Grazie ai librai di “Punto&Virgola” che mi hanno coinvolta in un progetto a cui aderiscono come libreria, ho intrapreso la lettura del libro “Sangue cattivo: Anatomia di una punizione” di Beatrice Galluzzi. Il progetto in questione è BookRave ed è un’idea condivisa lanciata da otto case editrici: effequ, Iperborea, minimum fax, NN Editore, nottetempo, Quinto Quarto, il Saggiatore, Sur.
BookRave è nato con l’idea di coinvolgere nella lettura attraverso un percorso tematico. È un festival dalla durata di un anno lanciato dalle case editrici insieme ai librai e librerie, suddiviso in tre trimestri. Le otto case editrici, infatti, propongono un titolo tra narrativa, saggi, romanzi ed anche graphic novel sull’argomento relativo al trimestre. Il primo tema è “Corpi”. Saranno le librerie aderenti al progetto a scegliere le modalità delle iniziative e i momenti di riflessione sulla tematica di questo primo periodo che ha avuto inizio il 15 settembre e si concluderà il 15 dicembre.
Riguardo al progetto BookRave, ai link di seguito si troveranno maggiori informazioni:
- https://www.illibraio.it/news/editoria/bookrave-otto-editori-e-tante-librerie-per-un-festival-diffuso-della-lettura-1441942/
- https://www.minimumfax.com/page/bookrave
“Sangue cattivo”, le inquietitudini di una donna oppressa dal padre
Venendo al libro, “Sangue cattivo: anatomia di una punizione”, esso parla di un corpo difettoso. Il racconto è scritto in modo coinvolgente tanto da trasmette ai lettori l’inquietudine vissuta dalla protagonista pur non risultando mai un libro pesante.
Sin dalle prime pagine si evince il vissuto della protagonista del racconto, Beatrice, segnato da una figura paterna molto instabile.
L’intera vita di Beatrice rimane in balia di questo folle padre tra i suoi malumori e i continui atteggiamenti da squilibrato che sicuramente non trasmettono serenità ed armonia alla figlia. La storia è un alternarsi tra il presente di Beatrice ed i suoi ricordi.
I suoi ricordi peggiori, quelli che la segneranno per tutta la vita. Ma in fondo lui “era fatto così” o almeno era così che la madre di Bea provava a giustificare le malefatte del marito.
Per l’intero racconto si sente il peso di questo padre, anche quando non c’è più. Beatrice porta gli strascichi di questa relazione tossica, attribuendosene, in qualche modo, anche la colpa, tanto da considerare la sofferenza la sua punizione.
Continuerà sempre a pensare di meritarsi il dolore anche quando deve fare i conti con la sua malattia. Pensa di essere difettosa, ma nonostante tutto, affronta il dolore, paure, diagnosi, ospedali, dottori con un bel grado di ironia.
Di fatto, l’autrice riesce a raccontarci di una storia tormentata rendendola anche un po’ comica. Ho divorato ogni pagina con la continua curiosità di conoscere le vicende di questa sfortunata ragazza in perenne contrasto col padre, ma che non può liberarsene.
Beatrice Galluzzi
L’autrice del libro, Beatrice Galluzzi, si laurea in comunicazione nella Società della Globalizzazione. Vive a San Vincenzo, provincia di Livorno. Oltre ad essere una scrittrice, Galluzzi è una bibliotecaria ed è fondatrice e redattrice della rivista Donne Difettose (https://donnedifettose.com/la-rivista/).
Beatrice Galluzzi con il suo libro espone la storia di una donna che riesce a riscattarsi e a realizzarsi nonostante le difficoltà in cui si ritrova. L’autrice riesce a trasmettere emozioni e pertanto non si può che apprezzarla lodando il frutto del suo lavoro e consigliarne la lettura!
Una nota positiva anche per la effequ per la decisione di utilizzare nelle future pubblicazioni l’uso del simbolo “ə” , lo Schwa, per indicare un “neutro” o un “generico”, cercando anche di includere il genere di una moltitudine.
Grazia Pagano