La storia della mafia ci ha insegnato a essere cauti nell’approccio alle piccole come alle grandi notizie, soprattutto quelle scandalose e, comunque, clamorose.
Il fatto. Notizie come quella, di pochi giorni fa, che vuole il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, non reagire in alcun modo, al telefono, quando il suo amico e medico personale, Matteo Tutino, pronuncia un auspicio, che suona come una sentenza di morte: Lucia Borsellino va fermata, come suo padre. La notizia è stata anticipata con un servizio di agenzia e poi pubblicata su “L’Espresso”: quel colloquio sarebbe registrato e figurerebbe tra gli atti di una inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Palermo.
Ora: Tutino si trova in carcere da qualche mese, con accuse pesanti relative a truffe nella sanità siciliana in un’inchiesta che puzza di mafia; Lucia Borsellino, figlia del magistrato Paolo, ammazzato dalla mafia, si è dimessa qualche settimana fa dalla carica di assessore proprio perché non riusciva più a respirare aria pulita.
Le reazioni. Innanzitutto Crocetta, amareggiato e confuso (molto confuso), ha dichiarato di non avere mai sentito quella frase “assassina”; Tutino ha negato decisamente di averla mai pronunciata; i due giornalisti autori dell’inchiesta, da parte loro, hanno confermato di avere sentito la registrazione di quella intercettazione; la loro posizione è stata corroborata prima dal caporedattore del settimanale e poi dal direttore. La Procura della repubblica ha smentito più volte che, agli atti delle inchieste che sta conducendo, ci sia quell’intercettazione.
Il mondo politico, da alcune delle più alte cariche dello Stato ai responsabili dei partiti politici ad ogni livello, si è detto scandalizzato e quasi non si è diviso; quasi tutti si sono scagliati contro Crocetta e ne hanno chiesto le dimissioni.
Il Giallo. Così il caso è diventato un giallo, anche con tinte fosche. Che inquieta come tutti i fatti di mafia che non risultano chiari dall’inizio. Non considerando le dichiarazioni di Tutino e Crocetta, che sono parte in causa, ci sono posizioni diverse e anche contrastanti, ma tutte degne di considerazione e rispetto, e quindi di credibilità, già solo perché provengono da persone, giornalisti da una parte e magistrati dall’altra, assolutamente, come si dice, degne di fede.
Il commento. Fino a quando non sarà messa in chiaro la posizione del presidente della Regione, noi non lo condanneremo (per questa vicenda) e non ne chiederemo le dimissioni; ma osserviamo che, comunque, Crocetta debba ragionare sull’opportunità di mantenere relazioni, professionali ed amichevoli, con un personaggio come Tutino, anche se al momento è sotto accusa e non condannato. L’operato di Crocetta, depurato da questa bruttissima vicenda e dalle strumentalizzazioni politiche di parte, va analizzato e giudicato sul piano squisitamente politico-amministrativo per rispondere alla domanda: la sua esperienza alla guida della Regione deve proseguire o va interrotta?
Dir