Libri / “In veritate”, di Giovanni Vecchio, considera l’imperfetta condizione umana, nobilitata soltanto dall’amore di Dio

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È una considerazione, un’ampia riflessione sulla condizione umana, vista nell’ottica della fede e dell’universo che ruota intorno a Dio. Il libro intitolato “In veritate”, scritto dall’acese Giovanni Vecchio, offre al lettore una pausa dal consueto avvicendarsi delle quotidiane incombenze personali e lo spunto per analizzare la vastità dei rapporti umani e le loro conseguenze in ciascun individuo.
Sotto forma di poesie, di massime e di spunti in prosa, alternate da disegni essenziali ritraenti i contenuti, l’autore passa in rassegna il sentimento, “l’Amore” con la “A” maiuscola, personificato, che detta verità profonde, perché nate dal cuore, non dai “sensi”, considerati “poco affidabili” e che arriverà “intra i cuori dei giusti”. Un cammino dei buoni sentimenti, ostacolato dagli atti scorretti compiuti dagli uomini. Essi suscitano nell’autore dubbi ed, al tempo stesso, un forte desiderio di una  inevitabile richiesta di perdono per le “sconnessioni” individuali e, poi, collettive. Da qui, la necessità, per ognuno, di attimi di silenzio, in cui si possa capire meglio se stessi e gli altri, l’amore di Dio, che ha come elementi corrispondenti la carità, divenuta “preghiera” e considerata “virtù assai accetta al Divin Padre” e l’attenzione agli altri, piuttosto che ad elementi effimeri quale il denaro e le illusioni che condurrebbero con facilità ad “abbruciarsi”.

Una delle illustrazioni del libro, disegno dell’autore

È anche un rivolgersi a Dio, all’esperienza del dolore terreno, vissuto attraverso Suo figlio, per riceverne forza e condividerla con gli altri fratelli. È una disamina di ciò che di negativo aleggia nell’aria come i cattivi sentimenti, tra cui l’invidia, la cattiveria, l’aspirazione alla guerra, “l’odio” definito  “fatale”.
È, tuttavia, una lettura ricca anche di positività, intese nella ricerca di speranza che trova appagamento nella fratellanza, nella voglia di “donarsi” agli altri per arrecare loro sollievo ed aiuto, nella presenza del “candore” e “dell’innocenza” dei bambini, vita del mondo e luce di esso.
Richiama alla mente una certezza: l’essere figli di Dio, un Dio magnificente, di cui l’autore riassume l’unica grande certezza con l’esclamazione, rivolta a tutti gli uomini: “Lo sai che Dio ti ama!”. Si tratta, dunque, di una chiave di lettura del mondo e delle sue dinamiche nell’ottica di una verità specifica, quella della presenza di Dio nella vita di ognuno, degli effetti che ciò produce. Quasi una meditazione guidata sulle verità che ognuno di noi nutre nel proprio interno e che lo portano ad agire ed interagire con gli altri, sottoponendole al suo stesso occhio critico, per tentare di dare risposta all’insolubile domanda: “Chi saremo domani?”.

Rita Messina