L’Eremo di Santa Caterina del Sasso è un antico complesso monastico risalente ai sec. XIII-XVIII ed oggi è la perla all’occhiello della Provincia di Varese. Arte e storia si integrano splendidamente in un quadro naturale dei più suggestivi, quasi una balconata che si rispecchia nelle acque dell’antico Verbano e si protende verso le isole Borromee.
Fu fondato da Alberto Besozzi, un ricco mercante della zona, che dopo un naufragio attorno al 1170, nella solitudine di questo luogo ritrovò una nuova identità nella santità. Dopo 35 anni di vita eremitica e di autentica penitenza, divenne un simbolo, un punto di riferimento di vita spirituale. La pestilenza del 1195 gli conferì il ruolo di consigliere e di maestro di chi accorse da lui per trovare conforto e sicurezza nei momenti della prova. Fu così che spronò a dedicare a S. Caterina d’Alessandria il primo sacello sul modello di quello della santa sul monte Sinai.Gli eremiti che raccolsero la sua eredità, nel 1334, adottarono la regola di S. Agostino, assicurando a questa realtà religiosa spontanea una vera forma canonica. A loro nel 1379 subentrarono gli eremitani di S. Ambrogio ad Nemus di Milano che portarono l’Eremo al suo massimo splendore. Nel 1649 arrivarono da ultimo i Carmelitani riformati di Mantova, i quali poterono soggiornare sulle rive del Verbano solamente poco più di un secolo, cioè fino alla soppressione di Maria Teresa d’Austria.
Il Card. Giuseppe Pozzobonelli affidò il complesso monastico alla Prepositura di Leggiuno, mentre distribuì tutti i suoi beni alle parrocchie della zona. Iniziò quella lenta ma continua fatiscenza degli edifici ed il completo abbandono che cessò solo con l’acquisto dell’Eremo da parte della Provincia di Varese, la quale, con interventi molto impegnativi riuscì a salvare il monumento da sicura rovina. Fu un’opera ciclopica, quasi un insperato miracolo, consolidare le pericolanti strutture e riaprire l’Eremo ad un ritorno di vita.
Ora la Provincia ha intrapreso una nuova fase, non meno impegnativa, non più intesa a consolidare le strutture, ma a riportarle all’antico splendore, recuperando con un attento restauro le preziosità artistiche di questo luogo: i numerosi cicli pittorici entro e fuori le mura della chiesa, coprono un periodo che va dal XIV al XIX secolo. L’Ente pubblico ha inoltre iniziato quella serie di interventi per creare a monte nuove realtà per qualificare meglio l’accoglienza dei numerosi turisti che tutto l’anno scelgono Santa Caterina per una sosta di cultura, di storia e di spiritualità.
Dal 1996 un gruppo di Oblati Benedettini con il classico programma “ora et labora” custodisce a nome della Provincia il monumento ed accoglie i visitatori che arrivano via terra e via lago. L’Eremo si può raggiungere a piedi dal piazzale sovrastante, ricco di ampi parcheggi, scendendo la pittorica scala di ben 240 gradini, con l’alternativa di un comodo ascensore oppure via lago, salendo l’unica rampa di scale. Appena ci si immerge nell’incantevole bellezza e nel fascino che la natura, la poesia e l’arte sprigionano in questo luogo, non solo si dimentica la fatica, ma l’animo trova quelle suggestioni che fanno parte quasi esclusivamente del mondo dei sogni.
La comunità delle Oblate Benedettine