Maria Rita Cristaldi, poetessa del tempo e dei sospiri dell’anima

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Giovanni Vecchio e Maria Rita Cristaldi

 Nella seconda conferenza su storia,  letteratura, arte e tradizione di Santa Venerina, che ha avuto luogo nell’aula magna della Scuola Media “A. Manzoni”, un’autentica sorpresa positiva per il numeroso pubblico intervenuto è stata la “scoperta” della poesia di Maria Rita Cristaldi, insegnante di Linera e laureanda in Scienze della formazione primaria a Palermo.  Di carattere schivo, nonostante  gli ottimi risultati conseguiti in diversi concorsi con le sue liriche, non aveva mai fatto sfoggio delle sue doti in pubblico.

Convinta a farlo e affidata la lettura di alcune sue liriche alla bravura dell’attrice teatrale Càrola Colonna, il qualificato pubblico presente ha applaudito convintamente sia la lettrice che la poetessa,la quale, su nostra domanda, ha dichiarato: “Per me la poesia è il veicolo per innalzare l’anima in  una dimensione più elevata  e il silenzio agevola il porsi di interrogativi essenziali. E’ un modo per non ‘disperdere’ la mia soggettività e non farmi travolgere dalle incombenze quotidiane (la casa, i figli, il marito, lo studio, l’insegnamento…), che impongono un ritmo frenetico. L’ispirazione è sempre  legata all’interiorità e alle domande fondamentali che ogni uomo  o donna, in dialogo con se stesso, dovrebbe porsi sul senso della vita, sul rapporto tra finito ed infinito ovvero sulla trascendenza e sull’amore per il fratello come  superamento dell’ ‘occhio per occhio, dente per dente’ “.

In effetti, dalla lettura delle sue composizioni si comprende  che l’animo della poetessa è gravato dai perché, il percorso interiore diventa sempre più esigente e si scontra con la Natura, che appare indifferente alle reiterate domande di senso. Il silenzio per l’autrice ha un duplice valore: innanzitutto è un bisogno dell’anima nel quale convergono idee, sentimenti, sogni, però è anche sordità e indifferenza, assenza di risposte agli enigmi. L’eco del silenzio deprime l’anima sospesa tra il tempo e l’infinito e la solitudine diventa cosmica: l’autunno è la stagione che meglio può descrivere questo “esserci”, nel quale vibrano i ricordi e si insinuano i perché logorati dalla “ruota del tempo/ eterna e immutabile”.

 L’agostiniana via dell’interiorità, tuttavia, invita ad insistere nella ricerca della Verità e la sua luce si esprime nell’amore che “sconfigge il tempo/ trascende il finito”.Occorre imparare ad amare la vita, immaginarla nel “piccolino” che nascerà, difenderla dall’inutile guerra, vivere il sentimento della solidarietà, riempire il vuoto con l’affetto della persona amata. L’itinerario poetico di Maria Rita Cristaldi, pur dispiegandosi in un lungo itinerario temporale, emerge limpido, sincero, profondo. Il “filtro” dell’interiorità scopre il tempo nella sua essenza e lo paragona all’eterno e all’infinito per ricondurlo ai sospiri dell’anima, agli aneliti del cuore.

                                                                                                                     Giovanni Vecchio