Pubblichiamo l’ appello di Felice Previte, presidente dell’associazione “Cristiani per servire”, al presidente del Consiglio dei Ministri, dott. Giuseppe Conte, affinché intervenga in favore dei malati mentali.
“Avv. Giuseppe Conte, lei che dice di essere per il popolo, sappia che da pochi viene a volte ri-preso l’ argomento della salute mentale, ma molti non conoscono a fondo il “calvario” che subiscono le famiglie di questi malati colpiti nella loro sfera neuropsichiatrica, per la quale impera la necessità di una legge-quadro che dovrebbe essere adottata dal Parlamento.
In passato il Parlamento ha discusso l’argomento approvando il Testo Unificato Burani Procaccini nel 2005, (al quale era abbinata la nostra petizione), ma sotto la Presidenza della Camera del tempo, questo Testo è misteriosamente scomparso dall’Agenda Parlamentare, senza che se ne conosca la ragione.
Da quell’epoca, la salute mentale ha “vissuto” nel limbo dell’astruso e dell’indifferenza! Nel pieno rispetto della dignità umana e dei diritti civili e politici sanciti dalla Costituzione Italiana e dai Trattati Internazionali, ciascun cittadino ha il diritto, soprattutto il dovere, come umilmente cerco di fare io, di difendere quanti, come i disabili fisici e gli handicappati psichici, hanno bisogno di essere tutelati.
I tempi della politica, purtroppo, non tengono conto del dolore, della difficoltà, della sofferenza delle famiglie .
Riassumo in breve :
a) La prima legge organica, col n. 3, in materia di disturbi mentali, fu approvata nel 1904 istituendo il “manicomio” costituito da una buca sul terreno, una botola, dove venivano calati i “malati”, quale struttura cardine dell’assistenza. La seconda legge n. 431 o legge Mariotti del 1968, introduceva il ricovero volontario in ospedale psichiatrico ed istituiva i Centri Igiene Mentale (CIM).
La terza legge n.180 del 1978 determina il passaggio del “sofferente” dal concetto custodialistico a quello terapeutico.
La quarta legge n. 833 del 1978 riporta in toto la n.180, assimilando la malattia mentale alle altre patologie e la psichiatria è stata riconosciuta pari alle altre branche specialistiche.
Non possiamo non rilevare che questa ultima Legge, non ha previsto organizzazione dei Servizi, forse, perché non è stata valutata con serenità e nei limiti terapeutici attuati nell’epoca ed oggi poco efficienti, dove ancora sono molto evidenti i nodi principali :
– il cosiddetto residuo manicomiale ( “malati” ancora, oggi 2018, ricoverati in alcune vecchie strutture ), per i quali tra i risvolti giuridico sociali, quali affettività, sessualità, aborto, sterilizzazione, eutanasia, problemi che restano di competenza dei consultori familiari, rientrano modifiche della disciplina dell’istituto dell’interdizione. Inoltre sono compresi quelli della incerta destinazione dei redditi presunti giacenti presso depositi bancari, postali o di qualsiasi genere pubblici, per i quali ancora il Parlamento non ci dà risposte da anni ;
– i “pazienti” difficili per non dire cronici, per i quali sussiste una situazione molto più grave in quanto non hanno trovato e non trovano tutt’ora risposte nelle leggi, finendo per costituire un carico spesso insopportabile per le famiglie e conseguentemente per la società ed il Parlamento. Occorre una Indagine parlamentare per i due casi e per la situazione in atto in Italia, sempre da noi richiesta.
b.) Il 13 maggio 1978 il Parlamento italiano approvava la legge 180, ispirata dalle teorie dello psichiatra veneziano Franco Basaglia, che poneva, giustamente, la fine dell’istituzione manicomiale, sanzionando che il malato di mente è un “soggetto” da curare e non segregare e che il “manicomio” non era un luogo di cura, ma una istituzione da abbattere. I trattamenti innovativi prevedevano il blocco dei ricoveri, ma a tutt’oggi, 2018, poche modalità sono cambiate, attivate poche Strutture Residenziali alternative previste dai vari “Progetti-Obiettivo di Salute Mentale” per migliorare le condizioni dei malati, soprattutto carenza di aiuti alle famiglie di questi desaparecidos della nostra civiltà.
