È sugli scaffali “La Repubblica grigia” (ed. la Scuola) di Fulvio De Giorgi. Si tratta di un’opera che indaga la “moralità” nella Ricostruzione italiana (dal 1943-45 al 1953-55 e, in qualche caso, al 1958) attraverso l’impegno per l’educazione alla democrazia svolto dai cattolici in forme diverse. Si ricostruiscono, dunque, le iniziative di educazione popolare, sociale, dei tecnici, dei poveri, ecc. attraverso l’opera di personaggi con ruoli diversi: da Gonella a Colonnetti, da Moro a Nosengo, da La Pira e Lazzati, a don Milani, ecc.. E’ questa – secondo la tesi del volume- la base civile profonda della “moralità” nella Ricostruzione del nostro Paese:” Fu una moralità grigia: nel senso sia di feriale e povera sia di sottostante, quasi nascosta, non ostentata. Il grigio della democrazia entrava, progressivamente, nella vita civile e nell’animo collettivo di un popolo – gli Italiani – che non lo conosceva: un popolo prevalentemente di contadini e, comunque, di masse popolari a maggioranza cattolica. E se questa penetrazione avvenne nelle forme, anch’esse grigie, dell’amministrazione, rivelando una capacità di reciproco adattamento tra amministrazione civica democratica e istituti caritativi cristiani, non furono tuttavia né il confessionalismo ideologico, con il suo anticomunismo, né la continuità burocratica con lo Stato fascista (che pure non mancarono) a darne la veste definitiva e storicamente più importante”, afferma De Giorgi. E ancora: “Pur con innegabili limiti, dovuti alle più generali condizioni storiche mondiali, si costruì un Paese democratico, attraverso l’impegno civile di tanti cittadini di diverso indirizzo politico, certo con la ‘promozione di una sociabilità politica democratica’ da parte di tutti i partiti antifascisti, ma – in modo particolare – attraverso la passione multiformemente educatrice di tanti cattolici”. Così la “moralità” nella Ricostruzione fu in larga parte una “moralità cattolica” che attraverso un grande sforzo educativo si fece tessuto democratico, forse non uniformemente radicato ma in grado di reggere le asprezze civili della guerra fredda. “Fu, probabilmente questo il più grande contributo portato dai cattolici alla storia d’Italia, che si giovò del ‘bianco’ della Dc e del ‘nero’ delle talari del clero (ma forse, meglio si dovrebbe dire, del nero degli abiti di tante madri e vedove): ma fu pure molto altro, perché fuse e però anche superò il bianco e il nero nel ‘grigio’ democratico..”, sostiene l’autore del nuovo monumentale volume pubblicato dall’Editrice La Scuola. Una storia, quella qui raccontata e interpretata che è anche un esempio di disciplinamento sociale. Il “grigio” indica un sentimento democratico umile e sereno, non retorico, in cui i diritti si intrecciano ai doveri, allo spirito di servizio. Non è tutto. Esplorando un passaggio storico cruciale per la storia d’Italia: dalla Resistenza agli anni ’50, queste pagine rivelano come la charitas cristiana si misurò, per la prima volta (almeno su scala di massa), con la scelta per la democrazia, innervando percorsi educativi e formativi differenti, ma tutti rivolti agli uomini e alle donne di ogni classe sociale. Non mancarono opportunismi e clientelismi: vi fu tuttavia, in modo preminente, una grande passione educativa democratica e sociale. Dove giunse questo ‘amore democratico’ giunsero, storicamente, i confini della moralità nella Ricostruzione.
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