Ecco, finalmente è estate! Stagione di sole, di mare, di caldo, le giornate lunghe ricche e piene e le notti trascorrono accompagnate dal canto delle cicale. Tutto porta con sé un grande bisogno di vivere la vita con un ritmo diverso rispetto a quello dei lunghi mesi invernali.
Piccoli e grandi fanno a gara quasi a cambiare pelle e con l’aria vacanziera stampata sulla faccia lì si vede girare per tutto il paese!
Seppure il clima vacanziero persista ancora, è da anni che è in atto una mutazione notevole delle cose, di tutto, anche delle stagioni. Nascono nuove usanze e ci si sta adattando alla meglio, così come si può.
Scrive Cesare Pavese ne La luna e i falò: “Il bello di quei tempi era che tutto si faceva a stagione” …“e ogni stagione aveva la sua usanza e il suo gioco, secondo i lavori e i raccolti, e la pioggia e il sereno”. Oggigiorno non è più così! E Dio soltanto sa veramente cosa ci sta riservando il futuro! Dal fruttivendolo abitualmente ognuno può comprare ciò che vuole, senza aspettare il giusto tempo di maturazione. Ciò che vuoi quando vuoi: pomodori, uva, frutta esotica, zucchine … tutto è a nostra disposizione e nel frattempo ci siamo fatti più furbi e tantissimi sono diventati esperti cuochi, con o senza stelle.
Il ritorno degli emigrati tiene viva la memoria del paese
L’estate di qualche decennio fa in paese faceva registrare il ritorno degli emigrati, che, a scaglioni, tornavano al paese natio per il naturale bisogno di rivedere e riabbracciare i propri cari o amici rimasti. Per rinsaldare gli affetti, per rivisitare i luoghi da troppo tempo soltanto sognati o per riprendere il filo del discorso troncato alla loro partenza.
Di tutto questo ci siamo accorti improvvisamente, perché da pochi giorni sono ritornati a Linguaglossa due fratelli della famiglia Emmi, intesi in paese i “malateddi”. Giovanni, centenario dal 4 maggio di quest’anno, proveniente da Roma, dove ha posto la sua residenza. E in cui si è occupato di un’attività nel settore delle costruzioni del ferro, e che nonostante l’età, fino a due anni fa, era orgoglioso di ritornare in paese affrontando il viaggio Roma – Linguaglossa , da solo, alla guida della sua “Panda”. Poi è arrivato anche Antonino Gennarino, residente in Australia e che di anni ne ha compiuto 89. E rientrato appositamente dal Nuovo Continente per riabbracciarsi con il fratello centenario.
Quanta tenerezza nei loro volti e nel loro incedere, piccoli e lenti passi, ma eseguiti con gioia e finezza!
Quando sono venuti in chiesa per ringraziare Dio e Sant’Egidio, celeste patrono della città di Linguaglossa, abbiamo visto camminare con loro una tradizione secolare che si esprimeva in gesti, in parole, in racconti che prendevano il cuore e, tante volte, facevano scendere le lacrime dagli occhi.
La longeva famiglia Emmi
Della famiglia Emmi, “malateddi” è nel soprannome, semplicemente un modo di dire, perché, in fin dei conti, sono stati e sono caparbiamente longevi. Il padre Antonino, calzolaio, è morto a 97 anni e così pure la madre, donna Francesca Currenti.
I figli sono tre, più una sorella Angelina, morta qualche tempo fa in Australia a 98 anni. Oltre a Giovanni e Antonino Gennarino, cantante con voce di tenore nelle feste che gli italiani all’estero preferiscono fare, c’è Egidio che ha fatto il sarto e vive ancora in Australia, avendo raggiunto già i 98 anni. In una foto che mi ritrae insieme a Giovanni e Antonino, tutti insieme raggiungiamo la considerevole cifra dei 268 anni di vita e di storia.
Come sono vere e profetiche ancora le parole di Cesare Pavese “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”! Come loro amici, con gratitudine e felicità, abbiamo preparato una festa, dove il cuore ha potuto esultare e i ricordi, come fiamme vive, sono tornati ad ardere.
Da alcuni anni, però, nel paese, da parte di tutti si sta imparando a sopravvivere senza questi rientri. Ci sono, di contro, più turisti che oggi visitano il paese. Ma con loro è tutta un’altra cosa!
In un raduno di amici, fatto a mezzogiorno con un pranzo tutto da raccontare, ho incontrato un altro emigrato, Leonardo Scuderi, inteso “Nardu il bestione”. Perché grande come San Cristoforo, che teneva banco ed era molto fiero di essere considerato in Australia il numero uno dei siciliani. Quanta acqua è passata sotto il ponte della famiglia Scuderi!
E’ nata la Banca della memoria
Come si può sapere, se nessuno la sa raccogliere e raccontare? Ecco che a Linguaglossa, alcuni anni fa, abbiamo istituito insieme col prof. Luigi Frudà ed altri, la Banca della memoria, con un proposito preciso: salvaguardare la memoria storica del paese con la nascita e con la formazione di un gruppo di persone sempre più preparate ad assolvere a questo compito. Un motore di prima grandezza è stato Nino Vecchio, che da anni sta conducendo un lavoro molto prezioso, che al più presto vedrà la luce.
Linguaglossa ha imboccato la strada giusta, perché sa che non ci può essere un futuro, dove si umiliano le radici storiche del proprio passato e dove, peggio ancora, si pensa a reciderle.
E’ tempo che dalla Banca della memoria, nasca un progetto di Alleanza educativa, un patto, un laboratorio tra le generazioni. Non ci resta che camminare insieme! L’unico modo per essere bravi e restarci, è credere che certe battaglie si vincono insieme.
Quella del futuro di Linguaglossa ci riguarda tutti. Amministrazione, Chiesa, Scuola, Famiglia, Confraternite, Associazioni devono diventare come quegli “amici che camminano fianco a fianco, ma i loro occhi sono puntati in avanti” (C.S.Lewis)
don Orazio Barbarino
Arciprete di Linguaglossa