Nella storia del Mediterraneo antico, la distruzione di Ilio/Troia da parte degli Achei, sotto il comando di Agamennone, eroi cantati dal grande Omero, ha destato l’interesse di scoprirne il luogo. Lo studioso tedesco Heinrich Schliemann, di cui si conservano migliaia di lettere, attraverso appassionate ricerche, riesce ad individuare il luogo di Troia, identificato nella zona dei Dardanelli.
Massimo Cultraro nel suo libro “Schliemann alla ricerca di Troia” riporta fedelmente molti episodi sullo scopritore della città, famoso uomo d’affari, impegnato in grandi viaggi.
Il matrimonio con la russa Jekaterina Petrowna, da cui nasce il figlio Sergej, e dopo il secondo, è caratterizzato da litigi, malgrado la ricchezza conquistata.
In una lettera alla sorella Luisa, Schliemann scrive che intraprenderà un viaggio culturale, senza scopi commerciali, tra la primavera del 1858 e il mese di marzo dell’anno successivo.
Soggiorna in Egitto tre mesi, per imparare l’arabo. Il 24 giugno 1859, annota nel suo diario, che dal piroscafo ammira il tratto di mare tra la Troade e l’isola di Tenedo: la sua fantasia gli addita “le tende degli Achei, il sacerdote Criso, offeso da Agamennone”. Rinunzia ai suoi affari e segue i suoi sogni giovanili, lavori tra luci e ombre.
Schliemann scopre Mozia
Nell’estate del 1875 esplora l’isolotto di San Pantaleo nello Stagnone di Marsala, scoprendo Mozia, fenicio-punica; grande è la stagione di scavi a Micene, capitale di Agamennone, dove trova in tombe molte ceramiche, dipinte con disegni geometrici, e oggetti in oro. Anche in Sicilia e Italia trova ceramiche micenee. La Grecia preomerica viene definita “civiltà micenea”.
Nel 1878 Schliemann riprende lo scavo di Troia nell’area definita “Reggia di Priamo”: una parte degli oggetti rinvenuti si trova nel Museo Archeologico di Istanbul.
La successiva campagna del 1879 è piuttosto deludente, a causa d’ingombri di pietre. Tuttavia viene trovato un gruppo di oggetti in oro. Ormai l’archeologo tiene conferenze in tutta l’Europa; Hissarlik, la città del Bronzo, ovvero Troia, viene visitata continuamente, alla fine degli anni Ottanta.
Il 28 gennaio 1883, Schliemann va a visitare le Termopili, luogo della battaglia tra Greci e Persiani nel 480 a. C., per identificare la fossa comune dei trecento opliti del re spartano Leonida. Ma l’insuccesso è provocato dall’antico paesaggio, alterato da fenomeni alluvionali, posteriori al quinto secolo a. C. Lo scienziato dimostra così gli errori di Erodoto e di altre fonti. Nel 1888, in Egitto, esplora la reggia dei Tolomei, ma a causa della risalita della falda acquifera, i lavori sono sospesi, tuttavia viene alla luce una testa marmorea femminile, una pregevole copia romana risalente all’età ellenistica. Eludendo la sorveglianza egizia, Schliemann riesce a portarla nei Musei di Berlino.
La vita dell’archeologo è anche offuscata da varie difficoltà. Una storia dolorosa quella del Tesoro di Priamo: alcuni suoi operai trafugano un elevato numero di oggetti in oro; il che provoca contro lo scopritore di Troia un’azione legale, senza alcun risultato.
Concludiamo con l’interessante citazione del giudizio di Massimo Cultraro, conforme a quello dell’architetto Wilhelm Dorpfeld. Parole pronunciate dinanzi alla salma del famoso Schliemann, nel cimitero di Atene: “Riposa in pace. Hai fatto abbastanza”.
Anna Bella