Il giornalista Filippo Anastasi, prima di passare alla radio e alla televisione, è stato nel 2000 direttore di Rai Giubileo. Ha lavorato per tanti anni nella carta stampata e, in particolare nella redazione de “Il Messaggero”.
Il suo libro “Scherzi in redazione” rivela un suo tratto inedito, tradendo uno spirito burlone e goliardico che, a quanto si apprende, lo ha accompagnato sin da studente liceale, dietro la facciata calma, compassata e imperturbabile, che tutti noi conosciamo.
Il libro è stato presentato nella sala Galatea del Palazzo municipale di Acireale nell’ambito di “Marzo mese della cultura”, il ricco cartellone approntato dal comune.
L’assessore alla Cultura Enzo Di Mauro ha fatto gli onori di casa. “Siamo grati, in quanto comune di Acireale – ha detto – di avere stasera, qui con noi, Filippo Anastasi. Egli ha lavorato per Rai Giubileo, ha curato rubriche di TV 2000, è stato vicedirettore di RAI 2, e si potrebbe continuare ancora”.

Il giornalista, visibilmente imbarazzato, ha sempre ribadito di essere rimasto umile. E quest’umiltà l’ha sempre accompagnato nel corso della sua professione; un lavoro serio che, come dirà a fine presentazione, oggi è fatto con meno scrupolosità.
Giuseppe Lazzaro Danzuso ha moderato l’incontro
“Conosco Filippo Anastasi, ormai, da tempo– ha esordito il moderatore Giuseppe Lazzaro Danzuso, giornalista, addentrandosi nella presentazione. E, come accennato prima, la sua carriera è costellata di traguardi importanti. Vicedirettore di RAI 2, la vicinanza a papa Wojtyla, che ha seguito in più di ottanta viaggi, e a papa Ratzinger.
Tra gli scherzi mi ha colpito in particolare quello quando Filippo Anastasi, adolescente, insieme a un gruppo di amici, era andato alla villa Bellini di Catania, e uno di loro si era finto un lupo mannaro. Oppure, ai tempi degli studi universitari alla Sapienza di Roma, un collega di corso venne lasciato in mutande di fronte la fermata dell’autobus.
Un’altra burla, però in anni più maturi, si verificò quando un collega giornalista venne mandato in una trasferta fasulla a Venezia. Ve ne sarebbero tante storie da raccontare, ma per ora basta, altrimenti il libro non lo leggete”.
Il relatore Tonino Raffa, giornalista sportivo, ha espresso le sue considerazioni. “Questo è un libro spiazzante che capovolge l’immagine di un uomo pieno di aplomb, serio, rigoroso nella professione. Gli scherzi e le goliardate sono eseguiti con arte cinematografica. Mi riferisco a quelli fatti nel periodo in cui l’autore lavorava al Messaggero: scherzi che erano possibili perché c’era un clima amicale e tanta umanità”.

Filippo Anastasi: “Nel mio libro un giornalismo che non esiste più”
“E’lecito – spiega l’autore – chiedersi il perché, dopo una vita di giornalismo impegnato e saggi tradotti in spagnolo e in francese, io abbia voluto scrivere questa, chiamamola, raccolta di aneddoti. Papa Wojtyla diceva sempre che il buonumore allunga la vita. Quando racconto le goliardate di quarant’anni fa al Messaggero, faccio riferimento anche a un giornalismo, e mi duole dirlo, che non esiste più. Il giornalismo della carta stampata, delle dodici ore in redazione, delle giocate a carte notturne in attesa di notizie nuove. Perché dalla mezzanotte alle quattro del mattino poteva accadere qualche fatto nuovo; e, si doveva restare in redazione. Un giornalismo d’altri tempi, impegnato, e che andava a verificare fino in fondo le notizie”.
Le letture sono state recitate da Giuseppe Lazzaro Danzuso. Il successo editoriale ha fatto si che a giugno sarà pubblicata una seconda parte. Questo libro ci restituisce un ritratto diverso del giornalista serio, morigerato, scrupoloso. D’altronde l’ironia appartiene al bagaglio delle persone colte. Ma anche intelligenti sennò si diventa scontati e infantili.
Il giornalismo di oggi è diverso rispetto a quarant’anni fa; e non potrebbe essere diversamente. Forse il giornalista di allora era più oberato di lavoro; ma al giorno d’oggi abbiamo molte più fonti di notizie. Che permettono uno sguardo d’insieme più ampio e un’attinenza alla realtà più precisa. Certo le bufale sono più diffuse, ma sta al bravo giornalista verificare e capire cosa gli passa sotto gli occhi. Come dice Papa Francesco: “Un giornalista deve consumare le suole delle scarpe”, e questo ancora oggi è rimasto invariato.
Giosuè Consoli