Linguaglossa / Don Di Mauro e Incorpora, vite parallele

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In pieno decennale della scomparsa dell’artista Salvatore Incorpora, linguaglossese di adozione, e nell’approssimarsi del nono anniversario del “Ritorno alla Casa del Padre” (così da sacerdote amava definire il sonno eterno) dell’arciprete mons. Vincenzo Di Mauro, Patri Di Mauru così come affettuosamente lo chiamavano e lo continuano a ricordare i suoi parrocchiani, mi sono ritrovato, come tante altre volte, a conversare con l’avv. Egidio Incorpora, figlio del compianto artista.

Il figlio da una parte e il nipote dall’altra, in una conversazione che, via via, questa volta si è trasformata in qualcosa di più che un mero colloquio o una semplice chiacchierata, bensì un approfondito scambio di idee e aneddoti sui nostri due illustri familiari che ci ha immediatamente coinvolti in un appassionante quanto interessante turbinio di ricordi e rievocazioni. L’artista Salvatore Incorpora è venuto a mancare, novantenne, il 29 luglio del 2010. Padre Di Mauro è venuto a mancare, ottantaduenne, circa un anno e mezzo dopo, il 23 febbraio del 2012.

Che i due, don Vincenzo e il maestro Incorpora, siano stati legati in vita da rilevanti fatti ed eventi storici è ben risaputo. Basti pensare alla locale artistica chiesa parrocchiale “San Francesco di Paola”: ambedue, con altri, contribuirono a salvarla da distruzione certa dallo smembramento all’epoca tanto auspicato, quasi un contraccambio di quello laico effettuato dall’altra parte del paese con la distruzione del palazzo alla sinistra della chiesa Madre.

Natale 1973. Mostra di Salvatore Incorpora nella canonica della chiesa di S. Francesco. A sin. don Vincenzo e Incorpora

Della barocca chiesa, il primo ne fu parroco per 58 anni, il secondo l’ha arricchita con la sua costante operosità artistica; e poi ancora, il primo si è adoperato per la costruzione dell’annessa canonica, il secondo si è cimentato nel devoto restauro del mezzo busto del Santo e nella sua descrizione con scritti, stampe e sculture bronzee. Il legame fra i due andava ovviamente anche oltre.

C’è da registrare altresì il giusto rapporto tra Parroco e parrocchiano: il maestro di fede e il credente, appunto. E poi ancora, il Maestro d’arte e l’ammiratore appassionato. Ed infine, ma non certo ultimo aspetto, l’amicizia fra due uomini, due linguaglossesi di nascita o d’adozione che siano stati, ognuno dei quali, con le proprie mansioni, nel corso della propria vita, ha saputo dare lustro alla nostra cittadina pedemontana. In “San Francesco di Paola” aleggia certamente il ricordo e, oserei dire, lo spirito dei due.

Di Incorpora troviamo, ancor prima di entrare, il portale bronzeo e, all’interno, i due Angeli nella cappella della marmorea Madonna gagginesca, le formelle delle due acquasantiere, le sculture bronzee del battistero. Nella canonica, la gigantografia della chiesa. E poi le due pubblicazioni “San Francesco di Paola in Linguaglossa” e “Fece Francesco direzione mare un segno di croce alto”. Il suo impegno artistico lo possiamo riscontrare anche nella chiesa satellite della parrocchia “San Francesco”, chiesa “SS. Annunziata”, con la realizzazione della Via Crucis.

Su tutto questo, una particolare rievocazione: alla riapertura della chiesa, dopo essere scampata alla distruzione, la pulitura/restauro del mezzo busto del Santo calabro, il Santo della terra natia dell’Incorpora. A casa dell’artista, oggi casa/museo, religiosamente ben conservato in una busta di nylon, il panno usato per togliere la polvere sulla statua prima di procedere con il restauro.

