Si è svolto sabato 8 ottobre, nella chiesa Madre “Santa Maria delle Grazie” di Linguaglossa, il convegno intitolato “Patto di alleanza educativa”. Una vera e propria rete territoriale, quella coinvolta in diversi termini dall’iniziativa in favore delle giovani generazioni, destinatarie del progetto: a confrontarsi, l’amministrazione comunale, la scuola, la chiesa, le associazioni culturali e sportive. Obiettivo principale dell’iniziativa vuole essere quello di accompagnare i ragazzi in formazione nella loro crescita, con uno specifico focus sulla loro educazione. Ma anche sulla gestione delle loro emozioni e sull’uso consapevole delle nuove tecnologie.
Linguaglossa / Gli interventi al convegno sul Patto di alleanza educativa
Introdotto dai canti intonati dal coro parrocchiale, il convegno ha consentito l’ascolto di molteplici voci intervenute per la condivisione di riflessioni in merito. A presentare l’iniziativa, padre Orazio Barbarino, Arciprete della nella chiesa ospitante. Ad alternarsi nella prima fase al microfono, l’avvocato Luca Stagnitta, sindaco di Linguaglossa, Salvatore Sgroi, presidente del Consiglio comunale, Giovanna Lo Verde, assessora alla Pubblica Istruzione. A seguire, le relazioni dei professori dell’Università degli Studi di Messina, Mariano Indelicato e Francesco Pira. Infine, Egidio Di Mauro, vicepreside dell’Istituto Comprensivo “Santo Calì”, e Giovanni Lutri, dirigente scolastico del liceo scientifico e linguistico “Michele Amari”. Grande assente, a malincuore, il vescovo della Diocesi di Acireale, Antonino Raspanti, bloccato da ritardi in aeroporto.
Linguaglossa / Le parole per un Patto di alleanza educativa a servizio dei giovani
“Stiamo per scrivere una pagina importante della vita del nostro paese, per il presente e per il futuro della nostra Linguaglossa – ha aperto il confronto padre Barbarino. – L’iniziativa di oggi rappresenta il frutto di ciò che è stato fatto negli anni precedenti e a cui oggi stiamo dando un seguito. Linguaglossa ha le persone e le risorse giuste per poter dare vita a questo progetto. Come nel passato, così nel presente Linguaglossa ha nel suo DNA la forza per affrontare e risolvere i problemi. Il riscatto del 1634 (giorno di Sant’Antonio di Padova, in cui Linguaglossa fu dichiarata città libera dal servaggio feudale, ndr) rappresenta ancora oggi una chiave di lettura per un presente che deve tenerci coinvolti. Le donne e gli uomini di Linguaglossa sono la vera risorsa della stessa comunità.
Richiamando alla memoria ciò che fecero dal 9 settembre del 1930 fino al 12 gennaio del 1932, sappiamo che in centinaia furono arrestati e dovettero scontare fino a settant’anni di carcere per un’idea di libertà. Io credo – ha proseguito – che nella storia di Linguaglossa sia ritornato un pensiero rivoluzionario e di riscatto. Questa esperienza che stiamo accogliendo dovrebbe vederci tutti coinvolti. Secondo me sono due le colonne portanti di questo progetto educativo che sta prendendo forma a Linguaglossa: il riscatto del 1634 e la festa di Sant’Egidio.
Se vogliamo costruire un’alleanza educativa negli anni a venire, vorrei chiedere a tutti coloro che condividono l’esperienza ecclesiale di Linguaglossa di partecipare alla costruzione di un corteo storico che richiami alla memoria quei fatti. I giovani devono potere ritrovare il punto di convergenza per far rivivere il passato richiamando la forza del presente. Perché solo la consapevolezza di vivere il presente legandolo al passato ci permette di essere contemporanei”.
Le parole di Luca Stagnitta, sindaco di Linguaglossa
“L’amministrazione comunale ritrova soddisfazione nel sapere che sono tante le persone che hanno a cuore il tema portato avanti dal progetto di alleanza educativa – ha affermato il sindaco Luca Stagnitta. – Ritengo motivo di orgoglio parlarne in questa chiesa, in questo monumento che rappresenta un comune denominatore dei linguaglossesi e che padre Orazio Barbarino ci mette a disposizione con la stessa generosità con la quale ha deciso di sostenere e di partecipare a questa iniziativa progettuale. Le ragioni che ci hanno indotto a portare avanti questo progetto sono radicate da anni nella nostra comunità. Da anni si avverte l’esigenza di stipulare un patto educativo che possa contribuire alla crescita sociale dei giovani nella nostra società. L’Amministrazione comunale si impegna a fornire un’analisi delle criticità e accoglierà proposte volte alla realizzazione di punti di riferimenti fisici, diversi da quelli scolastici e familiari, per le giovani generazioni”.
