Libri / Luciano Mirone “indaga” sul “Caso Martoglio”alla ricerca della verità

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copertina Il caso Martoglio

Il nuovo libro di Luciano Mirone, “Il caso Martoglio”, parla di un evento accaduto cento anni fa al commediografo Nino Martoglio. Secondo l’indagine del tempo, l’artista sarebbe caduto nella tromba dell’ascensore dell’ospedale catanese Vittorio Emanuele, ma la storia fin da subito ha lasciato in molti tanti dubbi e poche certezze.  La vicenda racconta di una Catania quasi dimenticata in un periodo storico spinoso e contraddittorio: la vigilia del fascismo.
Era il 15 settembre del 1921 quando Nino Martoglio smise di vivere in modo poco chiaro. Mirone ha ripreso questi argomenti e ne ha fatto un testo importante ed intrigante. Nel libro cerca di rispondere a due domande precise: incidente o omicidio, morte banale o banalizzazione della morte?

Luciano Mirone è giornalista ed ha lavorato con diverse testate: il Giornale di Sicilia, I Siciliani di Giuseppe Fava, La Repubblica, il Venerdì di Repubblica, Left e Diario. Fondatore del periodico giovanile Lo Scarabeo, attualmente dirige il quotidiano online L’Informazione. Ha scritto quattordici libri.Luciano Mirone

Mirone, già il titolo “Il caso Martoglio” ci fa capire che per redigere questo testo ha dovuto svolgere un’indagine che non sarà stata sicuramente breve e semplice. Da dove nasce questa ricerca e, soprattutto, quando ha cominciato a pensarla?

Il  “possibile” omicidio di Martoglio si sospetta già da quel lontano settembre 1921. Questa voce è stata trasmessa di generazione in generazione fino ad arrivare a me. Tutto inizia con un incontro, di molti anni fa, con un cultore di Martoglio che mi raccontò che i suoi genitori e i suoi nonni narravano una versione diversa da quella acclarata dalla Magistratura.
I dubbi sull’uccisione del commediografo ci furono sin da subito. Questa storia mi prese molto, fino a quando, un paio di anni fa il regista teatrale Elio Gimbo e l’avvocato Gianni Nicotra (che avevano svolto una ricerca all’Archivio di Stato) mi fornirono gli atti dell’indagine giudiziaria sulla morte del commediografo. È proprio da qui che ho iniziato la mia inchiesta.

Da dove e da quando sorge il dubbio di omicidio?

Dai racconti che mi sono stati narrati oralmente e che sono stati confermati dalla lettura attenta delle carte. Da ciò si desume, al di là di ogni ragionevole dubbio, che quello fu un insabbiamento di Stato organizzato da “certa” politica del tempo. Come giornalista ho il dovere di partire dai fatti oggettivi, non da certe congetture non verificabili.

Oggi siamo abituati ad indagini scientifiche e dettagliate con interventi di grandi professionisti. Che indagini si fecero allora sulla morte di Martoglio?

Di fatto non ci fu nessuna indagine per omicidio perché si partì subito con la certezza che Martoglio fosse caduto, di sera, da una porticina che si affacciava nel vano di un improbabile ascensore. Il fatto descritto era falso perché in quella zona non esisteva alcun ascensore. Il luogo del ritrovamento dell’artista era solamente un pozzo luce di tre metri e mezzo di profondità. Le indagini furono superficiali proprio perché si partì da questa certezza che eliminò l’ipotesi dell’omicidio nonostante il cadavere non presentasse fratture di alcun genere ma solo il cranio fracassato all’altezza della fronte.

Altro fatto inquietante, fino alle 17 del pomeriggio seguente, il cadavere non era stato riconosciuto. Addirittura si era scambiata la sua identità con quella di un individuo, certo Caminiti, ricoverato da diversi anni perché affetto da grave sifilide, nell’ospedale e che abitualmente stava in pigiama e non vestito elegantemente come Martoglio.
Furono fatti solo degli accertamenti quasi due giorni dopo, quando le tracce importanti erano già scomparse o cancellate. Non fu eseguita l’autopsia attraverso la quale si sarebbero potute accertare le cause scientifiche della morte.

Nino Martoglio
Mirone, chi avrebbe avuto motivo di eliminare Martoglio? Perché?

Si pensa a Martoglio come ad un commediografo di opere divertenti, ad un poeta e giornalista, ma era un personaggio molto scomodo. Era un socialista intransigente, direttore e fondatore di un giornale, il D’Artagnan, testata satirica che per anni a Catania aveva messo alla berlina il potere conservatore.
Questo giornale aprì la strada ad uno dei più grandi sindaci di Catania, il socialista Giuseppe De Felice. Martoglio fu uno dei consiglieri comunali. Fu questo il momento in cui la città visse grandi cambiamenti strutturali: rete fognaria, tranvia, piano regolatore, zona industriale (le ciminiere e l’industria dello zolfo).

Le città socialiste più importanti d’Italia in quel periodo erano Milano e Catania che, fu definita tra l’altro la “Milano del sud”. La città era sempre stata conservatrice e in certi ambienti male si accettava un sindaco socialista. De Felice e Martoglio erano odiati.

Nel 1904, il nostro scrittore, va a vivere a Roma dove si impegna come commediografo, regista e grande pioniere del cinema muto a cui i grandi Maestri del neorealismo come Visconti, De Sica e Rossellini, anni dopo, si sarebbero ispirati.
A Roma comincia a fare politica tramite l’arte. Attraverso il teatro ed il cinema comincia a lanciare i suoi messaggi. Il film ”Scuru” era un’invettiva contro la guerra, il film “Sperduti nel buio” parlava della lotta di classe. Ecco perché Martoglio era amato dal popolo e detestato dal potere.Luciano Mirone, giornalista

Mirone, come ha vissuto e quanto lo ha coinvolto la vicenda di Martoglio?

La ricerca che ho fatto per redigere questo libro mi ha coinvolto tantissimo: tante volte non ci dormivo la notte! Mettere insieme gli eventi, dopo cento anni, è stato come allestire un mosaico: ad una certa distanza sembra completato ma se ti avvicini ti rendi conto che mancano molti tasselli.
Il compito del giornalista, secondo me, è quello di smembrare completamente il mosaico, prendere ad uno ad uno i pezzi, e studiarli ad uno ad uno sotto un microscopio. E poi cercarne altri per ricostruire il mosaico.

Questo è quello che io ho cercato di fare girando l’Italia per andare “oltre” gli atti giudiziari del tempo. Quando mi chiedono le prove o il nome del mandante io non posso dare una risposta. Come giornalista descrivo il contesto. Tra l’altro individuare l’esecutore, dopo cento anni, non dice ormai piùnulla. Io narro il contesto che si svolge con il coinvolgimento di attori della politica e della mafia. Questo è sicuramente più importante che conoscere il nome del colpevole.

Progetti per il futuro?

Il progetto c’è. L’ntenzione è di riprendere il libro per fare un documentario giornalistico di circa due ore per una televisione. Attraverso interviste, e con l’aiuto di attori come Tuccio Musumeci e il professore Barone. Ci sarà, inoltre, l’intervento di altri personaggi come Leo Gullotta, il medico legale Pomara, il procuratore Ignazio Fonzo, Sara Zappulla Muscarà.

 

Mariella Di Mauro