Svegliarsi, iniziare un nuovo giorno, gli impegni lavorativi, i volti noti di chi ci circonda, i nostri affetti più cari: gesti quotidiani, scanditi dal solito ritmo. E poi. Poi, improvvisamente, tutto questo può subire una battuta d’arresto, a volte per nostra scelta, a volte per accadimenti che irrompono nella nostra vita sconvolgendola, modificandola, talune volte per sempre. Pina Spinella è la protagonista di un evento che, sette anni fa, le ha cambiato la vita. Potremmo dire un episodio di malasanità, e sicuramente lo è.
Tutto inizia il 26 agosto del 2010, un giorno come tanti, la vita scorre serena per l’autrice, appagata da una serenità sia affettiva che lavorativa, in una fase in cui ci si trova a raccogliere i frutti di un lavoro svolto nell’arco degli anni, con la consapevolezza di aver trovato la strada della serenità e della gratificazione. E poi. . . tutto cambia da quel fatidico giorno, una corsa in ospedale per un fastidio, una diagnosi semplice con qualche esame di routine in più che non viene fatto e il ritorno a casa con la rassicurazione del medico che, di lì a poco, tutto sarebbe passato. Invece non è così e la protagonista di questo increscioso evento si ritroverà l’indomani in un altro ospedale, in una sala di rianimazione, con una esperienza di coma che durerà per ben 38 giorni.
Che cosa accade ad un essere umano in coma? Cosa avviene al cervello durante quei momenti in cui il cuore continua a battere, gli altri organi e tutte le funzioni vitali sono collegate a sofisticate macchine che monitorano il tutto, ma la persona non ha contatti con il mondo che la circonda?
Tante persone hanno vissuto questa esperienza e, quando si sono svegliate da questo “sonno”, quante cose hanno raccontato! Si può parlare di esperienza di premorte, come è stata definita da molti autori che hanno raccolto le testimonianze di uomini che, pur avendo vissuto la stessa esperienza, non si sono mai conosciuti e non hanno mai avuto la possibilità di comunicare tra di loro. Non so se la scienza medica potrà mai dare delle risposte, ma coloro che hanno vissuto l’esperienza del coma raccontano stesse sensazioni e stessi ricordi, e questo è veramente sconvolgente.
La maestra Spinella dopo quel drammatico periodo si è svegliata ed ha ritrovato tutti i suoi cari accanto a lei che, durante le lunghe giornate di speranza ed estenuante attesa, sono stati a vegliarla, in special modo il figlio che non ha mai lasciato l’ospedale, certo che la mamma, potendo sentire il suo amore e la sua presenza, sarebbe riuscita a risvegliarsi da quel sonno e ritornare ancora a vivere. La ripresa è stata lunga e faticosa e, di conseguenza, la vita è cambiata, ma l’autrice è qui, circondata dall’amore dei suoi cari e pronta a regalare, attraverso le pagine del libro “Il ritorno”, la speranza che, anche dopo una così difficile esperienza, la vita può tornare a scorrere ancora.
Il pubblico ha potuto ascoltare direttamente dall’autrice il racconto di quanta accaduto nella sala stampa del comune di Acireale. Presenti, oltre all’autrice, anche il giornalista Gaetano Rizzo, legato alla maestra Spinella da un legame di parentela, e il dott. Marcello Proietto, cultore di storia medievale e bibliotecario. Il dott. Proietto ha egregiamente relazionato sul testo mettendo in evidenza i punti fondamentali di questo libro, immaginato come se fosse un viaggio nell’anima e nei meandri più reconditi della nostra mente. E’ stato sottolineato, inoltre, il valore della speranza, che non deve mai venire a mancare perché, anche quando si è nel profondo abisso, si può scorgere una luce. Un senso di pace e serenità, una sensazione di grande benessere che sembra difficile volere e potere lasciare. Ma, quando dopo questa visione di luce la protagonista sente che è arrivato il momento di scegliere se andare per sempre verso questo luogo di pace o ritornare indietro, ella decide di tornare, perché il suo tempo “qui ed ora” non è ancora finito. Ma come sarà questo ritorno? Doloroso, faticoso, irto di sofferenze e pesanti prove, ma è stata lei a scegliere, o forse chissà, quella meravigliosa luce le ha fatto capire che la sua storia qui non era ancora giunta al termine.
Quando il giornalista Gaetano Rizzo ha preso la parola per i saluti finali, il pubblico, attento e partecipe emotivamente, ha applaudito a lungo perché questo è un libro sulla speranza e la voglia di vivere, ed è la risposta che qualsiasi prova la vita ci mette di fronte bisogna affrontarla con forza e coraggio non perdendo mai il desiderio di andare avanti.
Gabriella Puleo