Libri / “Opere di un viaggio” approda a Santa Maria La Scala

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Da sx: Giusy Spina, Letizia Franzone e Giuseppe Vecchio

Una giovane ragazza osserva attentamente dei disegni che le riportano alla mente altri uguali. Comincia così lo studio analitico degli affreschi nella chiesa di Santa Maria degli Ammalati ad Acireale e il risultato ne diventa il libro “Opere di un viaggio”, edito da La Voce dell’Jonio, presentato lo scorso venerdì 4 maggio a Santa Maria la Scala, frazione marinara acese.

Da sx: Giusy Spina, Letizia Franzone e Giuseppe Vecchio

Lo scritto riassume il lavoro svolto da Giuseppina Spina, che si è cimentata nella ricerca attenta di dettagli e particolari degli affreschi, analizzandoli dal punto di vista prettamente artistico, e di Letizia Franzone, che ne ha fornito un’interpretazione dal punto di vista teologico. La giovane ragazza di cui si parla, allora tredicenne, è proprio Giusy, che osservò, un po’ per caso, le xilografie della Bibbia di Gustave Dorè e vi collegò i contenuti iconografici degli affreschi della sua chiesa, ovvero Santa Maria degli Ammalati. L’interesse per l’arte – si è laureata in “Conservazione dei Beni culturali” a Napoli – l’ha guidata a ricostruirne la storia ed a farci sapere che furono realizzati da Giuseppe Spina Capritti, pittore e decoratore, nato ad Acireale nel 1818, vissuto fino al 1911, padre del pittore Saru Spina. Le immagini delle pareti laterali della navata si rifanno a quelle create dal grande Paul Gustave Louis Cristophe Dorè  (Strasburgo6 gennaio 1832 – Parigi23 gennaio 1883), famoso pittore e incisore francese, disegnatore e litografo, che ha illustrato, per citarne una tra le tante opere letterarie, la Divina Commedia di Dante.

I relatori con il parroco di Santa Maria la Scala don Francesco Mazzoli

L’osservazione di questi affreschi è stata guidata da Giusy Spina durante la serata, svoltasi nella chiesa di Santa Maria la Scala, con la proposizione ai presenti del confronto fra le immagini, praticamente identiche, del pittore acese e le xilografie del Dorè, dal quale il primo trasse spunto. Le otto raffigurazioni riguardano: Abele e Caino nell’offerta sacrificale; L’uccisione di Abele; La benedizione di Giacobbe da pare di Isacco; La lotta tra Giacobbe e l’angelo; Tobia, il pesce e l’angelo; l’Angelo Raffaele si rivela a Tobia e Sara sale in cielo; Mosè e le tavole della Legge; Elia nel deserto e l’angelo.
A moderare l’evento, il giornalista Giuseppe Vecchio, direttore de La Voce dell’Jonio editrice del libro, che ha brevemente ripercorso le tappe della testata acese, fondata sessant’anni addietro dal padre Orazio Vecchio, portata avanti grazie all’impegno di un “gruppo di volontari”, ricca ancora di tanti spunti ed informazioni da fornire alla comunità, anche online.
La teologa Letizia Franzone ha delineato “il viaggio immaginario” che il fedele compie, attraverso le rappresentazioni delle Sacre Scritture oggetto dell’opera, non appena giunge sul sagrato della chiesa, al termine della scalinata esterna, ed entra nel tempio sacro. “Gli affreschi, posti uno di fronte all’altro, armonioso dialogo a due voci tra arte e teologia, – ha affermato – portano un unico messaggio a chi li osserva, ovvero la storia di un cammino verso la salvezza”. Si tratta, dunque, di un luogo sacro in cui la sfera religiosa è caratterizzata anche da mirabili opere artistiche. Esse sono testimonianza di personaggi locali e della loro esperienza, ispiratisi ad altri mirabili artisti di fama mondiale, nel nostro caso il Dorè, che affascinano non solo il fedele, ma chiunque voglia lasciarsi coinvolgere dalla loro bellezza.

Rita Messina

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