Una serata all’insegna dei ricordi è stata quella vissuta nella comunità parrocchiale ‘Santa Maria degli Angeli’ di Acireale ed inserita nel contesto del programma dei solenni festeggiamenti della Natività della Beata Vergine Maria.
Nell’occasione, infatti, è stato presentato il testo ‘Raccontare per riconoscersi’, con sottotitolo ‘Vita e cultura contadina a Leonforte nella seconda metà del Novecento’, curato dalla dott.ssa Teresa Maria Scaravilli, originaria della cittadina della provincia ennese, che racconta del periodo della sua nascita ed infanzia, momenti vissuti all’insegna delle umili origini contadine della propria famiglia.
Nella piazzetta Peppino Impastato, antistante la chiesa parrocchiale del quartiere acese dei Cappuccini, nel pieno rispetto delle distanze interpersonali previste dalla normativa anti Covid-19, la serata è
stata moderata, al cospetto di un pubblico numeroso ed attento, dal giornalista dott. Peppino Vecchio, direttore del periodico cattolico ‘La Voce dell’Jonio”.
Relatori dell’incontro l’editore Emilio Barbera, Tanina Li Calzi, amica dell’autrice, ed il prof. Pippo Nigrelli, compagno di scuola della stessa. Presenti anche il vescovo di Acireale, mons. Antonino Raspanti, il vicario generale della diocesi mons. Giovanni Mammino, il sindaco acese dott. ing. Stefano Alì, l’assessore comunale alla Cultura Fabio Mangiagli e la presidente del Consiglio Comunale dott.ssa Sonia Abbotto. Curavano gli intermezzi musicali alla tastiera ed al violino rispettivamente i maestri Andrea Strazzulla e Letizia Vinciguerra.
Chi scrive un’opera che, come quella oggetto della serata, è da considerarsi un’autobiografia, lo fa spinto da un impegno dato da interessi affettivi e di riconoscenza verso i luoghi natii. L’opera in questione ha già vissuto una prima serata di presentazione proprio a Leonforte, luogo natio della dott.ssa Scaravilli, ma città adottiva della famiglia, originaria di Cesarò, in provincia di Messina.
Alla domanda del dott. Vecchio sulle motivazioni della pubblicazione, l’editore Barbera evidenziava l’entusiasmo con cui ha accolto un testo che è celebrativo, ma la cui narrazione meriterebbe di divenire romanzo. Si tratta di un percorso di vita, di esperienza, uno spaccato di vita a cavallo tra la prima e la seconda metà del secolo scorso. E’ un racconto di relazioni che, un tempo semplici ed essenziali, oggi sono profondamente cambiate; oggi si va di fretta, si sta sempre più smarrendo quel senso di genuina umanità che caratterizzava le generazioni precedenti.
Tanina Li Calzi, amica dell’autrice sin dall’infanzia, esprimeva la propria gioia e gratitudine per essere stata coinvolta nella serata celebrativa. La lettura del testo le ha fatto provare una particolare commozione; il valore della memoria, delle relazioni, dell’essenzialità ci proiettano verso il futuro, ma la memoria non può avere un valore meramente nostalgico, ma riconoscenza del valore delle radici, in cui, comunque, l’autrice non resta impigliata. Il valore dell’essenzialità resta, comunque, fondamentale, pur se tutto è oggi sconvolto da squilibri dovuti allo stravolgimento della natura.
Per il prof. Nigrelli, l’opera, incentrata sulla passata realtà comunale di Leonforte, presenta scene di vita che rendono tangibile quell’umanità che i ritmi moderni vedono ormai dispersa, nonostante le radici siano elementi fondanti della struttura e ciò rende, dunque, indispensabile non recidere gli antichi legami bensì alimentare sempre un rapporto che proietta verso il futuro.
Il sindaco di Acireale e l’assessore Mangiagli porgono il saluto della città e propongono una breve riflessione sul perché scrivere e sul perché leggere. Nella natura dell’uomo tutto ciò si rivela fondamentale anche alla luce dei moderni mezzi di comunicazione sociale; la storia raccontata deve condurci ad un’opportuna riflessione sui rapporti interpersonali e sul tempo dedicato alle varie esperienze di vita.
L’autrice, porgendo il proprio saluto, afferma che lo scrivere consente di dipanare emozioni, di purificare il pensiero, di risanare certe ferite aperte; comunicare agli altri significa condividere le proprie esperienze. Nella lettura, ciascuno può ritrovare se stesso e rivivere le proprie eemozioni magari sopite. Occorre impegnarsi a vivere la propria vita come ha sempre fatto l’autrice del testo, sempre sorretta da una profonda fede in Dio.
La giornalista prof.ssa Rita Messina evidenziava la scorrevolezza del racconto di una storia che vede il coinvolgimento personale di chi scrive, il tutto senza separazione alcuna tra passato, presente e futuro, nell’inevitabile scorrere del tempo. Proposito dell’autrice è, altresì,
suscitare la riflessione dei lettori.
Concludeva la serata l’intervento del vescovo mons. Raspanti, il quale evidenziava come la memoria non si costruisca mai dal passato, ma dal presente, proiettandosi verso il futuro. Sorgente fondamentale è la fede che, mirando a tessere trame, consente di non scadere mai nella mera nostalgia.
Nando Costarelli