Libri / Giuseppe Savagnone sulla visione cristiana della provvidenza

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Giuseppe Savagnone miracolo e disincanto

Cosa rispondere alla domanda iniziale: “Di fronte alla drammaticità della pandemia, è possibile credere in una divinità buona che diriga il corso delle vicende umane?
Il prof. Giuseppe Savagnone, non nuovo al dibattito su tematiche esistenziali, sia dal punto di vista filosofico che teologico, avanza le sue ipotesi nel volume dal titolo:” Il miracolo e il disincanto” con sottotitolo “La provvidenza alla prova”. Edizione EDB, in 130 pagine, 13 euro, pubblicato nel corso di quest’anno 2021.

Distribuita in otto capitoli, e partendo dal rapporto tra il Creatore e il mondo, l’autore rimanda all’apertura interiore del lettore, credente o non credente che sia, per riconoscere l’intervento divino nel mondo. Con la convinzione che, nel mondo in cui viviamo, la dottrina della provvidenza sia concettualmente in crisi.

Giuseppe Savagnone / Il male rende impossibile la fede nella provvidenza?

Il problema centrale rimane, comunque, l’autonomia del mondo e la libertà dell’uomo, inconciliabili con l’intervento della divina provvidenza e il permanere dell’invadenza del male nel mondo. Si chiede: “L’esistenza del male rende impossibile la fede nella provvidenza? Da dove viene il male? Da dove viene il bene?”. Spigolando tra autori noti e storie di vita, romanzi, films e opere teatrali, l’autore offre al lettore spunti di riflessione. E giunge alla conclusione di un Dio, che rinuncia alla sua onnipotenza per lasciare libertà di azione all’uomo, creato a sua immagine e somiglianza. E per mantenere intera l’autonomia alla sua creazione, consapevole del limite e delle fragilità di entrambi.

copertina il miracolo e il disincanto

Dio ha creato un mondo imperfetto che ama e che fa continuamente rifiorire. Anche la natura attende di essere liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio, attraverso la sofferenza e la morte (Rom 8, 18-21).
Nemmeno un passero è dimenticato. Dio conosce le cose ad una ad una perché le ha create Lui, pertanto se ne prende cura amorevolmente. Egli è il solo che comprende l’animo umano, in quanto entra nella sua intimità e in essa può agire. Nessuno è sbagliato per Dio, “nemmeno le tenebre sono oscure” (Sl 139,12).

Giuseppe Savagnone / la provvidenza non viene mai meno

Se il male fisico è un risvolto della fragilità della creatura, il male morale dipende dal cattivo uso della libertà di cui la creatura umana è dotata. Dio non limita questa libertà anche quando la pone in contraddizione con l’uomo, dal quale mai si distanzia, nè rinnega. Anzi rimane paternamente e teneramente vicino a lui, lo riempie d’amore e lo pone di fronte alle sue responsabilità.

Se Dio non muta opinione, non cambia i suoi progetti, perché pregare?
La preghiera è comunque una lode a Dio. Anche se non provoca il miracolo, può essere un’occasione perché l’uomo prenda consapevolezza che il piano di Dio è sempre superiore alla umane ottiche particolari. Questa consapevolezza lo rende capace di cambiare opinione e lasciar fare a Dio, che sa trarre il bene anche dal male.

La provvidenza non è subordinata alle richieste dell’uomo

Dio esaudisce l’uomo anche per vie diverse. Certo la fede non è l’appagamento delle domande dell’uomo, né sempre si registrano i miracoli, che non hanno generato sempre la fede, nemmeno al tempo di Gesù.
La preghiera del popolo non è soggetta all’ordine cronologico delle umane vicende. L’uomo, dice il catechismo della Chiesa Cattolica, partecipa al piano provvidenziale di Dio con le sue sofferenze e con le sue preghiere, in tal modo diventa collaboratore di Dio, in modo responsabile.

L’autore fa dire a Etty Hillesum dal campo di Auschwitz che Dio si fa debole e chiede all’uomo di intervenire in suo aiuto. Il Dio debole, però, ha il potere di riempire d’amore la sua fragilità da farsi uno con ogni uomo, lasciandogli tutta la libertà possibile, anche quella di sbagliare. La sua è una debolezza che si riempie di amore, che trasmette all’umanità, alla quale promette una vita piena, oltre  la morte, inevitabilmente, legata ad ogni creatura. E l’amore è una parola vuota senza libertà. Così pure il destino, che non è precostituito, ma ognuno lo costruisce con le proprie forze.

La provvidenza si manifesta dentro questo dialogo intimo che ogni essere umano, liberamente, decide in cuor suo d’intrattenere amabilmente con Dio. Anche attraverso la conoscenza della Scrittura, che la tradizione giudaico-cristiana ha custodito nel tempo.
Buona lettura.

Teresa Scaravilli

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