La neo scrittrice Marzia Scala, ha presentato la sua prima opera letteraria dal titolo “Scomunicata”. L’autrice scrive ben 14 racconti di protagoniste femminili che si scontrano con le credenze nazional popolari, gli stereotipi del cattolicesimo e le convenzioni sociali nella cornice della sua amata terra, la Sicilia.
I suoi sono racconti realmente vissuti da lei stessa, infatti il libro è prevalentemente autobiografico. Lei descrive il modo di essere di alcune donne, le quali non dovrebbero vergognarsi di essere insolenti, di farsi avanti e non aver paura di chiedere, di fare domande, di provare rabbia e in grado di farsi valere.
In un capitolo del suo libro che s’intitola “Chissà com’è essere bella” racconta di donne che indubbiamente almeno una volta nella vita hanno desiderato essere belle, a volte ingannate dagli uomini, ma grazie alla loro forza e al loro coraggio sono riuscite ad emergere.
Nel capitolo “Blasfema” Marzia si presenta ai suoi lettori esponendo i suoi pensieri sulla sua morte e del modo in cui vorrebbe essere sepolta (non secondo i canoni cattolici).
L’autrice racconta dei suoi viaggi, della sua vita, di ciò che ha passato, della sua malattia, la bulimia, di cui parla nel capitolo “La mia amica B”.
Nel capitolo “Iraconda” si nota l’attaccamento che ha la scrittrice con la sua terra d’origine, con la natura e con l’Etna.
Questi racconti narrano di donne descritte con fare ironico, con grande schiettezza e del loro coraggio ribelle. Marzia stessa si definisce forte, coraggiosa, libera, indipendente e appunto ribelle.
Secondo Marzia le donne devono combattere come amazzoni impavide che sconfiggono il male, l’ipocrisia, la prepotenza, gli atteggiamenti bigotti degli uomini e della Chiesa senza vergognarsene, ecco perché dà al libro il titolo: “Scomunicata”.
Si può dire in certo senso che il femminismo e la rivalsa della donna sono il fulcro di questo libro. Questi racconti mostrano un distacco tra uomo e donna e si evince l’andare oltre i canoni convenzionali della Chiesa e ci indirizza a seguire noi stessi, essere indipendenti da ciò che a volte siamo costretti a rispettare per forza.
Michela Abbascià