Nel mondo religioso-politico spicca la figura di Luigi Sturzo, un uomo di chiesa rivelatosi decisivo nella politica italiana. Non è un mistero come nei secoli passati la religione, soprattutto quella cattolica, venisse usata in Italia come principale fonte di giustificazione del potere. Ma il 20 settembre 1870, i soldati agli ordini dei Savoia presero Roma sottraendola definitivamente al papa. L’evento sconvolse i cattolici di allora, specie quelli italiani cui veniva espressamente chiesto dal papa di non partecipare alla vita politica italiana in protesta.
Intanto in Europa l’avanzata socialista cresceva manifestandosi con violenza o tramite partiti politici. Il partito socialista italiano fu fondato nel 1892 e divenne di fatto l’unico partito di massa almeno fino al 18 gennaio 1919, quando un intraprendete “uomo di chiesa” trasforma i suoi sforzi politici nella fondazione del Partito Popolare Italiano.
Luigi Sturzo / Uomo di chiesa impegnato nella politica italiana
Don Luigi Sturzo, siciliano nato a Caltagirone 26 novembre 1871 da una famiglia benestante, in gioventù era gracile, dimostrandosi però particolarmente idoneo agli studi che svolse in vari seminari siciliani, laureandosi successivamente alla Sapienza di Roma. In Sicilia iniziò anche la sua avventura politica proprio nei decenni in cui la chiesa stava accennando a una prima “apertura”. Difatti nel 1897 Sturzo fondò una cassa rurale e il giornale “La Croce di Costantino”. Venne successivamente eletto sindaco di Caltagirone e consigliere provinciale della Provincia di Catania divenendo una figura di spicco nel mondo cattolico.
L’opera e i principi di Sturzo si fondavano sulla sua volontà di far ritornare in politica i cattolici a fianco delle povere genti, frapponendosi ad alternativa liberale sia alla classe dirigente che a quella socialista senza riunirle sotto un’unica personalità, pontificia o politica che fosse. A tal proposito il partito era aconfessionale, a protezione del singolo individuo e della proprietà privata contro il capitalismo, il centrismo retorico, la corruzione e in pratica qualsiasi invasione statolatra dell’autonomia della persona.
Luigi Sturzo / Il partito popolare italiano
In parole povere, a prescindere delle idee, Sturzo aveva fondato il primo partito di massa democratico e liberale Italiano. Divenendo rivale sia dei socialisti che della classe dirigente, partito che sotto la sua figura e intraprendenza riuscì a far confluire nelle elezioni del 1921 il 20,4 % dei voti impedendo pure il reinsediamento di Giovanni Giolitti. Successivamente Sturzo si schierò contro Mussolini, divenendone uno dei principali avversari. Ma la lotta fu vana quando il fascismo divenne un’alternativa diplomatica più appetibile per confrontarsi con la situazione internazionale. Cosa che rese Sturzo una figura d’impiccio. Abbastanza da dare al fascismo il pretesto che costrinse il siciliano ad abbandonare il suo partito nel 1924, lasciandolo all’inevitabile scioglimento del 1926.
Sturzo ed altri esponenti furono costretti a un lungo esilio che per lui sarebbe finito solo nel 1946. Ma al suo ritorno, Sturzo restò figura ambigua. Non aderì alla DC poiché, per quanto un partito ispirato a quello suo, presentava molte caratteristiche che Sturzo avversava. Nei suoi ultimi anni di carriera divenne giudice dell’alta corte siciliana. Quindi senatore a vita nel 1952 e infine uno dei primi avversari della mafia quando, nel 1959, pubblicò uno dei primi documenti italiani volti a denunciarne il cancro. Morì l’8 agosto dello stesso anno. Non senza lasciare un’impronta indelebile in tutti quegli “uomini liberi e forti” cui fece appello in occasione della fondazione del Partito Popolare Italiano e in oltre un secolo della politica italiana.
Emanuele Russo