L’abbraccio più forte stavolta lo ha ricevuto dai tanti poliziotti colleghi del marito e dai suoceri, i genitori del suo amatissimo Filippo. Marisa Grasso, vedova di dell’ispettore capo di polizia Raciti ucciso durante gli scontri del 2 febbraio 2007 nel derby calcistico Catania-Palermo, non credeva ai suoi occhi quando alla prima assemblea provinciale dei circoli Liberal di Catania, svoltasi ad Acireale, si è ritrovata davanti una sala stracolma. Assieme a lei, a tenere a battesimo questo nuovo organismo di cui Marisa Grasso è presidente provinciale, c’erano, fra gli altri, il fondatore e presidente nazionale dei Circoli, on. Ferdinando Adornato, il segretario nazionale Vincenzo Inverso e il coordinatore provinciale degli stessi Circoli, avv. Giuseppe Stagno.
«Tra le tante motivazioni che mi hanno spinto a proseguire in questo mio cammino educativo è aver compreso, o meglio aver cercato di capire la Parola di Dio alla luce dell’evento tragico che ha colpito la mia famiglia. Sono stata attenta a tanti messaggi. 2 Febbraio 2007, giorno dedicato alla vita e alla famiglia. Proprio quel giorno, Dio ha messo a dura prova una famiglia, la mia . Non ho mai perso la fede, anzi ho rafforzato il mio Credo». «Tra i tanti impegni che mi sono prefissata c’è quello di trasmettere l’importanza nella società dei valori cristiani e cercherò di sottolineare il dono della famiglia, cercando di valorizzare, rafforzare, sostenere e aiutare la famiglia sotto ogni punto di vista. Le iniziative che saranno da me intraprese proprio nella città di Catania punteranno a trasmettere, e non solo ai giovani, l’importanza dei valori che dobbiamo difendere. Sono anche convinta, che in una società ci si comprenda meglio più con gli esempi che con le parole. Oggi sono pronta, oltre a testimoniare, anche a impegnarmi in un campo difficile come la politica, con l’unico scopo di fornire esempi positivi a una società che è malata in questo senso e che possa dare anch’io un contributo nel ricostruire un Paese che ha bisogno di uomini e donne che, umilmente, possano dimostrare il loro amore per la Patria attraverso uno spirito di sevizio per la collettività. In un Paese democratico ,non si può accettare nessuna forma di violenza,sia essa verbale, morale o che provenga dallo sport, un mondo che dovrebbe insegnarci l’educazione alla vita. La mia è una battaglia culturale, non mi spaventano gli ostacoli ma mi interessa il risultato, trasmettere il rispetto per la vita». |
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