Libri / “Oltre il tempo” di Orazio Messina, alla ricerca di un altrove metafisico e astratto

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Oltre il tempo-Orazio Messina

La raccolta “Oltre il tempo” è la prima silloge di componimenti poetici dello scrittore Orazio Messina, autore per anni di versi in vernacolo e successivamente in italiano.

La raccolta è costituita da una poesia introduttiva, dal titolo “L’aiuola”, in posizione liminale, e, a seguire, da tre sezioni, intitolate rispettivamente Semi del cuore, Semi della mente e Cunti e sintimenti, quest’ultima scritta in quel dialetto così caro all’autore.

La prima poesia, sul modello montaliano, assume una duplice valenza: quella di introduzione, a mo’ di lunga miniatura, degli elementi ideali della raccolta, e di dedica in forma di versi all’associazione “I Vulcanici”.Copertina Oltre il tempo

Appare manifesta la ricerca di segni che consentano all’essere umano di superare l’angusta “aiuola” in cui è intrappolato per evadere, sia col pensiero che con la parola, che ne è traduzione imperfetta, in altrove immaginativi che non hanno, a parer mio, il sapore della trascendenza ma, semmai, del superamento del limite, della soglia. Un altrove metafisico e astratto, ma non religioso.

Così, la poesia “Accanto” pare affondare le sue radici in quel territorio archetipico che è l’indefinito, in un inconscio desiderio di purezza primigenia e di libertà dagli spazi circoscritti che tanto bene Leopardi aveva trasfuso nei suoi canti.

E l’insistenza della parola evocativa di un altrove “lontano” in posizione epiforica e l’antitesi a fine verso con la parola “vicino”, lo sfumato della dimensione visiva e uditiva, quasi sinestetico, e la centralità dell’elemento acquatico (il mare, ad esempio, in Era il mare), da sempre espressione di metamorfismo e di ricerca di abbracci femminili, sono emblematici di una indagine protesa verso l’Oltre, verso l’isola che non c’è.
E che tuttavia possiamo individuare nella nostra immaginazione, unico vero godimento dell’anima. O forse, chissà?, in sincronicità che solo il poeta-veggente può avvertire. Così la terra si colora di immanenza ma, nello stesso tempo, si fa potenzialmente contenitore di Assoluto.

Orazio Messina
L’autore Orazio Messina

Un altro tema dominante è quello dell’amore tormentato di chi non riesce a vedere crescere il sentimento, o quello sfuggente di una donna che pare talora sottrarsi alla carezza e solo raramente abbandonarvisi, metafora di un precario e dubbioso vitalismo. Presenza sfuggente come l’Estate dannunziana.

E se la prima parte ripiega verso i sentimenti individuali, spesso intrisi di attesa trepidante, la seconda pare aprirsi ad un’analisi sociologica, come in “Emozione” dove la naturalità viene calpestata da una modernità “artificiale” di “attoniti volti di manichini”, emblemi di smarrite identità che “gridano il nulla al niente”.

Poi una carezza: quella, sì, umana, e l’emozione della “magica connessione”. E anche qui l’indeterminatezza, espressa attraverso l’infinito verbale di tanta tradizione letteraria. Le epifanie concorrono alla creazione di un tempo sospeso: “un albero amico/ una casa in fondo al viale/ una notte penitente” o ancora “la luce di un’alba attesa. Immagini di tramonti e di rinascite. Di speranza, nonostante tutto.

 

Annamaria Zizza

 

 

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