(8-3-2013) Inizierà martedì 12 marzo il Conclave. A deciderlo, questo pomeriggio, è stato il Collegio cardinalizio, durante l’ottava Congregazione generale. La notizia è stata data da un comunicato della sala stampa della Santa Sede, che informa come al mattino ci sarà la Messa “pro eligendo Pontifice”, mentre al pomeriggio i 115 cardinali elettori entreranno nella Cappella Sistina.
Quello che eleggerà il nuovo Papa sarà il 75° Conclave nella storia della Chiesa. Per la venticinquesima volta, i cardinali elettori si riuniranno nella Cappella Sistina, attorniati dai capolavori michelangioleschi evocati anche nel “Trittico Romano”, il poema scritto nel 2003 da Karol Wojtyla e al centro del quale c’era proprio la “visione” del Conclave. È stato Giovanni Paolo II, nella Costituzione apostolica “Universi Dominici gregis”, a disporre che l’elezione del nuovo Papa continui a svolgersi nella Sistina, “ove tutto concorre ad alimentare la consapevolezza della presenza di Dio, al cui cospetto ciascuno dovrà essere giudicato”. La Messa e la processione. Martedì prossimo, il Conclave inizierà con la Messa “Pro Eligendo Romano Pontifice”, nella basilica di san Pietro – aperta a tutto il “popolo di Dio” – cui seguirà nel pomeriggio la processione solenne dei 115 cardinali elettori dalla Cappella Paolina alla Cappella Sistina, passando attraverso la Sala Regia: in abito corale e secondo l’ordine di precedenza, i cardinali elettori intoneranno il canto del “Veni creator Spiritus”, per invocare la protezione dello Spirito Santo. Una volta giunti nella Cappella Sistina, dopo la lettura ad alta voce da parte del cardinale Giovanni Battista Re, il primo per ordine di anzianità, i 115 cardinali elettori pronunceranno il giuramento formulato al n. 51 della “Universi Dominici Gregis”. La meditazione e l’“extra omnes”. Dopo che l’ultimo cardinale avrà prestato giuramento, il cardinale Prosper Grech pronuncerà la seconda delle due meditazioni previste dalla Costituzione, circa “il gravissimo compito loro incombente e sulla necessità di agire con retto intendimento per il bene della Chiesa universale”. Si tratta di una delle due meditazioni previste dalla Costituzione apostolica di Giovanni Paolo II: a tenere l’altra, prima dell’inizio delle Congregazioni generali del Collegio cardinalizio, è stato il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa. Poi sarà intimato dal maestro delle Celebrazioni Liturgiche, monsignor Guido Marini, l’“extra omnes”, e gli estranei al Collegio dovranno lasciare la Sistina. Le regole per l’elezione. Le regole per l’elezione del Papa sono contenute nella Costituzione emanata da Giovanni Paolo II nel 1996 ed integrata dalle modifiche apportate da Benedetto XVI nel Motu Proprio “Normas nonnullas” del 22 febbraio scorso. Per l’elezione canonicamente valida del Papa, che si svolgerà a scrutinio segreto, è necessaria la maggioranza qualificata degli elettori presenti e votanti. Dopo la trentaquattresima votazione, in caso di ballottaggio tra i due candidati più votati, servirà ancora una volta la maggioranza qualificata dei due terzi dei suffragi: i due candidati in ballottaggio, però, non potranno partecipare al voto. Nel pomeriggio del primo giorno, è previsto un solo scrutinio; nei giorni successivi, poi, se l’elezione non si è avuta nel primo scrutinio, si dovranno tenere due votazioni sia al mattino sia al pomeriggio. La prima fase dello scrutinio prevede che ciascun cardinale elettore scriva il nome del suo candidato nella parte inferiore della scheda rettangolare, che nella parte superiore reca la scritta: “Eligo in Summum Pontificem”. La seconda fase, detta scrutinio vero e proprio, comprende la deposizione delle schede nelle tre urne apposite, il mescolamento e il conteggio delle stesse e lo spoglio dei voti. La terza e ultima fase, detta anche post-scrutinio, comprende il conteggio dei voti, il loro controllo, il bruciamento delle schede. In presenza di cardinali infermi che non possano recarsi nella Cappella Sistina per votare, sono previsti tre “infirmarii” che si recano presso la Casa Santa Marta, raccolgono il voto degli infermi e lo riportano nella Cappella Sistina. Con la promulgazione della “Universi Dominici gregis”, è nata la necessità di adeguare le urne alle nuove norme. Da allora, le urne sono tre: la prima serve affinché ogni cardinale deponga la propria scheda nel piatto e con questa la introduca nel recipiente sottostante. La seconda urna viene utilizzata solo nel caso della presenza in Conclave di eventuali cardinali impediti per malattia ad allontanarsi dalla propria camera, e la terza per raccogliere le schede dopo lo scrutinio, prima che queste vengano bruciate procurando la tradizionale fumata per annunciare ai fedeli raccolti in piazza san Pietro la non avvenuta elezione (fumo nero) o l’elezione del nuovo Pontefice (fumo bianco). |