“Evasio Colli V vescovo di Acireale” di Antonio Patanè, pp. 160, euro 15, Algra Editore, 2015
Abbiamo letto con interesse il saggio “Evasio Colli. V vescovo di Acireale” di Antonio Patanè, docente di Lettere e collaboratore della cattedra di Storia Moderna del Dipartimento di Studi Politici e Sociali dell’Università degli Studi di Catania.
Egli ha indirizzato il suo interesse storico e storiografico su una figura di presule poco studiata, che fu nominato vescovo di Acireale e vi rimase dal 1927 al 1932. Proveniente dal Monferrato, fu chiamato da Pio XI per dirimere le tante controversie che avevano reso difficile la vita al suo predecessore mons. Fernando Cento, poi nominato nunzio apostolico all’estero.
La ricostruzione di questo breve, ma intenso, periodo di episcopato di mons. Colli è stata sviluppata da Patané attraverso l’analisi di documenti dell’Archivio di Stato di Catania, della Curia vescovile di Acireale e della pubblicistica del tempo riuscendo a delineare con chiarezza l’opera del presule tra pastorale e catechesi, l’eruzione dell’Etna del 1928 che travolse Mascali, i convegni diocesani, i riflessi dei Patti Lateranensi del 1929,e gli scontri istituzionali con le gerarchie del potere politico locale del fascismo e le molteplici vertenze sacerdotali.
L’esito della ricerca è sicuramente interessante perché approfondisce la conoscenza non solo della forte personalità del presule e la sua prudenza nell’affrontare le questioni più spinose raggiungendo risultati a prima vista difficili da raggiungere, ma anche le sue innegabili capacità pastorali unite all’attenzione per i grandi eventi dell’epoca. Con le sue iniziative riuscì anche ad “inserire la giovane Diocesi acese nei circuiti ecclesiastici nazionali e quindi a farla ‘crescere’ e maturare ancor di più”.
L’autore riconosce che altri studiosi non si sono espressi sempre favorevolmente nei confronti di questo vescovo, ma oggi, alla luce della documentazione di cui si dispone, occorre uno sguardo più sereno sulla sua opera, al suo arrivo e nei primi mesi vista con sospetto, ma poi riconosciuta nel suo valore, tanto da lasciare sorpresa e scontenta la popolazione acese quando giunse nel maggio 1932 la notizia del suo trasferimento nella diocesi di Parma per poi continuare il suo apostolato nel 1939, anche con la carica di responsabile generale dell’Azione Cattolica.
Giovanni Vecchio