Pubblichiamo tre testimonianze in ricordo di don Bruno Cescon scomparso la scorsa notte.
Il saluto di Simonetta Venturin, direttrice de “Il popolo” di Pordenone
E’ mancato la notte tra il 3 e 4 dicembre don Bruno Cescon per vent’anni direttore de Il Popolo, settimanale della diocesi di Concordia-Pordenone. Da tempo malato di Parkinson, si è aggravato improvvisamente. Si è spenta una mente vivace, curiosa e sapiente, un cuore generoso e pronto ad aiutare nell’ombra, uno sguardo attento ai cambiamenti del mondo.
Nato a Fossalta maggiore (tv) il 12 gennaio 1948, ordinato il 24 giugno 1973, laureato in Teologia e Pedagogia, dottorato in liturgia, giornalista noto a livello nazionale. Si era formato a Il Gazzettino di Giorgio Lago, di cui aveva grande stima. I suoi articoli viaggiavano dal Nordest alla Sicilia; aveva lavorato con l’agenzia di stampa Adn Kronos, e con il Sir (servizio di Informazione Religiosa). Dal 1996 al 2016 è stato il direttore del settimanale diocesano Il Popolo, poi aveva continuato con una sua finestra di commento sul mondo. Con lui erano arrivate al giornale le innovazioni tecnologiche: il formato tabloid, il primo sito internet. Un pensiero grato a tutti coloro che si sono presi cura di lui.
Simonetta Venturin
Il ricordo di Francesco Zanotti
Con la morte di don Bruno Cescon se ne va una parte della storia della nostra Federazione. In particolare lo ricordo nel triennio 2014-2016 quando ha ricoperto il ruolo di vicepresidente vicario, al mio secondo mandato da presidente.
Di don Bruno, caro amico e leale nell’impegno a servizio dei nostri giornali diocesani, ricordo la vastissima cultura e la capacità di saper trovare sempre una soluzione, anche nelle situazioni più intricate. In quegli anni di impegno in primissima linea con la Fisc e nella lunga battaglia per portare avanti la legge che riformava la delicata materia del sostegno alla democrazia informativa, don Bruno mi è sempre stato a fianco con quella sua capacità di saper consigliare senza voler apparire.
Anche nei rapporti interni, a volte non semplici, don Cescon sapeva trovare i modi giusti per intervenire, per smussare gli angoli, per tenere unito. Aveva a cuore la Chiesa e la comunione al suo interno. Aveva a cuore il mondo dell’informazione vissuto da dentro la Chiesa, convinto, anzi, straconvinto che la Chiesa non potesse non esserci.
Debbo a lui una frase che ripeto spesso e che ho sposato in toto. Per comprendere il valore dei nostri giornali diocesani, e su questo ci incalzava, non chiediamoci quanto costano, quanto ci si deve impegnare, quanto a volte siamo costretti a soffrire per metterli in pagina. Chiediamoci piuttosto, e su questo non aveva dubbi di sorta, cosa sarebbero le nostre Chiese locali senza la voce dei settimanali cattolici? Quale il loro punto di vista ogni settimana, oggi anche ogni giorno vista la presenza online? Quali sarebbero gli argomenti messi a fuoco dalle nostre Diocesi se non avessimo i giornali che escono con regolarità? In questo modo, e a lungo, ci ha aiutato a comprendere il valore del nostro lavoro, del nostro impegno. Della nostra professione che è anche una missione all’interno della Chiesa.
Don Bruno, sempre gran signore, ci ha insegnato e mi ha insegnato anche a essere laici all’interno della Chiesa, a spenderci con il nostro essere giornalisti a tutto tondo nelle nostre realtà, senza timori reverenziali verso alcuno. Ospite più volte a Pordenone, ho compreso stando nel suo territorio il bene e l’affetto che lo circondavano e anche la fama che lo precedeva. Un prete-giornalista, come ce ne sono stati numerosi altri all’interno della Fisc, che per noi sono stati maestri, educatori ed esempi cui ispirarci. E ai quali, don Bruno compreso, non smetteremo mai di essere grati.
Francesco Zanotti
….e quello di Mauro Ungaro
“I giornali diocesani sono espressione di “carità culturale” e come tali devono ricevere il giusto riconoscimento da parte delle Chiese locali”. Quante volte abbiamo sentito ripetere questa frase da don Bruno Cescon con quella passione che ne segnava ogni intervento e che era la stessa che traspariva dai suoi articoli sul settimanale “Il Popolo” per tanti anni da lui diretto con competenza e professionalità.
La sua capacità di lettura degli avvenimenti rappresentava davvero un unicum e nasceva dalla capacità di vivere il territorio in maniera giornalisticamente coinvolgente. Senza esagerare e senza timore di essere smentiti, possiamo davvero dire che ha interpretato nella maniera più completa quel dono della profezia a cui ogni credente è chiamato e che diviene consapevolezza che possiamo creare davvero un futuro “migliore” grazie al nostro impegno ed al nostro coinvolgimento.
Giornalista nato con la carta, di cui non mancava di sottolineare l’insostituibilità per un settimanale diocesano, ha sostenuto in tempi “non sospetti” una presenza sul digitale anche per le nostre testate segnata da quella professionalità che evita l’improvvisazione e si nutre di una continua formazione.
La Federazione gli è grata per una lunga presenza che l’ha visto, a più riprese, Delegato del Triveneto, Consigliere nazionale e Vicepresidente nazionale. Senza giungere a compromessi opportunistici aveva la capacità di essere sempre uomo del dialogo, smorzando con un sorriso ed una battuta i momenti di tensione e di difficoltà. E grazie a questo suo talento, è sempre stato davvero un punto di riferimento prezioso per i presidenti della Fisc con cui ha avuto modo di collaborare.
La sua memoria resta davvero in benedizione per tutta la nostra Federazione.
Mauro Ungaro