Libri / “Secretum”, focus sull’Archivio Vaticano oggi non più segreto

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Dibattito su libro Secretum

“Secretum” è il titolo del libro scritto da Massimo Franco, editorialista del Corriere della Sera, nonché autore di numerosi saggi. Il libro la sera del 30 luglio è stato oggetto di un incontro-dibattito che si è svolto nel Largo Giovanni XXIII, divenuto per l’occasione, uno spazio di intimità culturale. “Un cortile di incontro e dialogo fra laici e religiosi”.

Il giornalista Salvo Fallica ha moderato il dibattito tra mons. Antonino Raspanti, promotore dell’incontro, e l’autore del libro, Massimo Franco. In apertura i saluti dell’avv. Enzo Di Mauro, assessore alla Cultura, in rappresentanza del sindaco Barbagallo, a Palermo per impegni istituzionali.

“Secretum”, com’è nato questo libro?

“Come è nato questo libro?” è la domanda iniziale che Salvo Fallica rivolge a Massimo Franco. “Non è stato facile, risponde l’autore, ci sono voluti anni e la costruzione di un rapporto di reciproca stima e fiducia con mons. Sergio Pagano, prefetto dell’archivio Vaticano. Un uomo poco conosciuto dalla popolazione, ma una potenza in Vaticano, e nella diplomazia internazionale. Perché è a capo di un dicastero che custodisce non solo la storia della Chiesa, ma la politica delle nazioni europee fino agli inizi del ‘900, e poi, nei decenni successivi, i rapporti fra il Vaticano e gli Stati Uniti. E, negli anni più recenti, quelli con il Giappone, la Cina, il mondo intero”.

vescovo Raspanti, Salvo Fallica e Massimo franco
Mons.Antonino Raspanti, Salvo Fallica e l’autore Massimo Franco

L’Archivio segreto Vaticano è stato fondato nel 1611, ma solo nel 2019, per volere di Papa Francesco, il termine segreto è stato abolito e sostituito con apostolico. L’archivio diventa così per gli studiosi del mondo, un luogo dove consultare documenti. Perché, come sottolineano sia Raspanti che Franco, “la storia si fa attraverso la lettura e lo studio dei documenti”. 

“Secretum”, i temi affrontati

Fra i temi affrontati nel libro, tre sono quelli che suscitano maggiore curiosità: il processo a Galileo, la “razzia” dell’archivio e il trasferimento dei documenti a Parigi per ordine di Napoleone, il silenzio di Pio XII sulla Shoah. Tre momenti bui, anche se con modalità differenti, della Chiesa e dell’umanità.
Un quarto tema ha più il sapore del gossip, e riguarda le “spie” a servizio della Chiesa, nei primi anni del Novecento. Una Chiesa, guidata da Pio X, preoccupata e quasi spaventata dall’arrivo del modernismo. Un movimento filosofico-estetico a servizio dell’uomo, in una società totalmente cambiata dalla rivoluzione industriale e dalla rapida crescita urbanistica delle città.

Anche in Sicilia, come ricorda Raspanti, il Vaticano intervenne nei confronti di Mario Sturzo, fratello di Luigi, per i suoi studi filosofici troppo innovativi per la Chiesa.  Anche in questo caso, mons. Pagano, dopo aver studiato questi documenti, li ha pubblicati.

Così come, ricorda Massimo Franco, negli anni del suo pontificato, Giovanni Paolo II diede l’incarico a mons. Pagano di studiare le carte del processo a Galileo. Lo scienziato, sospettato di eresia, condannato dal tribunale ecclesiastico nel giugno del 1633, e infine la sua successiva “estorta” abiura.
Tre secoli dopo, Giovanni Paolo II, grazie ai documenti custoditi nell’archivio e allo studio di Sergio Pagano, riuscì a rimediare all’errore dei suoi predecessori e a riabilitare Galileo.Incontro-dibattito su libro Secretum

“Secretum”, lo scempio dell’archivio vaticano

Il secondo periodo buio descritto nel libro Secretum, è l’invasione dello Stato pontificio da parte di Napoleone nel 1809, il sequestro del Papa Pio VII e il suo trasferimento prima a Parigi e poi a Fontainebleau, dove rimase fino al 1814. Non meno cruento fu lo scempio dell’archivio, ad opera delle truppe di Napoleone, alla ricerca della bolla di scomunica emanata dal Papa. Così come il rocambolesco trasferimento dell’archivio, da Roma a Parigi, su carri trainati da buoi. Dopo la sconfitta di Napoleone, i documenti sopravvissuti rientrarono in Italia.

Terzo e ultimo tema trattato, il silenzio di Pio XII sullo sterminio degli ebrei nei campi di concentramento, perpetrati dal regime nazista di Hitler. Papa Pacelli era un raffinato diplomatico. Da nunzio apostolico a Berlino conosceva bene la lingua e la cultura tedesca, era un uomo di grande intelligenza e spessore intellettuale.

“Come mai Pio XII ha detto così poco nel periodo 1935-’38 e soprattutto dopo la guerra, e  nel 1945, durante il processo di Norimberga?” si chiedono sia Raspanti che Massimo Franco. Una domanda che rimarrà per sempre senza risposta, perché in Vaticano non esistono documenti sulla posizione del Papa. E quello che c’è non aiuta a far luce sul suo ruolo, né in positivo, né in negativo.dibattito su Secretum,libro di Franco

Non me lo spiego”, prosegue Raspanti. A meno di non ritenere il suo comportamento una difesa estrema del popolo cristiano, dalle rappresaglie naziste. E a sostegno di questa tesi, ricorda le vessazioni subite dei cattolici presenti nei paesi islamici, dopo il discorso di Benedetto XVI, nel 2006 a Ratisbona. E ancora nel 1931, quando Stalin ordina la distruzione totale della Cattedrale greco-ortodossa di Mosca, per far posto prima alla costruzione del palazzo del Soviet, emblema della potenza del comunismo, e successivamente alla più grande piscina del popolo.

I rapporti diplomatici tra Santa Sede e Stati Uniti

Prima della conclusione, su sollecitazione di Salvatore Fallica, Raspanti e Franco affrontano l’evoluzione nei rapporti diplomatici fra Santa Sede e Stati Uniti, nel dopoguerra, durante l’amministrazione Kennedy, per arrivare ai giorni nostri. Quando la posizione di Papa Francesco sulla povertà nel mondo, è vissuta come un attacco al capitalismo, specie fra le fila dei trumpiani.

Un cenno anche ai rapporti diplomatici più distesi con la Cina, ed infine una domanda sulla democrazia e sulla possibilità della nascita di una nuova “Democrazia Cristiana”.  “Impensabile” rispondono concordi Raspanti e Franco. La classe media è stata smantellata, internet dà l’illusione di un’informazione diffusa, mentre in realtà è sempre più di élite. Trionfano negli Stati i populismi, manca un “nemico esterno”e soprattutto non ci sono persone, idee e valori superiori, come ai tempi dell’Assemblea Costituente, in grado di aggregare una vasta popolazione. “E’ meglio non contarsi, per poi capire che non si conta” dice con humor Massimo Franco.

Il numeroso pubblico presente ha seguito questo incontro-dibattito, con interesse ed attenzione fino alla fine. A testimonianza che anche gli eventi culturali, se ben organizzati, riscuotono il gradimento degli acesi.

 

Rosa Maria Garozzo