La chiesa dell’Istituto San Luigi di Acireale ha fatto da cornice alla presentazione del libro ‘Versi di Pace’, edito dalla testata giornalistica ‘La Voce dell’Jonio’.
La redazione del testo è opera di vari autori che si sono cimentati nell’arte della versificazione, a partire da poeti affermati e fino a gente comune.
Come già per la precedente pubblicazione di due anni or sono, ‘Non vedo l’ora’, dedicata al tema della pandemia del Coronavirus e all’ansiosa attesa di chiudere quella triste e lunga parentesi, anche per questa nuova pubblicazione si è opportunamente pensato di non indire un concorso. Ma di fare in modo che chiunque potesse far sentire la propria voce sul tema.
L’iniziativa ha avuto, infatti, un largo seguito, tanto che sono giunti componimenti anche da oltre i confini della nostra isola. E persino da nostri concittadini residenti all’estero, che hanno potuto aderirvi attraverso la pubblicità dell’evento sui social.
Il giornalista Giuseppe Vecchio ha moderato la presentazione di ‘Versi di pace’
La serata di presentazione (la prima, alla quale certamente ne seguiranno altre) è stata moderata dal giornalista Peppino Vecchio, direttore della testata giornalistica e degno successore del padre, il prof. Orazio Vecchio, che nel lontano 1958 iniziò l’avventura di quel giornale che considerava il ‘settimo’ figlio, all’insegna del motto ‘Informare per formare’.
Dopo i saluti del prof. Angelo Pagano, presidente dell’Università Popolare don Giuseppe Cristaldi’ e tra i promotori dell’evento, avevano inizio gli interventi dei relatori della serata.
il dott. Alfio Vecchio, presidente dell’Associazione ‘Orazio Vecchio’, la professoressa Carmela Tuccari, prefatrice del testo ed ex insegnante, la professoressa Rita Messina, editorialista e giornalista, la professoressa Pina Di Bella, autrice dei disegni che impreziosiscono le pagine del libro. E, ‘last but not least’ (ultimo ma, non certo meno fondamentale degli altri), il vicario generale della diocesi di Acireale, don Agostino Russo.
Come evidenziato dal dott. Alfio Vecchio, in rappresentanza della famiglia e dell’associazione che, intitolata al proprio genitore, ha promosso la pubblicazione del testo di poesie, la scomparsa del prof. Vecchio nel 2003 ha lasciato ai figli una preziosa eredità culturale, con un giornale che offre il proprio instancabile servizio alla Chiesa diocesana acese.
Il testo presentato è una raccolta di poesie di autori vari sul tema della Pace, mai come oggi una realtà fortemente in discussione a motivo degli avvenimenti che sconvolgono il nostro pianeta.
‘Versi di pace’ declamati dagli autori
Gli interventi dei vari relatori e le declamazioni da parte dei vari autori dei componimenti erano inframmezzati da intermezzi musicali curati dal maestro Gesuele Sciacca, accompagnato dalla moglie ‘vocalist’ Daniela Greco.
Nel proprio intervento introduttivo, il moderatore Peppino Vecchio riferiva sul come questa nuova iniziativa editoriale si sia progressivamente sviluppata. Iniziativa ‘sorella’ della precedente pubblicazione ‘Non vedo l’ora’, anche questa ‘avventura’ editoriale si inserisce nel quadro del progetto ‘Il mondo dei poeti’. Un’ operazione popolare lanciata dalla testata giornalistica come attività del tutto volontaria riservata a poeti professionisti e non.
‘Versi di pace’ ispirato dalle guerre in Ucraina e nel mondo
Nel proprio intervento, la professoressa Tuccari evidenziava la grande emozione e responsabilità che si ha nel presentare un testo, che costituisce un insieme assai variegato di forme, espressioni e pensieri. E la cui ‘avventura’ si origina dalla feroce invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
L’argomento ‘Pace’ ha uno stile universale che attraversa spazio e tempo, sicché la poesia vuol costituire contemporaneamente un messaggio ed un monito. L’anelito di pace è insito nell’animo umano, ma la pace non deve essere intesa solo come assenza di guerra. Come afferma papa Francesco, la pace deve diventare cultura quotidiana. Ed a ciò ha certamente giovato anche l’apporto dei social che, oltre al semplice ‘passaparola’, hanno dato notizia dell’evento. Facendo sì che esso potesse avere larga eco anche oltre i confini della nostra Sicilia.
L’editorialista professoressa Rita Messina ha evidenziato come dai vari componimenti inseriti nel testo sia emersa una visione della pace sotto diverse angolazioni. C’è, infatti, chi descrive le sensazioni di coloro che andando in guerra vi rischiano la vita. Chi propone il triste tema della perdita degli propri affetti più cari a motivo del conflitto. Ed anche chi, pur fisicamente lontano dallo scenario bellico, ne descrive gli accadimenti.
La pace è, comunque, un valore che in ogni essere umano deve emergere, sia che egli si trovi sui luoghi della guerra sia che ne sia fisicamente distante. Ognuno deve voler essere operatore di pace nella propria quotidianità. La pace è anelito alla libertà quotidiana di agire e di parlare e, come tale, va difesa e coltivata. E’ l’orizzonte che congiunge cielo e terra e si allarga anche al tema religioso.
Di seguito, nel proprio brevissimo intervento, la professoressa Pina Di Bella afferma che i disegni che impreziosiscono le pagine del testo emergono dall’ispirazione del cuore.
‘Versi di pace’, intervento del vicario della diocesi don Agostino Russo
A conclusione della serata, il vicario generale della diocesi acese don Agostino Russo sottolineava come l’iniziativa di proporre il testo si ponga l’obiettivo di costruire e formare coscienze. La pace non è da intendersi semplicemente come assenza di guerra ma è un ‘dono’ che Dio affida agli uomini. E già papa Giovanni XXIII nella sua lettera enciclica ‘Pacem in terris’ affermava come amore, giustizia, verità e libertà siano i pilastri fondanti della pace.
La pace nasce da un cuore rinnovato e pienamente disposto a scommettersi in favore dell’impegno ad essere ‘operatore di pace’, che è la prospettiva del nostro essere figli di Dio.
L’anelito di pace non deve tuttavia coesistere con il senso di rassegnazione che non di rado ci fa vedere nelle varie situazioni un destino ineluttabile. Quando ci pervade quel senso di acquiescenza che ci fa dire ‘Tutto va come deve andare!’. Occorre, dunque, essere ad ogni costo ‘seminatori di pace’, di quella pace, cioè, che possiamo considerare come la quarta ‘virtù teologale’. Un dono prezioso di Dio, strumento che, come tale, favorisce riflessione ed approfondimento ed è utile per formare coscienze. E’ stato un bene che non si sia effettuato un concorso sul tema ma si sia optato per la proficua partecipazione di tutti: la pace parla di Dio e ci impegna a farci instancabili strumenti per la diffusione di questo irrinunciabile dono divino.
Nando Costarelli