Libri / Presentato “La città sepolta” di Andrea Cerra: focus sugli ebrei a Catania nel XV secolo

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presentazione libro La città sepolta

Ad Acireale, nella sala di rappresentanza dell’Accademia Zelantea, nel Palazzo di Città, è stato presentato il volume di Andrea Giuseppe Cerra “La città sepolta. Politica e istituzioni degli ebrei a Catania nel XV secolo”.  Ha fatto gli onori di casa Michelangelo Patanè, presidente dell’Accademia. Hanno relazionato Cettina Laudani, storica, Antonino Raspanti, vescovo di Acireale. Ha moderato Fernando Massimo Adonia, direttore di “Paesi etnei oggi”.

Come sappiamo, nel 1492 gli ebrei furono costretti a lasciare la Sicilia per disposizione del re Ferdinando II di Spagna. In seguito furono espulsi da tutta l’Europa. A Catania c’erano due “giudecche” dove vivevano gli ebrei. Ad ovest, Judecca Suprana, compresa tra il Bastione degli infetti e Sant’Euplio. A  sud della città, “Judecca Sottana”, nell’area compresa tra via degli Orfanelli e il quartiere d’Immezzo, oggi San Francesco d’Assisi. Per ognuna delle giudecche c’era, anche, la rispettiva Sinagoga.

Catania-Giudecca
Catania, Judecca

Di questi quartieri oggi restano solo delle tracce. E’ impossibile, inoltre, risalire ai documenti a causa dell’incendio, appiccato da rivoltosi nel 1944, che devastò l’archivio storico. Quindi non abbiamo fonti che possano certificare molti eventi.
Il libro di Serra cerca di recuperare una pagina di storia locale ma anche europea.

La professoressa Laudani, nel suo intervento, è proprio partita dal titolo,” La città sepolta”, che, parlando di Catania, sembra un titolo scontato per chi ne conosce la storia.
Terremoti, lava hanno sepolto tante volte la città Per gli ebrei la storia si ripete. Sembrano oscurati e sepolti, visto che è difficile trovare le fonti sul loro operato.
Ma come tutte le cose sepolte è ben conservato, basta cercarlo. È appunto quello che ha fatto Andrea Serra.

Una tesi del ‘900 sugli ebrei a Catania

Lui ha cercato e ha trovato una tesi di laurea del ‘900 scritta da Carmine Fontana, anche se i documenti in calce alla tesi sono trascritti e non fotocopiati. Vengono chiamate “fonti impure”. Però, non esistendo altre fonti è un testo importante.  L’autore, comunque, ha incrociato queste fonti con l’attuale bibliografia.
Secondo la Laudani i fattori che caratterizzano la presenza degli ebrei in Sicilia sono il mare e i corsi d’acqua. Le giudecche di Catania ne sono l’esempio: una di fronte al porto e l’altra vicino al fiume Amenano. Il mare per loro è stato importante perché permetteva la fuga e perché non ha territorialità. L’acqua dei fiumi era importante perché per i loro lavori, in prevalenza artigianali, era necessaria.

Andrea Cerra presenta libro su ebrei
Andrea Cerra (primo a destra) presenta il suo libro

Andrea Cerra studia questi insediamenti ebraici negli ultimi ottant’anni del ‘400 che vedono un momento florido per Catania. Dopo la cacciata degli ebrei si vivrà un periodo di decadenza. Andarono via a causa del decreto del 1492 di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia che in quello stesso momento espelleva gli ebrei non convertiti dalla Spagna
Nel libro si spiega ampiamente che gli ebrei convivevano con i catanesi. Convivenza, però, non è integrazione. I Catanesi avevano bisogno dell’operosità degli ebrei ma questa non è integrazione. Sembra strano, dice la professoressa, ma negli snodi fondamentali della modernità l’antiebraismo viene fuori con violenza: 1492, rivoluzione francese. Sembra che la formazione dell’identità nazionale passi attraverso una sorta di antiebraismo.

Diceva Hegel che la modernità è la coscienza di sé nel senso più ampio. Nasce l’idea di un diritto naturale che soppianta il volere di Dio. È l’uomo che si fa sovrano. Davanti al pensiero illuminista che cerca di unificare tutte le religioni e le culture: ma l’ebreo non si sposta dalle proprie convinzioni. Entrando nella modernità, gli ebrei, vogliono mantenere le proprie tradizioni. È  questo che ha provocato lo scontro. Posizione che precipiterà paurosamente nel ‘900 con i totalitarismi che porteranno i cittadini ad essere massa: ma l’ebreo non rinuncia alla coscienza di sé come comunità, o di individualità. Queste posizioni si protrarranno nel tempo fino al concilio Vaticano II, nel 1965.

A curare le conclusioni della serata mons. Raspanti, vescovo di Acireale, che ritiene prezioso il testo. In esso ha trovato ciò che sapeva e notizie che non conosceva. Ha sposato molte delle teorie espresse dal Cerra e dalla Laudani anche se, ha sottolineato, sono tutte notizie postume. Purtroppo l’incendio dell’archivio storico ci ha privati delle notizie originali e di prima mano. Questo disastro ci ha lasciato solo delle possibili probabilità.

Mariella Di Mauro

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