Libri / Randazzo nel dopoguerra, ritratto di una Sicilia quasi feudale

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Domenico Palermo

Un tuffo nel passato, uno spaccato della società randazzese tra l’800 e la prima metà del secolo scorso, è quello che ci fa rivivere Domenico Palermo, nel suo recentissimo libro “Il Paese dei Cavalieri. Potere e società in Sicilia tra ‘800 e ‘900. Il paradigma di Randazzo”. (Edizioni Carthago, 2025).
Palermo è stato per tanti anni dirigente dell’Assessorato regionale alla Formazione e al Lavoro della Regione Siciliana.

Il libro è stato presentato nei giorni scorsi nella sala conferenze del Comune di Randazzo, con ampia partecipazione di pubblico.
Un volume ricco di documentazione originale reperita dall’Autore sia negli archivi comunali sia in quelli statali. Nonché nei fondi archivistici privati delle antiche famiglie  nobiliari della cittadina etnea.

“Ci troviamo di fronte ad un’opera di particolare pregio interpretativo. Pagina dopo pagina, scorriamo gli ultimi secoli della storia di Randazzo seguendo, senza banali cesure i nessi di breve e di lungo periodo. Così scrive nella sua prefazione il prof. Marcello Saija, docente emerito di Storia delle Istituzioni politiche presso le Università di Catania, Messina e Palermo. Affiora così la Sicilia del feudo, non tenera nei confronti delle classi subalterne, con il suo enorme divario nella distribuzione delle terre produttive. Ma non priva di quei meccanismi di sopravvivenza capaci di contenere le spinte alla sovversione”.

Domenico Palermo presenta il suo libro su Randazzo
Domenico Palermo in piedi e alla sua sinistra il prof. Marcello Saija

L’autore trae spunto da una relazione di Vincenzo Petrullo su Randazzo

La base di partenza – come ha tenuto a precisare l’autore Mimmo Palermo – è stata il ritrovamento fortuito di una Relazione scritta dall’antropologo siculamericano, di origine randazzese, Vincenzo Petrullo. Questi partì con la sua famiglia emigrata negli Stati Uniti agli inizi del Novecento, quando egli aveva appena sette anni. Ritornò nella cittadina etnea  dopo i pesanti bombardamenti, da essa subiti dal 13 luglio del 1943 sino a pochi giorni prima dell’ingresso delle truppe inglesi. Ingresso avvenuto esattamente un mese dopo, il 13 agosto dello stesso anno.

Il Rapporto – resoconto sullo stato della città nell’immediato dopoguerra, dal titolo “Total War, Alien control and Sicilian Community” – redatto per conto dei servizi segreti americani di cui Petrullo faceva parte, e con cui attivamente collaborava – fu pubblicato sul primo numero del 1950 degli Annali dell’American Academy of Political and Social Science.
Qui lo stesso Petrullo descrive un paese, Randazzo, appunto, assunto come paradigma di tutta la Sicilia di allora, prima liberata e poi occupata dagli Alleati.

Le condizioni quasi feudali di Randazzo nel dopoguerra

Racconta come la cittadina, nell’immediato dopoguerra, si trovasse ancora in condizioni semifeudali. E come, nonostante l’avvento del Fascismo prima e della neonata Repubblica poi, si ritrovasse ancora in mano ai potenti rampolli delle antiche famiglie nobiliari.
Famiglie che, seppur apparentemente in aperta concorrenza fra di loro, trovavano tuttavia la loro unità nel pesante ed asfissiante dominio sulle classi popolari meno abbienti. E continuavano a sfruttare la povera gente bisognosa di lavoro, che si sottometteva onde potersi sfamare e sopravvivere assieme alle proprie famiglie.

E partendo proprio da questo Rapporto-relazione del Petrullo, Domenico Palermo  ricostruisce le tappe salienti della storia sociale e politica randazzese del secondo dopoguerra del secolo scorso. Sino ad arrivare, a ritroso, addirittura agli inizi dell’Ottocento.

“In questo viaggio retrospettivo da me compiuto sino ad arrivare alla beffarda Costituzione siciliana del 1812 – scrive Palermo nell’introduzione del suo libro – viaggio basato su un apparato critico tratto da fondi archivistici in gran parte inediti, ho identificato nella spartizione dell’immenso patrimonio demaniale ed ecclesiastico, seguita all’Unità d’Italia, lo snodo fondamentale della formazione di un’egemonia urbana familistica e incredibilmente longeva.
Nel contempo, ho creduto di trovare nell’emancipazione delle donne, maturata nel corso del secondo conflitto bellico, i germi dell’evoluzione sociale del paese che sarebbe pian piano successivamente avvenuta”.

pubblico in sala
Il pubblico nella sala conferenze del Comune di Randazzo

Le vicende di Randazzo tra il XIX e il XX secolo 

E così – com’è stato esplicitato e sottolineato più volte nel corso della presentazione del libro dai relatori prof. Marcello Saija e prof. Massimo Lo Giudice – con un ritmo quasi narrativo, Domenico Palermo ha cercato di ricomporre le tappe salienti della storia sociale e politica dell’antico centro etneo, Randazzo, tra il secolo XIX ed il XX, tracciando un ritratto dei principali avvenimenti che l’hanno attraversato e del modo in cui ciò è avvenuto.

Dalla rivolta popolare dei braccianti tesa ad ottenere le terre da coltivare in proprio. Rivolta repressa violentemente, ed anche nel sangue, dal “valoroso” e sanguinario Nino Bixio  a Bronte, a Randazzo, e a Castelvetrano. Qui non esitò ad uccidere persino un prete ed una fanciulla appena dodicenne, fino all’eredità dell’Opera De Quatris di pertinenza della chiesa di Santa Maria in Randazzo sin dal 1506.

Dal dilagare delle prepotenze, angherie ed usure dei “nobili padroni” che spogliavano  i poveri, rendendoli sempre più poveri, sino alla “strage del pane” avvenuta a Randazzo la mattina di domenica 25 luglio 1920. Strage seguita, pochi giorni dopo, da un’altra strage avvenuta a Catania, con il coinvolgimento, in entrambi i casi, delle Forze dell’ordine di allora. Milizie che non esitarono a sparare sulla folla causando numerosi morti e più numerosi feriti.

Il volume, corredato da numerosi documenti di archivio sinora inediti, è altresì impreziosito da altrettanti documenti fotografici dell’epoca. Ed a propostito di epoca, è d’obbligo il riferimento alla colonna sonora della serata. Suggestive musiche degli anni Venti, Quaranta e Cinquanta magistralmente eseguite con violino, chitarra ed altri strumenti dell’epoca, dal maestro Maurizio Salerno. Esecuzioni molto apprezzate dal folto pubblico presente in sala.

Giuseppe Portale