In genere quando si pensa a un monastero lo si immagina abbarbicato su una montagna, o in riva a un lago o comunque immerso nel silenzio e nella solitudine …
E invece noi, Benedettine dell’adorazione perpetua del Monastero San Benedetto viviamo nel centro di Milano. E’ vero che pochi anni dopo la fondazione – avvenuta nel 1892 per iniziativa di alcune monache del nostro Ordine, costrette dal governo francese alla chiusura del loro monastero – la costruzione originaria era ambientata fuori città, in mezzo ai campi, ma la città, cresciuta intorno, ora abbraccia l’edificio. L’ ampiezza delle dimensioni, il grande giardino, la spaziosa estensione del chiostro isolano dai rumori esterni. Chi entra respira il silenzio con stupore e letizia. Lungo la storia più che centenaria della comunità abbiamo dedicato le nostre energie anche all’educazione gestendo una grande scuola che accoglieva gli alunni a tre anni e li accompagnava fino a diciotto … La scuola, chiusa nel 1995, ci ha consentito di formare tanti giovani e ragazze secondo un progetto strutturato sulla sapienza della regola benedettina. Insegnare era non solo il labora accanto all’ora, ma soprattutto una intensa sinergia tra vita monastica, adorazione eucaristica e accoglienza di persone da crescere nell’umanità e nella fede, ascoltando le voci e i problemi del mondo, comunicando il frutto della contemplazione della Parola di Dio e della vita fraterna. Attualmente il dialogo monastero- mondo è anche più intenso: una scuola di cultura monastica ci consente di approfondire e condividere con persone che vivono nel mondo i tesori di cultura e di spiritualità della tradizione benedettina e cistercense, un laboratorio di iconografia ci apre a comunicare i valori dell’arte a servizio della liturgia, lo studio e la pratica orante del canto gregoriano nella liturgia diventa occasione di accoglienza nella preghiera comunitaria di tante persone assetate di incontro con Dio.
Altri corsi, sempre a servizio della parola, sostengono l’impegni di sinergia tra preghiera biblica e comunicazione. Avvicinare bimbi che si preparano alla prima comunione o alla cresima, ospitare per ritiri spirituali giovani, ragazze, persone adulte, mamme, crea un circolo virtuoso tra vita interiore e testimonianza. Condividere la lectio divina, la
preghiera liturgica comunitaria, l’adorazione eucaristica cui siamo particolarmente consacrate, arricchisce la nostra vita spirituale rendendola partecipe delle sofferenze e delle esperienze di chi vive nel mondo. I valori della nostra vita benedettina, la comunione fraterna che porta non solo a condividere in spirito di povertà i beni, ma a fare di ciascuna un dono per l’altra, la stabilità oggetto di un voto, che ci radica per tutta la vita nella comunità in cui entriamo, ci consentono di fondere i nostri cuori e di poter accogliere così le persone che soffrono a causa della labilità delle relazioni familiari e amicali donando loro comprensione, sicurezza, sostegno. Ora la comunità, una volta molto numerosa, è più piccola, più fusa in unità nonostante e anzi attraverso le diversità che sono una vera ricchezza: solo in riferimento all’età, si spazia tra i novantadue e i ventidue anni! Il fatto di rimanere in una vita comune tutta la vita, in obbedienza reciproca per amore del Cristo manifesta la sorgente vera della fedeltà a chi vive con dolore le separazioni e le incomprensioni che oggi caratterizzano tante famiglie. La fedeltà reciproca si costruisce e si tesse pazientemente solo se ci si aggrappa con assoluta fiducia al Dio fedele che chiama all’amore e alla fedeltà e sostiene nelle difficoltà. La via per la perseveranza è quella del dimenticare se stessi per accogliere gli altri. Questo è forse uno dei messaggi più attuali della vita monastica per il nostro tempo.
La priorità assoluta della ricerca di Dio, nell’adorazione eucaristica, nel canto liturgico di lode e nell’ intercessione crea poi la trama di pace che consente un lavoro intenso senza dispersione e frantumazione interiore. L’armonia tra gli aspetti della vita che sembrano troppo disparati, parola e silenzio, lavoro e preghiera, solitudine e comunione … si costruisce solo convergendo insieme verso l’amore di Dio, accolto e corrisposto. Anche questo è un carisma monastico di speciale attualità.
L’intenso scambio con le persone che vivono nel mondo ci aiuta a tradurre i valori della nostra vita nel linguaggio comprensibile oggi e ci evidenzia sempre quanto la vita in monastero offra delle risposte pertinenti alle grandi domande e sfide odierne.
Vivere all’interno di un monastero non significa appartarsi dal mondo per disinteressarsi degli uomini, ma stringersi insieme nella comunione fraterna e nell’unione con Dio per offrire riposo e sostegno a chi è lontano. I problemi umani non si conoscono in profondità solo nel dialogo diretto, ma soprattutto nel dialogo con Dio che aiuta ad andare all’essenziale e a raggiungere il cuore degli uomini nel cuore di Dio, ad amarli nell’amore con cui Dio li ama. Insomma la “clausura” monastica è fatta per aprire il cuore ai fratelli in modo più autentico.
M. Maria Geltrude del Divin Cuore, priora