Libri / Ne “La dolciera siciliana” di Annamaria Zizza la condizione della donna nel Settecento

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Viagrande, presentazione libro La dolciera siciliana

Nell’ambito della rassegna letteraria “All’ombra del campanile”, presso la loggia comunale di Viagrande, si è svolta la presentazione di “La dolciera siciliana”, ultima fatica letteraria della prof.ssa Annamaria Zizza.
E’ questo un romanzo storico, ma ancor di più, è un romanzo che narra la condizione della donna nel Settecento. Presentare un libro significa far interessare i potenziali lettori al romanzo, senza svelarne la trama. In questo caso è più difficile, perché ne “La dolciera siciliana” la storia della giovane Maria, e una Sicilia post- sisma del 1693 che entra nell’età dei lumi, forniscono uno spaccato storico-letterario di notevole spessore narrativo.

Maria è una ragazza orfana che subisce violenza. Dopo la violenza, fugge da Modica, città in cui è nata e cresciuta, a Catania, dove, travestita da maschio, lavora in una dolceria.
La dolciera siciliana diventa un romanzo di formazione – illustra la moderatrice Rita Vinciguerra. Un romanzo in cui la protagonista, attraverso il proprio lavoro, cerca di esorcizzare il fantasma della violenza subita, e intraprende un percorso di vita che porta a una maggiore consapevolezza di sé”.presentazione libro di Annamaria Zizza

“La dolciera siciliana” nasce come romanzo storico

“La dolciera siciliana” è un libro che racconta la condizione femminile, ma nasce, in primis, come romanzo storico. La prima parte del romanzo è, infatti, ambientata a Modica, un mare magnum di storia, arte, potentati, cultura. Maria, prima di partire alla volta di Catania, è accolta dal medico e filosofo modicano Tommaso Campailla.

Tommaso Campailla ha vissuto tutta la sua vita a Modica e qui ha fondato un sifilicomio. Il filosofo della contea, fino a non pochi anni fa, ha ricevuto le più feroci invettive, anzi dei veri e propri strali, da parte dell’intelligentia. Solo, da poco tempo, la sua figura sta iniziando ad essere rivalutata dalla critica e dalla letteratura scientifica. La figura di Tommaso Campailla si inserisce nel contesto più ampio dell’illuminismo siciliano, spesso dimenticato dagli storici, o cosiddetti tali che, quando scrivono dell’illuminismo italiano si riferiscono quasi sempre a Beccaria e ai fratelli Verri a Milano, e a Genovesi, Vico e Pagano a Napoli.

“La dolciera siciliana” è un romanzo di carità, fede, speranza – spiega l’autrice. La carità incarnata nella figura della cuoca, che fa da madre a Maria. La speranza rappresentata nella possibilità che ha Maria di fuggire, e cambiare le sorti del proprio destino.
La fede, invece, intesa non nel senso strettamente cristiano del termine, ma come religiosità che permea tutto il romanzo. Maria prega spesso di fronte il quadro della Madonna delle sette spade.

La festa del santo chiodo

Non solo, nel romanzo vi è un riferimento storico alla festa del Santo chiodo. Questa festa è stata celebrata fino al 1880/90, a Catania, dopodichè se ne è persa ogni traccia. Si èvoluta ripristinare nel 1994, senza alcun successo. Era il contraltare alla festa di Sant’ Agata, mentre quest’ultima era seguita soprattutto dalle masse. La festa del Santo chiodo annoverava fra i suoi proseliti i potentati, l’aristocrazia, i monaci benedettini.

Nella stesura di questo romanzo, sono stata profondamente influenzata da Alessandro Manzoni, che da una storia semplice riesce a narrare l’umanità nelle sue luci e nelle sue ombre. Così la microstoria di una ragazza che, dopo essere stata violata, inizia a conoscere e ad avere consapevolezza di sé, – conclude l’autrice – si intreccia con la macrostoria di una Sicilia distrutta dal sisma che, più o meno timidamente, entra nell’età del raziocinio”.

Non si capisce cosa ci azzecchi il Manzoni, visto che il racconto storico è così romanzato, che i confini fra storia e letteratura sono così labili da non capirsi quando finisca l’una e inizi l’altra.
“La dolciera siciliana” è un modernissimo romanzo di formazione, dove la condizione della donna è affrontata e sviscerata senza vittimismo. La protagonista non è né una vittima debole e fragile, e non è nemmeno un’eroina. Maria è una ragazza che, dopo una violenza, affronta un percorso, dove acquisirà consapevolezza della realtà della società in cui vive. Quindi, avrà una consapevolezza, ormai matura, del suo essere donna.

Sebastiano Battiato ha curato gli intervalli musicali, Carola Colonna le letture.

                                                                                                                                                                                   Giosuè Consoli