Sicuramente compiaciuto e vestito di sano orgoglio, Castiglione di Sicilia – “Castigghiuni”, come Carmela
Tuccari ama chiamarlo – per le sentite ed appropriate parole, convenute nel libro “Filigrane”, che la scrittrice siciliana vi ha dedicato. Compiaciuto, inoltre, per una serata, quella di lunedì sette agosto, in cui l’opera è stata presentata al pubblico, a Castiglione, appunto, nei locali della Fondazione “Regina Margherita”. L’imponente mole della chiesa Madre, che dà l’impressione, quasi, di riversarsi nel chiostro, scenario dell’evento, sembrava assistere benevolmente alla piacevole serata estiva e stringere in un “abbraccio di familiarità” i numerosi presenti. Assorta anch’essa nell’ascolto delle poesie in dialetto siciliano.
Carmela Tuccari, che nell’affascinante borgo ha trascorso momenti salienti della sua infanzia e che oggi vive ad Aci Sant’Antonio, non ha saputo resistere al richiamo delle sue radici, come lei stessa afferma: “Iu cci
lassai rradichi di cori ʻnta stu locu”. Ha messo insieme gli scritti ad esso relativi ed alla sicilianità in generale nel libro “Filigrane”, pubblicato dalla casa editrice “Il Convivio Editore”, contenente, oltre alle poesie dialettali, anche un breve testo in prosa: “Donne di casa mia”. Il racconto si incentra sull’intimità dei rapporti esistenti all’interno del nucleo familiare. Punta i riflettori sulle sue figure femminili ed in particolare sulla “nonna Costanza”, che con “quel grosso mazzo di chiavi tenute assieme da un anello di metallo” si era assunta ufficialmente la responsabilità della famiglia. Un piccolo mondo, per lo più in rosa,
che riflette, però, le abitudini sociali negli anni durante la Seconda Guerra Mondiale. Periodo questo in cui il borgo subì anche una feroce rappresaglia da parte di truppe tedesche, con l’uccisione di sedici civili.
Moderatore dell’incontro lo stesso editore, dott. Giuseppe Manitta, che ha dato spazio a vari interventi, fra cui quello del primo cittadino dott. Antonino Camarda, che ha fatto gli onori di casa, dell’avv. Carmen Castiglione, presidente della citata Fondazione e della dott.ssa Maria Nicotra, ex dirigente scolastico, che hanno espresso la loro soddisfazione per l’importante momento culturale realizzato.
“E’ stata una serata speciale e molto emozionante, perché sono tornata nei luoghi della mia infanzia, che ho descritto nel libro, dove ho ritrovato amici e conoscenti, tante compagne di un tempo, anche loro trasferitesi altrove ed alcune provenienti addirittura dall’Australia. La cosa più toccante è stata la partecipazione attiva ed affettuosa dei presenti,con i loro interventi, che denotano l’attaccamento ai luoghi della nostra terra e la voglia di non perdere le nostre tradizioni”, ha affermato la scrittrice Carmela Tuccari.
La conoscenza di un ambiente passa attraverso diverse sue componenti, fra le quali il dialetto, che la poetessa ha messo in rilievo. Con esso ha voluto raccontarci scorci, angoli, panorami di Castiglione: “vigni spampinati càrrichi di rraggina lustrusa e zzaccarina”, in cui ogni elemento è al posto giusto per creare l’armonia dell’immagine “casi stringiuti comu fratuzzi”. Ha voluto anche dare testimonianza di un tempo, non poi così lontano come oggi invece appare, in cui tutto era semplicità, onestà di sentimenti e “si manciava …pani e cuntintizza!” ed in cui l’amore aveva già svelato il suo volto di “preju e di sdillìriu”, ossia di gioia e delirio passionale. Un viaggio, dunque, tra gli angoli della nostra isola, accompagnati dal suo dialetto, oggi sempre più in disuso tra i giovani, per apprezzarne segreti ed unicità, per riscoprire il valore delle cose semplici ma durature come le origini di ciascuno, che creano quel bagaglio personale da cui non si può prescindere nella formazione dell’individuo.
Rita Messina