere a vuoto, protette da spessi vetri infrangibili e da un sistema di pressurizzazione che non permette all’aria di uscire. Alcune rocce hanno materiale organico, ad esempio carbone, quindi potrebbero esserci forme primordiali di vita. O potrebbero esserci state. O potrebbero svilupparsi in futuro.
Nella conferenza stampa i sette scienziati presenti avevano volti mesti, ritenendo deludente l’esperienza delle rocce della Luna, del loro opaco rivestimento nero, che necessiterebbe d’essere ripulito; comunque si scopre che non c’è un minerale. Lo scienziato King sostiene che sono rocce soltanto. Aldrin aveva detto d’aver visto rocce rosse, ma non c’è neppure la traccia. L’indomani, dopo sette ore impegnate nello spazzolare quel nero, era comparsa la superficie delle rocce, porosa; tagliata in due, l’interno era liscio e pulito. Nella nuova conferenza stampa, il premio Nobel, prof. Harold Urey, che sostiene che la Luna è un corpo freddo, contenente forse acqua. Il prof. Gast fa presente che attraverso le analisi chimiche è stata notata una considerevole quantità di titanio, poco presente sulla Terra. Le sfere, di materia vetrosa, forse a causa di cadute di meteoriti. Armstrong e Aldrin avevano detto che a volte si scivolava, mentre camminavano sul suolo lunare.
Il premio Nobel Hurey, prendendo la parola, ricorda di avere sempre parlato di un processo di cristallizzazione intervenuto per il raffreddamento del magma preistorico, come sulla Terra, poco dopo la sua formazione. La discussione tra gli scienziati prosegue, finché entra il dott. Richard Johnson, che spiega come il contenuto della sonda rivela composti di carbonio: al primo sguardo si può dire che la Luna non è molto ricca di materiale organico. La vita si basa sul carbonio. Gli scienziati sostengono che bisogna prima studiare molto, per rispondere sull’origine della vita, dei pianeti ecc.
Ventun giorni dopo l’ammaraggio, i tre astronauti, ritenuti eroi, escono dal Laboratorio Lunare e rientrano nelle famiglie. In seguito, medaglie, viaggi in vari paesi, applausi. Un piccolo cratere sulla Luna, vicino al Mare della Tranquillità porta il nome di Armstrong; altrettanto avviene per gli altri due astronauti. Il presidente Nixon assegna a tutti e tre la medaglia della Libertà. Nel 1994 Armstrong divorzia dalla prima moglie, si risposa, conduce vita ritirata, lontano dai media; Aldrin, famoso pure lui, è al suo terzo matrimonio, con figli e nipoti. Collins con la moglie Pat vive tra la Florida e il North Carolina.
Nel 1969, l’opera della Fallaci “Niente e così sia” è un diario della guerra in Vietnam: sulla Terra, alla vigilia dello sbarco sulla Luna, come diecimila anni fa, continua lo spettacolo assurdo e disumano della guerra.
Anna Bella