La legge 180 è stata emanata priva del Regolamento d’Applicazione, vietando la costruzione di nuovi manicomi, decretando la progressiva chiusura di quelli esistenti e trasferendo le funzioni amministrative dalle Provincie alle Regioni, istituendo Reparti di psichiatria all’interno degli Ospedali Generali, prevedendo ricoveri coatti ( TSO )solo in circostanze eccezionali e per brevi periodi, avviando la nascita dei servizi di salute mentale alternativi al “manicomio”.
La legge ed il pensiero del Basaglia, poi fu trasferita nella legge 833/1978 che garantisce l’universalità delle cure ai malati di mente, imprimendo una svolta storica all’assistenza psichiatrica e smantellando la convinzione della pericolosità sociale del “matto” e la necessità del suo internamento.
Se questa legge, giustamente, ha valorizzato la dignità del malato, perché non ha adeguato la normativa civile a quella penale per i 6 Ospedali Psichiatrici Giudiziari la cui chiusura è stata trasformata in REMS ( Strutture Sanitarie gestite dalla Sanità Territoriale), senza contare i sofferenti nelle carceri ? Con l’entrata in vigore della legge 180 tutti gli interventi relativi alla prevenzione, cura e riabilitazione devono essere attuati “di norma” dai Servizi e dai Presidi extra Ospedalieri .
Non voglio aprire una polemica, ma vi sarebbe molto da dire: in quel di “norma” si nota tutta la lacunosità in cui la psichiatria ha vissuto e vive tutt’ora in aperta ambiguità perché si dà mandato al privato di interagire con costi elevati per le cure.
Inoltre nei Reparti Ospedalieri a volte non esiste il personale psichiatrico ed i pazienti vengono sottoposti a terapie massicce di farmaci, una manciata di pillole, tanto da renderli socialmente accettabili e poi dimetterli, per riammetterli qualche settimana dopo, con costi economici non indifferenti e con la “licenza di uccidere”.
In breve la legge ha diversi movimenti d’interpretazione ( come se ne discuteva al tempo del Testo Unificato Burani-Procaccini, al quale era allegata la nostra petizione ) in quanto alcuni sostengono che la legge 180 va rivista potenziando i Dipartimenti di Salute Mentale, altri volevano il reinserimento lavorativo dei “soggetti”e niente ospedalizzazione ( forse per curarli in alberghi a 5 stelle ? ).
Le nostre proposte, fin dal 7 ottobre 1998, sono state più volte ri-presentate e re-inserite nella Petizione in itinere nel Parlamento; purtroppo ancora oggi si continua a dare ampia rilevanza al superamento del “manicomio”, rispetto alla gravità dei malati sul territorio, mentre i malati e le loro famiglie sono soli. Questa situazione resta urgente ed irrevocabile con una sua drammatica attualità e riscontri tragici, alla faccia, purtroppo, del “bene comune”.
Il disinteresse è un insulto alla legalità, alla logica, all’etica civile, in quanto occorre ridare ai valori etico-sociali il loro primario significato.
Cosa chiedere al Governo Conte ed al Parlamento in questa 18° Legislatura ?
Quanto abbiamo esposto nelle nostre Petizioni sin dal n. 5 e 6 al Senato della Repubblica (Commissione XII° ) e n. 9 alla Camera dei Deputati ( Commissione XII°), per un iter parlamentare veloce che possa disciplinare questo delicato ambito in una legge-quadro nazionale, che poi ogni singola Regione approverà secondo le situazioni locali e :
1) rivedere la legge Basaglia almeno in 2 punti :
a) con l’introduzione di autorizzazione al Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) anche in assenza del consenso del paziente, almeno in determinate condizioni ;
b) con la realizzazione di strutture territoriali di Riabilitazione di lunga durata per i casi più difficili da riabilitare, onde evitare che sulle famiglie gravi un carico insostenibile di disagio, costi e pericoli.
Queste due modifiche, con le dovute garanzie del rispetto del paziente e dei suoi familiari, non hanno purtroppo trovato l’attenzione dei Consessi Parlamentari, per cui, ripeto, quel Testo Unificato Burani Procaccini concordato con tutte le parti politiche si è arenato in Parlamento nel 2005, messo sotto il “calamaio” da quel Presidente che dice di difendere la Chiesa e la Famiglia e non ha mai risposto alle nostre domande su questo interrogativo .
