Il lungo iter di preparazione, che giunge finalmente al traguardo della terza edizione del Messale Romano, come afferma il Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza episcopale Italiana (Cei) ““… non è soltanto uno strumento liturgico, ma un riferimento puntuale e normativo che custodisce la ricchezza della tradizione vivente della Chiesa, il suo desiderio di entrare nel mistero pasquale, di attuarlo nella celebrazione e di tradurlo nella vita. La riconsegna del Messale diventa così un’occasione preziosa di formazione per tutti i battezzati, invitati a riscoprire la grazia e la forza del celebrare, il suo linguaggio – fatto di gesti e parole – e il suo essere nutrimento per una piena conversione del cuore”.
Sarebbe alquanto riduttivo, fermarsi all’inserimento della nuova formula del Padre nostro, approvata dalla Cei nella nuova traduzione della Bibbia del 2007 o la modifica dell’incipit del Gloria.
Mons. Claudio Maniago, Presidente della Commissione episcopale per la Liturgia, in una intervista ha dichiarato: “Ridurre un impegno così complesso a due o tre ritocchi significa non comprenderne la portata. Siamo di fronte a una nuova traduzione che è avvenuta alla luce dell’edizione tipica in latino del 2002. Pertanto il libro è stato rivisto nella sua totalità. La traduzione ha implicato anche e soprattutto lo sforzo di rendere il testo il più fruibile possibile e quindi anche di farne strumento di crescita per la Chiesa italiana”.
Il nuovo Messale, come scrivono i Vescovi Italiani, “Presenta una traduzione rinnovata dei testi eucologici riportati nell’editio typica latina, secondo le indicazioni del Motu proprio Magnum principium (3 settembre 2017); accoglie, per le antifone e per gli altri testi di ispirazione biblica, la traduzione della Sacra Scrittura approvata dall’Episcopato italiano e confermata dalla Santa Sede nel 2007; ripropone, riviste, le orazioni ispirate alla parola di Dio distribuita nel ciclo triennale del Lezionario domenicale; mantiene i formulari nuovi, soprattutto i prefazi, già presenti nella seconda edizione per mettere in luce il rapporto fra i vari riti sacramentali e l’Eucaristia (SC 59, 61; cf. PO 5(; conformemente alla terza edizione latina, colloca in appendice all’Ordo Missae le Preghiere eucaristiche della riconciliazione insieme alla quadriforme Preghiera delle messe «per varie necessità», già presente nell’edizione del 1983 con il titolo di Preghiera eucaristica V: la loro traduzione è stata rivista recependo le varianti presenti nel testo latino; consente una più larga scelta di collette per le ferie del Tempo ordinario; in continuità con la scelta operata nel 1983, integra le antifone di Comunione attingendo al Vangelo del giorno, in conformità all’antica tradizione romana: tale opzione manifesta l’atto del «nutrirsi del Pane della vita sia dalla tavola della parola di Dio che del Corpo di Cristo» (Dei Verbum 21);nel Proprio dei Santi mantiene e aggiorna la breve notizia storico-liturgica per una migliore puntualizzazione omiletica e didascalica delle singole celebrazioni” (Introduzione al Messale).
Ecco perché, proseguono i Vescovi, risulta essere prioritaria “la necessità di rinnovare e approfondire l’impegno per un’azione pastorale che riconosca nell’Eucaristia domenicale il proprio punto di riferimento sorgivo e culminante. La liturgia, infatti, «è scuola permanente di formazione attorno al Signore risorto, “luogo educativo e rivelativo” in cui la fede prende forma e viene trasmessa. Nella celebrazione liturgica il cristiano impara a “gustare com’è buono il Signore” (Sal 34,9; cf. 1Pt 2,3), passando dal nutrimento del latte al cibo solido (cf. Eb 5,12-14), “fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo” (Ef 4,13)» (ibidem)
L’Ufficio Liturgico Diocesano, nei prossimi mesi, si fara’ promotore in Diocesi di incontri specifici sul Messale, per favorire l’accoglienza nelle comunità parrocchiali.
Don Roberto Strano