Libri / “Vano è delle scene il diletto…” diario dei ricordi del prof. Costarelli, ex alunno del San Michele di Acireale

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Da sx: Rosario Musmeci, don Alfio Cantarella, Nando Costarelli, Gabriella Puleo e Giuseppe Vecchio

A chi non capita, lungo il corso della propria vita, di fermarsi a riflettere sugli eventi vissuti o di voler deliberatamente ricordare alcuni momenti del proprio passato. C’è chi risponde a questa sollecitazione in modo ampio e soddisfacente e chi, magari, preferisce continuare a “vivere” il presente, etichettando quei pensieri come semplici ricordi. Nando Costarelli ha scelto di dedicare ai suoi ricordi un bel pò del tempo presente e di condividerli con gli altri, facendoli diventare un libro, dalle interessanti  e valide informazioni. Il prof. di lingue, infatti, ha voluto ripercorrere gli anni dei suoi studi svolti nello storico Istituto San Michele di Acireale, diretto dai Padri Filippini, dal 1966 al 1979 e li ha riportati analiticamente nel libro dal titolo: “Vano è delle scene il diletto”, pubblicato con il logo della casa editrice “La Voce dell’Jonio”, presentato sabato 22 luglio nella sala-teatro dello stesso Istituto.

Da sx: Rosario Musmeci, don Alfio Cantarella, Nando Costarelli, Gabriella Puleo e Giuseppe Vecchio

Il direttore, Padre Alfio Cantarella d. O., ha espresso la sua gioia  ed orgoglio nel vedere il lavoro dell’ex alunno, giacché: “ha fermato sulla carta i ricordi e li ha offerti a tutti”, come ha dichiarato. Tanti, infatti, sono i dettagli che l’autore ha fornito ai lettori, dal ricordo del primo giorno di scuola, il primo ottobre, in cui ricorre San Remigio e da qui l’appellativo di “Remigini” dato agli studenti,  a quello dei compagni di scuola e docenti, alle usanze dell’Istituto, come quella di indossare la divisa d’ordinanza, con uno scudo sul braccio indicante, in numero romano, la classe, o la possibilità di ottenere, nell’apposita giornata di premiazione, le tre medaglie, fra cui quella per la condotta e quella per lo studio della religione. Nando Costarelli ha voluto sottolineare, in modo particolare, che l’Istituto San Michele è stato per lui “palestra di vita”, fondamentale per acquisire quei valori morali che lo accompagnano nella sua vita e di cui vuole dare testimonianza.
A moderare l’incontro la dott.ssa Gabriella Puleo, che ha introdotto l’autore ed il suo desiderio di “aprire i cassetti della memoria”. L’intervento del prof. Rosario Musmeci, presidente dell’associazione degli ex alunni dello storico Istituto, ha evidenziato il fatto che ad essere descritto dalle parole dell’autore è il mondo della scuola cattolica paritaria che vive, attualmente, non poche difficoltà, pur rappresentando una valida realtà per il territorio.
A descrivere analiticamente il libro, nelle sue parti costituenti, è stato il giornalista Giuseppe Vecchio, direttore de “La Voce dell’Jonio”, che ne ha, poi, individuato la finalità: “Il libro è ricco di dati, relativi alla frequenza, alle presenze in termini di compagni, professori, personale, con cui ha condiviso gli eventi, tutti raccolti con l’animo della storico. L’autore ha raccontato dell’Istituto e di sé, riconoscendo il suo processo di crescita, avvenuto in questo contesto, la ricca esperienza educativa tratta in esso. Intende divulgare la sua esperienza soprattutto per i giovani, in un’epoca in cui c’è bisogno di una guida e di esempi positivi”.
A sottolineare la validità del lavoro di Nando Costarelli il prof. Alfonso Sciacca, già docente e preside dell’Istituto San Michele, definendolo un “esempio di microstoria”, indispensabile per “fare la storia”, a sottolineare come in ogni evento importante ce ne sia alla base uno più piccolo di partenza ma che ne è fondamento.
Testimonianza valida, dunque, quella fornita dall’autore con la sua “fatica letteraria”, che ha passato il messaggio della valorizzazione della cultura, degli anni di studi svolti alla formazione della persona, sia dal punto di vista didattico, sia da quello morale, in un contesto positivo e dagli importanti insegnamenti etici. Appare opportuno, a tale scopo, completare la frase, scritta a grandi lettere sul palco del teatro dell’Istituto e che l’autore ha volutamente scelto, in parte, come titolo del suo libro: “Vano è delle scene il diletto che non miri a preparare l’avvenire”.

 Rita Messina

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