Libri / “Parlare di sè” per sottolineare i valori dell’amicizia e della fraternità

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Alfio Leotta

E’ ricca la vetrina dei libri pubblicati dagli acesi. Multicolore e varia nella diversità dei contenuti. E non è affatto un modo di apparire. Perché trasmettono la voce del pensiero permeata di sentimenti. Di desideri, di sogni, di speranze.
E’ una ricchezza di vita che traspare nel succedersi dei giorni quando il nostro tempo si lascia riempire di noia o d’incertezza. Talvolta di tristezza.
Lo scritto è creazione liberante e può diventare cibo dell’anima affamata di vero.
Può capitare di trovarti tra le mani un testo dal titolo “PARLARE DI SÉ”, e ti chiedi chi ne sia l’autore. 

E, se uniamo gli anni della veneranda età che si porta addosso al periodo del domicilio coatto imposto dal Covid e alla gabbia ancora attiva del post-Covid, viene fuori una persona che trova un modo utile di impiegare il proprio tempo a disposizione.
Perché, accanto alla Tv e ai social e alla possibilità sempre aperta di leggere, può affacciarsi la voglia di usare una tastiera per scrivere.Parlare di sè-copertina

Alfio Leotta scrive “Parlare di sè”

Alfio Leotta è uno dei miei fratelli che va per i 92 anni. Un tempo scriveva. Con la penna stilografica o con una macchina da scrivere. In questo ultimo periodo, costretto in casa e oltremodo limitato dalla prepotente cappa delle precauzioni, ha pensato bene di concepire un volumetto dal titolo “PARLARE DI SÈ”.
Alcuni piccoli e grandi momenti della sua vita si succedono segnati da quella dote che egli chiama “discernimento”. Con un limpido linguaggio. Piuttosto pacato e piacevole.

Voglio solo fermarmi a citare qui una pagina in cui, con un veloce sguardo, si volge a considerare un particolare rinnovamento culturale e sociale del nostro ambiente. Mentre lascia intravedere la ricerca di un personale impegno proteso a un futuro di responsabilità, puntualizza una svolta nel panorama del mondo delle comunicazioni nel nostro territorio.

In “Parlare di sè” si ricorda la nascita della testata “La voce dell’Jonio”

 ” E’ il momento in cui nasce ad Acireale, per decisa volontà del professor Orazio Vecchio, il settimanale “La Voce dell’Jonio”. Dopo la scomparsa del periodico “La Buona Novella” che aveva tenacemente tenuto testa agli ordinamenti del ventennio fascista, era rimasto un grande vuoto ad Acireale nello scabroso settore della comunicazione da parte del mondo cattolico. Certamente la peculiare organizzazione cattolica avrebbe potuto rifarsi presente nel territorio anche attraverso la stampa con cognizione di causa. Bisognava, tuttavia, rimboccarsi le maniche e trovare risorse, collaboratori preparati e disponibili.  E animatori culturali capaci di lanciare, con un linguaggio nuovo in una società che andava rinnovandosi, il messaggio evangelico. Manifestando anche un legame inscindibile con il magistero della Chiesa.

Alfio leotta
Alfio Leotta

Questo iniziò a fare il professor Vecchio che doveva coniugare l’insegnamento con questo gravoso impegno. Una delle prime mosse fu quella di istituire una segreteria come punto indispensabile di incontro, di progettazione e di azione. Il giornalista e professore Ignazio Mangani suggerì il mio nome al dinamico ideatore. Venni, quindi, scelto, accolto e indirizzato a collaborare per una efficiente partenza del nuovo settimanale.

Un lavoro in redazione

Trovai interessante e soddisfacente quel lavoro che mi garantì anche la possibilità di guadagnare uno stipendio mensile. Si trattava di un piccolo stipendio che certamente non era sufficiente a fare programmi per pensare al matrimonio.

Ma il mio comportamento serio e responsabile, la partecipazione attiva in quel momento di un rischioso lancio e i sentimenti complessivi che contribuivano a darmi forza, non sfuggirono all’Editore. Dopo il grande avvio del settimanale, sopravvenuta una fase distensiva, il professor Vecchio si adoperò, con il suo interessamento, a farmi inserire alle dipendenze dell’Ente parastatale Ingic (Istituto nazionale gestione imposte di consumo). Dopo un periodo di prova venni assunto in pianta stabile e, addirittura, mi venne assegnata la dirigenza di un piccolo ufficio”…

Parlare di sè: ricordi del tempo di guerra…

A questo punto, riporto qui un mio ricordo personale dell’inventiva di mio fratello. Nella fase finale della seconda guerra mondiale, chiusi in casa, sperimentammo diverse possibilità per riempire i nostri giorni.
C’era una radio in casa e mio fratello mi insegnò ad ascoltare dei programmi che avrebbero potuto aiutarci nella crescita complessiva. Esistevano dei giochi da tavolo, ma, nelle serate invernali fredde e piovose, anche se non c’erano tanti libri disponibili a casa nostra, mio fratello mi leggeva e rileggeva con tanta passione alcune pagine del libro “Cuore” o pagine di una versione degli anni trenta dell’antico poema cavalleresco “il Guerrin Meschino”.

Tuttavia, quello che mi preme riportare è il fatto che, per risparmiare energia elettrica, mio fratello apriva intrecciati e coinvolgenti racconti tutti originali e oltremodo fantastici. Io lo ascoltavo con tanta attenzione e immaginavo muoversi un misto di personaggi impensabili su ampi scenari in tempi storici diversi.

Il finale di ogni “racconto” serale diventò una cara abitudine legata al fatto che mia madre si mostrava disponibile ad accontentare una mia richiesta: una fetta di pane.
E consumavamo, insieme a mio fratello, quel preziosissimo dono di vita. In un momento di morte diffusa in quell’ora di guerra.

Quando, negli anni della scuola media, il professore di lettere impegnò la nostra classe nella pubblicazione di un giornalino, fu proprio mio fratello a copiare, con una macchina da scrivere, sulle matrici da ciclostile, oltre venti pagine dei nostri elaborati per ogni pubblicazione. E furono tante le pubblicazioni.

Ho colto una convinzione piuttosto positiva a conclusione del suo volume “Parlare di sé”. Definisce il suo lavoro: “Un racconto che può aiutarci a capire e a far capire i valori insostituibili della fraternità, dell’amicizia e dell’intesa che ci possono sostenere nel cammino della vita”.

                                                                                     Nino Leotta

 

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