La riflessione dell’assessore Giovanna Lo Verde
“La prima domanda che ci dobbiamo porre noi adulti è: cosa siamo disposti a perdere? – ha ammonito l’assessore Giovanna Lo Verde. – Nel momento in cui ci avviciniamo all’idea progettuale dell’alleanza comunicativa dobbiamo essere consapevoli di dover parlare con i ragazzi, di doverci avvicinare a loro. Quindi dobbiamo necessariamente ‘perdere qualcosa’. Dobbiamo imparare a chiedere il loro punto di vista, perché il loro punto di vista non potrà mai essere il nostro punto di vista. Ci sono troppi anni di differenza, ci sono delle tecnologie che loro padroneggiano perfettamente e che invece noi non sappiamo utilizzare. Personalmente, ho intervistato dei ragazzi chiedendo loro un punto di contatto con la generazione adulta, chiedendo loro cosa si aspettano da noi. La risposta comune che ne ho ricavato è che i ragazzi hanno il desiderio di non essere giudicati.
I ragazzi hanno un’enorme paura del giudizio che nasce dai loro primi anni di vita, in quanto si confrontano con un mondo con cui noi adulti non ci siamo confrontati mai. Per loro ‘essere’ significa essere presenti sui social network, nelle chat, postare. E nel momento in cui sono presenti su queste piattaforme si espongono al giudizio. Sono convinta che ce la potremo fare, un passo alla volta. Non è un progetto che può chiudersi in sei mesi o in un anno, ma è un progetto a lunga scadenza. Ritornando all’inizio del mio discorso, noi adulti dobbiamo perdere qualcosa nell’avvicinarci ai giovani. Dobbiamo perdere principalmente del tempo e la sicurezza che abbiamo di noi stessi, guardarli da pari e non sopraelevandoci ad essi”.
Linguaglossa / Un Patto di alleanza educativa: le parole di Francesco Pira
“Ci hanno sempre spiegato che le nuove tecnologie rappresentano un’opportunità e non un rischio – ha esordito così il professor Francesco Pira. – La nostra società non è stata capace di educare i giovani a gestire le loro emozioni e a guidarli verso un uso più consapevole delle nuove tecnologie digitali. Oggi ci ritroviamo ad affrontare un’emergenza educativa che può essere combattuta solo con una fortissima alleanza – aggiunge il docente.
Personalmente, ho lavorato ad un progetto che riguarda tre segmenti importanti della nostra società. Da una parte consideriamo i ragazzi delle scuole medie e superiori, che possono, attraverso dei laboratori, lavorare ad una educazione alle emozioni e all’uso consapevole delle tecnologie. Un altro segmento importante riguarda invece i docenti, che devono acquisire delle capacità per affrontare in classe questa emergenza educativa. Per concludere, consideriamo il segmento rappresentato dai genitori, che devono comprendere quali sono le grandi potenzialità della rete. E quali, invece, possono essere i rischi. Pensate alle challenge, al cyberbullismo, al sexting, al body shaming. Questi sono alcuni esempi di devianze che possono interferire con la crescita dei più giovani. I fenomeni di questo tipo devono essere combattuti, ma possiamo combatterli soltanto attraverso un’alleanza educativa ed è questa la sfida che Linguaglossa ha lanciato”.
La riflessione di Mariano Indelicato
“Se contestualizziamo il proverbio africano ‘Ci vuole un intero villaggio per educare un bambino’ all’epoca in cui stiamo vivendo, possiamo capire in che modo oggi l’educazione dei ragazzi passa attraverso le connessioni – comincia così il discorso del professor Mariano Indelicato. – Si tratta di legami globali favoriti dalle nuove tecnologie. Siamo sempre connessi gli uni agli altri in uno spazio e in un tempo unificati. Ognuno di noi è sempre connesso, ma spesso si rimane da soli – asserisce. – In questo nuovo modo di vedere la socialità viene meno il legame tra le generazioni. Tuttavia, le relazioni sociali tra anziani e giovani permettono ai ragazzi di sviluppare il senso dell’appartenenza, dell’esserci, di far parte di una determinata cultura, di un determinato ambiente, di un determinato territorio. Questo è uno dei tanti aspetti sui quali lavoreremo grazie all’alleanza educativa”.
Grazia Patanè