Di don Vincenzo, invece, nella chiesa “San Francesco di Paola” troviamo praticamente tutto che parla di lui: ma non poteva essere diversamente per un Parroco che ha vissuto quei luoghi per ben 58 anni! Dalla posa della pala d’altare (anni ’60) al restauro delle tele prima e di tutta la chiesa dopo (anni ’80). Dal restauro dell’organo a canne, all’avanzamento del marmoreo altare maggiore in posizione post/Concilio. Dal ripristino dei colori originali della cantoria lignea, del confessionale e della porta della sagrestia al ripristino dei colori delle colonne dell’altare maggiore. Ma, ancor di più, le sue Messe solenni, il suo stare seduto nel primo banco a disposizione di chi voleva confessarsi, le Novene di Natale alle 5 del mattino …
Proprio in un Natale dei primi anni ’70 la mostra dei Presepi di Incorpora nella neo-canonica della chiesa “San Francesco di Paola”.

Inoltre, don Vincenzo, che in una esternazione al prof. Salvatore Castorina, oggi Presidente emerito della Clinica Morgagni di Catania, si era definito un “Pastore d’anime”, ha sempre condotto la sua vita pastorale mettendo continuamente al primo posto i suoi parrocchiani, partendo senz’altro dagli ultimi. Gli anziani, gli ammalati, i bambini … chiunque in difficoltà, non dimenticando certo i giovani.

Don Vincenzo rimase vicino all’Incorpora fino alla fine, anche se non più parroco, continuando a visitarlo anche nell’ultimo periodo della sua vita. Ogni visita, ogni incontro, diventava motivo di conversazione ora gioviale, ora socievole, a volte seria e riflessiva, se non autorevole e meditativa. In uno dei tanti incontri, da parte di Salvatore Incorpora una confidenza quasi da confessionale: padre parroco, ma io, forse, non so pregare! Il vecchio parroco Padre Di Mauro, senza tergiversare, subito a rispondere: professore, ma lei, con la sua arte, ha pregato per tutta la vita!

Ma non poteva essere diversa la risposta per un artista che, per tutto il corso della sua vita, si è cimentato nella lode al Santo calabro, ad impastare la creta per creare Presepi e Presepi e, poi, ancora Presepi che sono stati esposti nei maggiori musei di mezzo mondo; un artista che col bronzo ha creato monumenti al milite ignoto mettendo in risalto la Madonna terrena impersonata dalla “madre” … che nelle Vie Crucis ha raffigurato la sofferenza del Cristo; che con i suoi pennelli ha colorato tele esaltanti la giustizia terrena preludio di quella divina; che con il simbolismo dei “piedi”, con l’essere perennemente in cammino, ha impersonato in pieno lo spirito del pellegrino cristiano. D’altra parte è così che funzionava l’evangelizzazione ai tempi dell’analfabetismo!

Mi confortano e mi esortano in questo pensiero una miriade di esempi. Due fra tutti.
Papa Giovanni XXIII: “Il credente di oggi, come quello di ieri, deve essere aiutato nella preghiera e nella vita spirituale con la visione di opere che cercano di esprimere il mistero …”
Papa Francesco: “…Tutte le espressioni di autentica bellezza possono essere riconosciute come un sentiero che aiuta a incontrarsi con il Signore Gesù…” da Evangelii Gaudium.

Il giorno del funerale di Salvatore Incorpora, in quel caldo fine luglio del 2010, in chiesa Madre c’era anche Padre Di Mauro, già da circa cinque mesi sollevato, per anzianità, dall’impegno di arciprete/parroco dalle due parrocchie linguaglossesi (Matrice e San Francesco di Paola): era lì, in silenzio, seduto in un cantuccio nel settecentesco coro ligneo dell’altare maggiore.
Era lì, curvo sulla sedia, in atteggiamento di preghiera e, nel contempo, di lode a Dio per affidare la storia di quell’uomo, polivalente ed eccelso artista, del quale forse anche lui ne avrebbe voluto commemorare e decantare palesemente le prodezze artistiche, all’Onnipotente Signore, Artista del Divin Creato.

Egidio Di Mauro

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