Opera di spessore antropologico, riguardante la storia della comunità di Santa Maria degli Ammalati, parla Salvatore Licciardello. Con un centinaio di abitanti alla fine del ‘600: il prof. Salvatore Licciardello, attraverso l’eccellente documentazione, redatta in archivi diocesani, statali e privati, riesce a darcene il volto reale e nello stesso tempo simbolico.
Libri / Opera di spessore antropologico “Santa Maria degli Ammalati” di Salvatore Licciardello
Mette in luce il passaggio della collettività, da condizioni precarie in campi socio-economici e culturali, all’attuale comunità impegnata, come nell’”Introduzione” sostiene don Marcello Pulvirenti. Significativa, la dedica. In base al principio d’identità, la microstoria è testimonianza del sentimento religioso, chiave di volta dell’”essere-in-società”.
Appassionata la presentazione del territorio, che abbraccia contrade con caratteristici toponimi, riscontrabili sin dal 1500-‘600. L’antica cappella, intitolata a “Sancta Maria delli Malati”, fondata nel 1627 da Jacobo Grassi, nel suo vigneto, a proprie spese, è dotata di concessione ecclesiastica per la Messa, ogni primo sabato. Si trova nell’area del pericoloso Bosco d’Aci, noto dai tempi romani.
L’autore riporta cronache di delitti, tra cui la crudele uccisione del sacerdote don Giovan Battista Grasso, per istrada, nel 1658, dopo aver celebrato la Messa. La prima visita pastorale del vescovo di Catania, M. Bonadies, all’”ecclesia” è del 1669. Il devastante terremoto del 1693 sconvolge la comunità: la “Chiesa dei Malati”, ricostruita dopo dieci anni, passa da patronato privato a pubblico, sempre con rettori laici.
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Dietro analisi di documenti notarili, Licciardello mette dei punti fermi su complicate questioni; rileva come lo sviluppo agricolo, in seguito al disboscamento, s’intensifichi.
Il 1865 è l’anno propizio per la costruzione ex novo della chiesa, su terreno concesso dal can. Giovanni Pennisi Platania: splendida posizione, a nord l’Etna, di fronte la timpa, diradante verso il mare. Il vescovo Genuardi di Acireale la consacra nel 1877; e viene eretta parrocchia dal vescovo Cento, nel 1923. Dopo il terremoto del 1914 verrà riparata su disegno dell’arch. Panebianco, escluso il campanile in stile gotico- normanno, rifatto in modo semplicistico.
L’arte è presente con i pittori: Paolo Vasta, G. Spina Capritti, S. Conti Consoli, Finocchiaro Burrasca. Abside: “La gloria dell’Agnello”; tele del 700. Navata: affreschi, otto biblici; virtù cardinali; tele: “Incoronazione della Vergine con i santi Giuseppe, Isidoro ed Alberto” del 1745; “Gloria di santa Venera con i santi Vito ed Antonio Abate”. espressione di dolcezza, nella statua di Maria SS. Salute degli Infermi.
Drammatiche le pagine sulla seconda guerra mondiale. Nella seconda metà del ‘900, forte ripresa; Licciardello segnala dei cittadini: gli eletti all’amministrazione comunale- Rosario Monaco, Venerando Gangemi, Antonino Coniglio-, e l’illustre figura del prof. Mario Monaco.
Quarantacinque le tavole fotografiche. Appendice dettagliata. In copertina foto di Nino Bonaccorsi.
Anna Bella