“Taormina, Naxos e l’Alcantara di Sicilia: un fiume dal nome ‘ponte’ e le sue storie”.
Edizioni Agorà- Catania.
In questo volume il prof. Luigi Frudà ha riversato anni di ricerca e appassionato lavoro ed è riuscito nell’impresa più grande per uno studioso di Storia: quella di ricavare un’opera che si rivela veramente completa.
In quest’opera si esprime tutta la cifra di chi come lui è esperto in Metodologia della Ricerca Sociale. Un metodo ricco di tanti saperi diversi quali la storia degli eventi, la storia sociale, lo studio dei simboli, l’archeologia e la numismatica. E ancora, l’analisi del paesaggio e delle sue trasformazioni per opera dell’uomo, le basi originarie dello sviluppo economico dei territori indagati e molto altro ancora. Tutto sviluppato in maniera assolutamente scientifica e ciò attestato dalla varietà e vastità delle fonti di cui è corredato il libro di ben 446 pagine. Non solo fonti archivistiche e documentali, ma anche un vasto apparato iconografico di cui è riccamente dotato. Antiche incisioni, mappe topografiche, pitture, disegni, testimonianze visive raccolte in più musei del mondo e in archivi privati, carte d’epoca, foto di ieri e di oggi.
Altri pregi di questo trattato? La fluidità e la scorrevolezza della lettura ed una abilità di scrittura che porta alla naturale e immediata comprensione degli argomenti trattati.
Storie di uomini e luoghi lungo il fiume Alcantara
I luoghi raccontano storie di uomini e del loro vissuto. Parlano di una storia corale, quella trascinata lungo le sponde dell’Alcantara. Una storia millenaria artefice di una identità plurale, in continua costruzione, attraversata dalle diverse culture sedimentate nel territorio (la greca, la romana, la bizantina, l’araba, la normanna, etc, fino alla borbonica).
Il quadro storico-culturale che il prof. Frudà restituisce in quest’opera è ricco di tutte le sfumature che caratterizzano le vicende riguardanti le origini della antica colonia della Naxos calcidese.
Vi è poi la storia del fiume Alcantara, dei suoi nomi narrati attraverso le rappresentazioni topografiche, il suo magnifico ponte arabo, meraviglia ingegneristica dell’antichità. Ancora, le vicende storiche delle aspre lotte, delle insurrezioni e delle guerre civili che interessarono il territorio di Taormina e di Castelmola nel periodo romano.
Ma qui incontriamo anche la Taormina bizantina, araba e normanna, quella raccontata dal geografo arabo Edrisi.
Anche storie dei Santi lungo le rive del fiume Alcantara
Attraverso storie e leggende che spesso vengono rielaborate nei racconti popolari, si ripercorrono le vite di Santi. San Pancrazio, primo vescovo della nascente diocesi di Taormina, diocesi a cui apparteneva anche la nostra area ionico etnea. San Filippo Siriaco, vedi il culto ben radicato e ancora vivace nella cittadina di Calatabiano. E San Cremete eremita, che durante la dominazione araba troverà rifugio e fonderà una laura sul pianoro della Placa, un altipiano nei dintorni di Francavilla, la cosiddetta ‘Badiazza di San Salvatore della Placa’.
Qui, secoli dopo (20 giugno 1719), si terrà la famosa e cruenta battaglia di Francavilla che vedrà contrapposti Spagnoli e Austriaci per il dominio della Sicilia. Battaglia che colorò di rosso vari torrenti affluenti dell’Alcantara.
L’Alcantara teatro di eventi storici
Vi sono poi le cospirazioni e i moti di metà ‘800. L’Alcantara sarà di nuovo teatro delle imprese di Garibaldi e del generale genovese Nino Bixio. Quest’ultimo, dopo la “dolorosa missione di Bronte”, riorganizza le sue brigate per imbarcarsi, insieme a Garibaldi nella notte tra il 18 e il 19 agosto 1860, dalla rada giardinese di Schisò verso la Calabria, per proseguire nell’ impresa.
L’autore, oltre che sugli eventi storici, si ferma anche sulle strutture archeologiche di Taormina: il Teatro Antico, l’Odeon, il Ginnasio, l’antica cinta muraria con le sue porte. Gli imponenti resti di ingegneria idraulica: le acque, le cisterne e le terme.
Ma, ancor più, insieme ai luoghi il libro si sofferma anche sugli individui, come l’abate Cacciola, coinvolto nei moti risorgimentali di metà Ottocento. O come il sindaco Salvatore Cacciola, illustre e ricco medico benefattore. Sua la fondazione a proprie spese del primo ospedale di Taormina, e la di lui consorte, la nobildonna Lady Florence Trevelyan, filantropa e naturalista, creatrice di quello straordinario giardino che lei chiamava “Hallington siculo” e che in seguito divenne la villa comunale della città di Taormina. O come il pittore Otto Friedrich Von Geleng, aristocratico conte sassone. Colui che per primo chiamò l’isoletta che domina la baia “Isola bella”, sulla quale Lady Trevelyan fece edificare la casetta che tutti oggi ancora ammiriamo.
Il pittore Von Geleng fece conoscere Taormina nel mondo
La presenza di Von Geleng viene giustamente sottolineata per l’importanza che egli ebbe nel far conoscere Taormina nel mondo, ospitando artisti ed intellettuali. Tra essi vi fu il famoso barone fotografo Wilhem Von Gloeden, venuto appunto a Taormina su impulso di Von Geleng. I suoi ritratti fotografici di adolescenti maschi hanno segnato la storia della fotografia e hanno contribuito moltissimo a caratterizzare l’appeal turistico di Taormina. Diventerà così la Taormina del mito e del sogno che affascinerà turisti colti e studiosi del mondo antico. E principi e principesse, re e regine e nobili che da tutta Europa giungeranno per mare con principeschi yacht privati, o con le due corse settimanali della neonata e lussuosa ferrovia che partivano dall’Inghilterra e dalla Germania.
Il paesaggio, dunque, chiama in causa la storia, la fa vivere nella concretezza dei luoghi, nelle immagini, nei resti architettonici classici o moderni. E soprattutto nelle persone che lo hanno abitato e vi hanno lasciato evidenti tracce che ancora oggi ci interrogano.
Santa Sorbello
Architetto, già Funzionaria esperto
e catalogatore presso l’Assessorato ai BB.CC.AA