2) Che sia di competenza regionale l’ istituire Servizi di Riabilitazione Territoriali e Servizi di vicinanza che consentano di rilevare precocemente comportamenti anormali di pazienti noti o di persone ignote. Purtroppo, per la psichiatria si continua ad investire poco, malgrado l’evidenza che questa è un’area di disagio estremamente critica ed in aumento legata, fra altro, alla senescenza in forme miste ancora più complesse.
3) Inoltre l’aspetto sanitario è solo una parte del “problema”, in quanto quello sociale è altrettanto, se non più importante. Il definire sostegni economici alle famiglie che si gravano dell’assistenza ai pazienti con handicap mentale, cioè il Fondo Dopodinoi che richiediamo fin dal 1998 nelle nostre Petizioni; l’inserimento lavorativo e di sostegno con mediazione tra Azienda e paziente, il sostegno scolastico ecc., sono temi che competono ad altri Ministeri e che non sono mai stati affrontati in maniera decisiva.
4) Infine, la prevenzione in età scolare dei disturbi del comportamento e delle psicopatie in Italia non viene fatta, malgrado si sappia che questa azione preventiva può consentire di affrontare le psicosi ( malattie del sistema nervoso dovute a causa congenite, nascita prematura, difficoltà respiratorie, lesioni celebrali ) e le nevrosi o turbe psichiche non psicotiche ( la facile irritabilità, difficoltà motorie, totale mancanza di fiducia negli adulti, paura di andare a scuola o di stare insieme ai coetanei ) in maniera più efficace. Inoltre affrontare in particolare la schizofrenia in modo migliore e più urgente.
Sarebbe opportuno aprire un Tavolo Tecnico ( da me richiesto a Lei, dopo insistenze sul Governo Berlusconi il 17 marzo 2005 a Palazzo Chigi nella Sala Verde nella “Giornata sulla depressione”) composto da rappresentanti dei vari Ministeri, delle Regioni e del Volontariato, onde fare una proposta condivisa data l’attenzione massima che, non solo in Italia, è riservata al tema del disagio mentale.
Signor Presidente del Consiglio dei Ministri per l’ennesima volta, ce lo dica con tutta franchezza : trova posto nel quadro delle Riforme o del Cambiamento, un Provvedimento Legislativo di riforma della legge sulla malattia mentale ?
La sola “cosa certa” che resta a questi inermi concittadini, alle loro famiglie e per la sicurezza di tutti i cittadini, è la speranza che la sconfitta fin oggi registrata, sia un domani di sincero rispetto e lucido realismo !
c) La situazione sociale mostra segni di grande e grave preoccupazione in senso all’opinione pubblica, in quanto la politica non ha provveduto a ritenere questa problematica prioritaria e urgente rispetto a questo grave disagio sociale, malgrado i segni premonitori delle continue tragedie che avvengono quasi quotidianamente.
Le famiglie lasciate nella loro grande solitudine possono crollare di fronte al problema ( specie sul “Dopodinoi”, cruccio principale) per cui a volte si assiste ad estremi rimedi, tragedie, ripeto, che quotidianamente apprendiamo dai mass media restando increduli e sbigottiti.
Nel progetto di vita che emerge con cruda realtà, i pochi euro al mese (una vera vergogna !) consentono a questi malati solo di sopravvivere nel momento del così detto “Dopodinoi”, ed è drammatica l’assenza della sicurezza economica per coloro che devono proseguire il vivere quotidiano dopo la morte dei genitori o dei parenti.
d) Al Parlamento, al suo Governo, un invito particolare ed urgente affinché provvedano ad approvare una legge-quadro ( che “suggeriamo nella nostra Petizione, con servizi specifici in strutture adeguate) che dia uniformità di applicazione in tutte le Regioni a questo ambito Socio-Sanitario a tutela dei diritti di questi “malati”, per le loro famiglie e per la sicurezza dei cittadini, in ottemperanza dell’art. 32 ed altri della nostra Costituzione e norme legislative aderenti alla realtà che non si deve più nascondere.
Occorre ri-dare ai singoli dignità, umanità e fiducia, esigenze fondamentali della civiltà.
Grazie signor Presidente per il prezioso interessamento che vorrà dare al mondo cattolico e della sofferenza ed a noi che dal 1992 ci dedichiamo in maniera del tutto gratuita a “fare qualche cosa”, con senso puramente evangelico, a fare il nostro dovere di cattolici e di cittadini, perché la verità anche se fa male bisogna dirla sempre !
Con le parole del Santo Giovanni Paolo II° : “Andiamo avanti con speranza”!
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Felice Previte