Magma – festival di cinema breve porta avanti da ventun anni un progetto che valorizza le più significative esperienze di cinema breve presenti a livello internazionale, focalizzandosi sui cortometraggi. Alla luce del recente coinvolgimento anche del lungometraggio, abbiamo intervistato la responsabile della progettazione culturale di Magma, Giulia Iannello, riguardo il valore e l’importanza che i due generi hanno oggi.
Giulia Iannello, come vede il ruolo del cinema in questo momento storico e quali sono le sue impressioni del ritorno in sala dopo la pandemia?
«Sicuramente questi anni di restrizioni hanno avuto un impatto sul pubblico che, con i suoi dubbi, ci appare un po’ più stanco. Ed in questo, come operatori culturali, abbiamo una grossa responsabilità. Adesso la gente ha voglia di vedere e conoscere. Per esempio, quest’anno i registi hanno avuto l’esigenza di raccontare tematiche molto forti. E, quindi, come uno specchio, i registi riflettono e raccontano le tensioni che ci attraversano, come la pandemia, la guerra. O anche questa escalation di violenza. Magma, in questo senso, è la cartina al tornasole che, grazie all’immediatezza espressiva del corto, rappresenta in maniera efficace gli squilibri che caratterizzano l’essere umano».
In questo contesto, risulta più efficace, nel cinema, il cortometraggio?
Dipende dai contesti. A volte, come, per esempio, con le scuole è più efficace il cortometraggio. Perché ci si accosta a questo genere con più facilità, in quanto i ragazzi hanno dei ritmi più accelerati ed il corto limita l’attenzione ad un tempo molto più ridotto. Ci si accosta, insomma, con molta più facilità, ma non è anche così conosciuto. Infatti i festival, in questo senso, aiutano a far conoscere il genere. È un formato che consente molta libertà espressiva sia ai registi che agli attori, destinato a non scomparire.
Dunque, dopo ventuno edizioni di Magma che significato ha avuto per voi dare spazio ai lungometraggi?
Per noi i lungometraggi sono la naturale prosecuzione di quello che finora è stato Magma perché ci permette di vedere la crescita artistica e produttiva dei registi che hanno partecipato alle precedenti edizioni di Magma come, per esempio, è successo con Cristina Grosan, regista di origini romene di cui abbiamo visto i corti e di cui adesso abbiamo selezionato il suo primo lavoro per la sezione dei lungometraggi. Proprio perchè internazionale e rivolto ai corti, arrivare alle opere prime in lungometraggio era quella che ci sembrava essere la più naturale continuazione del festival.
È molto bello quando vediamo “crescere” i nostri registi e speriamo questo possa essere solo un primo passo che ci porti ad andare avanti in questo percorso che abbiamo da poco intrapreso.
Dopo ventun anni, crede che la scelta del cortometraggio di Magma sia stata una scelta antesignana?
Assolutamente, già ventuno anni fa era stato compreso che la gente aveva voglia di andare in sala, vedere e conoscere questi film e noi cerchiamo sempre di non venire meno a questo desiderio iniziale.
Giulia Bella