Libri / Presentata a Giarre l’opera di Leda Vasta su Ginevra Bacciarello

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Ginevra Bacciarello

E’ stato presentato nella biblioteca comunale di Giarre il libro di Leda Vasta “Ginevra Bacciarello. Il destino di una pittrice”, Kalòs editore. La Società giarrese di Storia Patria e Cultura, la Fidapa di Giarre e il Comune di Giarre hanno curato l’evento.
A parlare del testo Marinella Fiume. Era presente l’autrice Leda Vasta.

L’opera parte dal testo e dalla ricerca fatta da Vincenzo Costanzo che per primo fece una vera e propria indagine, molto capillare, sulla Bacciarello. Dalla sua ricerca venne fuori il libro “Ginevra Bacciarello, una vita una morte un mistero”. L’autrice arricchisce il suo libro con le notizie di storia dell’arte sulla protagonista, il marito e il mondo dell’arte di inizio Novecento che cominciava ad aprirsi alle donne.

Ginevra, nata ad Ancona,  fin da ragazzina dimostrò predisposizione per l’arte pittorica, tanto che, a soli 17 anni, era il 1907, è ammessa al Regio Istituto di Belle Arti a Roma. Ettore Ferrari, suo maestro, nonché direttore della scuola, guiderà la Bacciarello nel suo percorso artistico. Appena ventenne consegue il diploma, proprio nel momento in cui le esposizioni di Belle Arti si susseguono e alle quali partecipano le artiste donne. La possibilità di partecipare permise, a molte di loro, di uscire dall’ombra e salire agli onori.

Leda Vasta e Marinella Fiume
Leda Vasta in piedi e Marinella Fiume

Ginevra Bacciarello conosce il marito

E’ in questo momento che Ginevra muove i primi passi come pittrice in una città come Roma, in cui il mondo culturale era molto vivace. Proprio in questi anni la Bacciarello e lo scultore Luciano Condorelli, artista acese, iniziano la loro amicizia. Il Condorelli pare fosse poco diplomatico e molto sicuro di sé oltre che ambizioso e con molte qualità artistiche.
Aveva già realizzato varie esposizioni delle sue opere con ottimi consensi della critica del tempo.

Ginevra rimane affascinata dalla sua figura e, forse, sedotta dalle sue promesse e dalle sue conoscenze in Sicilia, non partecipò a nessuno degli eventi artistici. Forse lo sposò per questo. Non si è mai saputo perché e così in fretta! Il matrimonio, con rito civile si celebrò il 28 gennaio del 1912. Il giorno seguente erano già ad Acireale.
Il matrimonio, però, dal primo momento sarà molto atipico. Luciano vivrà con la madre, Ginevra a pochi metri di distanza in affitto, dove avrebbe potuto vivere indisturbata e, soprattutto, pensare alla sua carriera.

Luciano Condorelli
Luciano Condorelli, marito di Ginevra

Acireale di quel momento era in pieno fermento ma mal sopportava l’impegno femminile e relegava qualsiasi qualità artistica solamente alle mura domestiche. Ma lei era certa che in breve tempo avrebbe saputo dimostrare di essere una pittrice professionista e, soprattutto, indipendente dal marito.
Era uno spirito libero ed entrò a far parte, unica donna, di un circolo artistico intitolato a Vincenzo Bellini in via Marzulli. Chissà come veniva guardata e additata dagli acesi, dalla suocera e dal marito! Sicuramente non ebbe vita facile e si mosse da persona osservata.

La morte misteriosa di Ginevra Bacciarello

Eseguì tanti lavori nel territorio acese, tra cui, il più importante, “La vergine dei cipressi” presso la cappella funeraria dell’Eremo di Sant’Anna a Valverde. Come sottolinea Leda Vasta, mentre in Europa tante donne emergevano nel campo artistico, Ginevra annaspava in una piccola città di provincia come Acireale.
Sicuramente il Condorelli sarà stato combattuto tra il desiderio di conferme della moglie e la voglia di placare le malelingue della città, o della madre. Sappiamo solo che, a dipinto quasi finito, il 9 luglio del 1913, a poco più di un anno dal suo arrivo ad Acireale, Ginevra morì.

La trovò esanime l’orologiaio che dalla sua bottega aveva sentito uno sparo e, trovando il portone socchiuso, salì fino al primo piano. Trovò la giovane donna riversa sul letto, uccisa da un colpo di pistola. Fu rinvenuta distesa sul letto e coperta di fiori, avvolta in un lungo vestito e sigillato con delle spille di sicurezza dal collo in giù. Parlarono di suicidio e di altre congetture: ma nessuno mai indagò.

Il marito poco dopo lasciò la città e andò a vivere a Catania. Dopo qualche anno si risposò e si trasferì a Roma. Da allora il caso Bacciarello è rimasto come una leggenda. Molti dicono che fu il marito ad ucciderla: femminicidio diremmo oggi. In diversi momenti alcuni ambienti culturali acesi e non, hanno chiesto l’intitolazione di una strada all’artista scomparsa prematuramente. Per anni la richiesta non ha avuto seguito.
A maggio, l’amministrazione Alì ha deliberato di intitolare uno slargo a Ginevra Bacciarello. Sono già passati diversi mesi: speriamo che stavolta il desiderio di tanti, vada in porto. Lo dobbiamo a una giovane ragazza che pose le sue speranze artistiche nella nostra città e che dopo un anno vi morì in modo, ancora oggi, oscuro.

Mariella Di Mauro