Noi monaci della comunità Olivetana siamo nati con il nostro padre San Bernardo Tolomei nel 1319. La fondazione dell’abbazia a Seregno è legata ad un periodo singolarmente fecondo. In questa grossa borgata della Brianza, aveva fissato la sua sede nel 1868, dopo tormentate vicende, il patriarca titolare di Alessandria d’Egitto mons. Paolo Angelo Ballerini. Egli ebbe grande parte nella fondazione dell’abbazia. Tra le sue opere, si deve annoverare la fondazione a Seregno, di un monastero di Benedettine del SS.mo Sacramento nel 1881. Fu proprio la priora, madre Maria della Croce, che recatasi a Settignano, per raccomandare un giovane all’abate visitatore degli olivetani, don Camillo Seriolo, lo invitò a venire a Seregno per fondarvi una casa. L’abate Seriolo, governava praticamente la Congregazione dato che l’abate generale, mons. Placido Maria Schiaffino, era trattenuto a Roma da importanti responsabilità in curia: poco dopo, nel 1855, Leone XIII lo avrebbe nominato cardinale. L’abate Seriolo, comprese subito che l’invito era provvidenziale. Quando nell’agosto del 1884, per la prima volta, un monaco benedettino della Congregazione di Monte Oliveto, il genovese don Mauro Parodi, giunse a Seregno per porre le basi di quello che sarebbe ben presto diventato il monastero di San Benedetto, in realtà si trattò di un ritorno.
Don Mauro Parodi e i suoi primi collaboratori, a Seregno, dovettero cominciare tutto ex novo; il passato poteva soltanto costituire una tradizione alla quale richiamarsi per trovare coraggio nel nuovo e non facile cammino. Dopo alcuni anni vissuti nell’ Oratorio San Rocco, i pochi monaci poterono ritirarsi in una zona appartata a sud-est del borgo, acquistando un terreno sul quale avviarono la costruzione del monastero.
Nel 1892 il patriarca Ballerini, potè benedire la prima pietra della nuova chiesa, progettata dall’ingegnere Cesare Formenti, amico e benefattore dei monaci. Il 23 ottobre 1895 la chiesa fu consacrata dal beato cardinale Andrea Ferrari, arcivescovo di Milano.
Intanto la comunità monastica aveva ottenuto il riconoscimento canonico: don Mauro Parodi ne divenne il primo priore e più tardi, il 5 giugno 1897, il primo abate. Dalla Brianza alcuni giovani avevano chiesto di entrare nel nuovo monastero: taluni come oblati regolari viventi in comunità, altri per intraprendervi il curriculum monastico vero e proprio. Il monastero divenne in seguito casa di studio per i giovani che si preparavano alla professione monastica e al sacerdozio, sotto la guida sapientissima dello stesso patriarca Ballerini. Successivamente, il monastero, ospitò i novizi austriaci dell’Abbazia olivetana di Tanzenberg, nella Carinzia. Dopo circa un secolo di silenzio riprendeva in terra lombarda la gloriosa tradizione dei monaci di Monte Oliveto, benché in una sede diversa dalle precedenti e con compiti e prospettive che non potevano non tener conto delle nuove necessità della Chiesa e della società.
Un altro fatto che dette importanza al monastero, fu l’elezione di don Mauro Parodi ad abate generale come successore di don Ildebrando Polliuti. A Monte Oliveto in quel periodo, il cenobio era in via di ricostruzione e l’abate generale non potè risiedervi. Così dal 1917 al 1928, il monastero di Seregno divenne sede dell’abate generale. Il 10 agosto 1928 l’abate Parodi morì e gli successe don Stanislao M. Cazzaniga morto nel 1947. Figlio della Brianza, don Stanislao, dedicò tutte le sue cure alla chiesa abbaziale che ampliò annettendovi l’ampia cripta e arricchì di pitture affidate al Magistretti e al Riva.
Quanto abbiamo fin qui detto, non è che una parte secondaria della storia dell’abbazia di Seregno. Ciò che le dà un volto specifico e ne costituisce la ragion d’essere, è che essa è una casa dove si cerca Dio nel silenzio, nella preghiera, nello studio e nel lavoro. Nel silenzio che è un tacere agli uomini per ascoltare e parlare con Dio; nella preghiera che accompagna il monaco per tutta la giornata ed in modo particolare quando più volte è chiamato in coro per cantare le lodi al Signore, trovando nelle melodie gregoriane e nel culto liturgico l’espressione più ecclesiale della propria fede; casa di studio perché il monaco per attendere alla lectio divina come prescrive la Regola, deve essere istruito; infine casa di lavoro manuale, è quanto fanno i monaci per provvedere alla loro vita ma anche perché, conservando il loro monastero, conservano la loro unione a Cristo.
La comunità Monastica