Misericordia: è questa una tra le parole più pronunciate da Francesco in questo pontificato. Ma cosa vuol intendere il Papa quando dice ciò? Nell’ultimo testo a cura del gesuita Antonio Spadaro sono raccolti tutti i discorsi, le omelie del Papa sulla misericordia di Dio. Formato da sette capitoli, ciascuno porta un titolo in “parola-chiave”: misericordia, male, bene, cura, abbraccio, empatia e consolazione. Francesco, quando parla della Misericordia, innanzitutto si riferisce alla sua esperienza personale e particolare. Un esempio è la sua vocazione al sacerdozio. La Misericordia allora è “la capacità che ha Dio di anticiparti”: tu lo cerchi, ma cercandolo ti accorgi che Lui ti trova per primo. È un’espressione di fede, non è un ideologia ma è il volto di Cristo. Ma la misericordia non è solo questo. È forza che impedisce di cadere nella tiepidezza: mentre quest’ultima è un “vomitare la grazia”, mentre, se ognuno riconosce con umiltà il proprio limite, è già sulla buona strada della verità e dell’accettazione dei doni di Dio.
Il testo, consigliabile ad ogni cristiano, si presta per la meditazione personale o comunitaria. Gran parte di esso è costituito dalle parole semplici di Bergoglio ed ha come cornice piccoli commenti del gesuita Antonio Spadaro.
Per introdurvi alla lettura di questo testo, proponiamo alla vostra attenzione queste poche righe: «Gesù vuole che tutti ci avviciniamo a lui – dice Bergoglio. La prossimità spirituale chiesta da Gesù, però, è strettamente legata alla vicinanza fisica del pastore al suo gregge. In questo senso parlare di una Chiesa che abbraccia, che tocca le ferite, che cammina con il popolo, ha un significato metaforico forte, che fa riferimento diretto a un pastore che sa abbracciare fisicamente le persone o che sa toccare il corpo piagato o sofferente di un malato.
Papa Francesco parla di una vera e propria scienza delle carezze, dove la parola scienza significa una conoscenza profonda. […] Solo chi ha esperienza può credere, diceva san Bernardo parlando della dolce presenza di Cristo». E si potrebbe aggiugere un’espressione di don Tonino Bello: “Se la fede ci rende credenti, la carità ci rende credibili”.
Riccardo Naty