Al Circolo Velico di Riposto è stato presentato, con la partecipazione dell’autore, l’ultimo saggio del prof. Salvo Andò, Un altro Mediterraneo è possibile, edito da Aracne.
Sono intervenuti il deputato europeo Salvo Pogliese, il Vescovo di Acireale Antonino Raspanti e i professori Roberto Tufano e Giuseppe Vecchio.
Il saggio costituisce una collezione di articoli, saggi brevi e riflessioni scritti da Salvo Andò a partire dal 2011 fino a oggi in ordine agli sviluppi delle questioni politiche e sociali che stanno segnando il mondo arabo nel Nord Africa e nel Medio Oriente.
Il pensiero dell’autore, che oltre al profilo accademico vanta una lunga esperienza politica nel Partito Socialista Italiano, a detta dei relatori e come confermato dallo stesso Andò sembra essersi evoluto da una posizione di solido ottimismo riguardo alla possibilità di un percorso chiaro verso la democrazia occidentale a una più ponderata considerazione su diversità e pluralità delle culture oggetto della sua attenzione. Non si può imporre la democrazia, che non può essere in qualche misura protetta mediante il ricorso a metodi a essa contrari, né si possono imporre le scadenze del tempo occidentale a un contesto geopolitico che si muove secondo logiche completamente proprie e altre dalle nostre.
In apertura il deputato Salvo Pogliese, che è esponente della destra catanese, ha ringraziato l’autore per l’invito nonostante la ribadita diversità di prospettiva e ha tuttavia inteso dare riconoscimento ai passi in avanti compiuti dal Governo italiano e dalle istituzioni europee in materia di migrazioni e di relazioni con il continente africano, sebbene nel quadro di una posizione più conservatrice rispetto a quelle progressiste assunte da Andò, ritenendo che l’Europa non sia attualmente in condizione di accogliere anche i migranti economici.
Nello specifico il Vescovo Antonino Raspanti ha voluto articolare il suo intervento rimarcando che la diversità culturale non per forza da un certo punto in poi della storia dovrà tradursi nell’omogeneità di tutte le tradizioni umane, come se l’evoluzione fosse un fatto lineare e meccanico e che dunque non dobbiamo aspettarci necessariamente un cammino analogo al nostro, né imporre al mondo arabo alcuna forma di omologazione alle istituzioni occidentali. Non è detto, né scontato che anche il Medio Oriente e il Nord Africa percorrano le stesse tappe che abbiamo percorso noi europei e tale diversità merita rispetto.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche gli interventi che si sono susseguiti hanno ribadito una discreta prudenza in relazione agli sviluppi storici delle cosiddette primavere arabe, nonché la pluralità che caratterizza la religione islamica, che sarebbe errato considerare un blocco monolitico.
La serata è stata un’occasione propizia per tornare a riflettere e a discutere di temi e problemi di grande attualità e complessità.
Il dialogo tra i Paesi delle due sponde del Mediterraneo ci invita anche a tenere conto delle istanze generazionali emerse negli ultimi anni. La minaccia del terrorismo si contrappone alle chiavi di lettura occidentali e nel mare comune, dove affonda le radici, può trovare anche la sua soluzione se lo sviluppo di Europa e Africa si dispiegherà nel solco del reciproco riconoscimento di valore e dignità.
Elia Torrisi