Mascali / Storia e vicissitudini di un Sisifo di Sicilia

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Mascali Storia Sicilia

Quanto sono note la storia e le vicissitudini della città di Mascali, un Sisifo di Sicilia? Si dice che gli uomini non facciano la storia, ma siano costretti a subirla. Molte delle cose che accadono in effetti sono dovute al caso, indipendenti dalla volontà degli uomini. Quando una catastrofe naturale cancella una città normalmente si tende a celebrare di questa il passato, con tutto il dolore che comporta. Eppure, c’è una città nell’hinterland catanese che di sventure (ambientali e umane) ne ha subite parecchie, ma la sua storia oggi non è poi così nota: Mascali, l’antica Contea rasa al suolo dalla colata lavica del 1928.

Mascali / Storia e vicissitudini di un Sisifo di Sicilia: origini della Contea

Il suo nome deriva dall’aggettivo “boscoso”, infatti in origine il territorio mascalese era una florida porzione di territorio estesa dal mare alle pendici dell’Etna. Era ricca di sorgenti d’acqua e di una variegata vegetazione. Quasi un paradiso naturale. Nelle giornate estive qualsiasi visitatore si fosse avventurato per quelle strade di campagna avrebbe sentito un avvolgente odore di agrumi, la cui coltivazione dava lavoro a gran parte della popolazione locale. Il suo declino iniziò quando si decise di costruire navi da guerra nei pressi di Sant’Anna. Il ricco bosco di Mascali venne velocemente spazzato via.

Il Sacco di Mascali

Difficile a credersi oggi, ma Mascali nel Medioevo era diventata un importante centro economico (l’unico esistente tra Catania e Taormina). Per questo motivo la contea subì saccheggi più volte e si narra che nel ‘300 i cittadini, stanchi dei continui soprusi, decisero di assaltare gli aggressori di turno mettendoli in fuga e tenendo per sé l’intero bottino.

I Pirati

La tregua durò poco, poiché presto cominciarono le invasioni dei pirati turchi: molti mascalesi (tra cui bambini) venivano regolarmente rapiti e venduti al mercato degli schiavi di Costantinopoli. Per fare fronte a questo problema il viceré decise di far costruire le leggendarie “Sette Torri”, ancora oggi stemma della città, ma questo non bastò: molti decisero di andare via da Mascali.

Calamità naturali 

Data la sua ubicazione Mascali è stata spesso vittima di terremoti, uno dei più devastanti fu il terremoto della Val di Noto del 1693. La sorte volle che in quel momento i mascalesi fossero in processione per celebrare la festa del Santo Patrono S. Leonardo e dunque non ci furono morti. Proprio quando l’economia mascalese sembrava riprendersi, nel 1928 un fiume di lava travolse Mascali, cancellandone ogni traccia. Anche in questo caso il giorno non fu casuale: il 6 novembre, S. Leonardo.

Ricostruzione Mascali Aquila

La nuova Mascali è stata ricostruita a tempo record, tra Giarre e Fiumefreddo. Secondo le testimonianze dello storico Fichera, Mussolini rimase deluso dai lavori eseguiti a fronte dei miliardi investiti. A differenza di luoghi come Gibellina, Mascali ha il triste primato di essere stata l’unica tra le città ricostruite ad essere stata gettata nel dimenticatoio. Oggi si trova in una condizione marginale. Una politica collusa e l’abusivismo edilizio uniti all’incuria di alcuni cittadini e una debolezza di collegamenti infrastrutturali hanno portato ad un degrado progressivo della cittadina.

Perché Sisifo?

Sisifo è un personaggio della mitologia greca condannato per l’eternità a spingere un macigno sin sulla cima di un monte, pur sapendo che esso rotolerà giù e dovrà cominciare tutto da capo. La storia di Mascali, mare e depuratore a parte, è tutta qui: i terremoti, le eruzioni laviche, i saccheggiamenti, la speculazione edilizia non sono bastate a distruggerla. Questa pezza di terra umiliata, depauperata e dimenticata ha una dignità tutta sua, e non si arrende a tutti gli scandali e le tragedie che cercano di portarla giù. Il suo punto di forza più grande è il sapersi rialzare ogni volta. Questo non vuol dire però che ci si debba arrendere e lasciare le cose così come stanno. “Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo” (e della sua città). L’importante è provarci. Come direbbe lo scrittore francese Camus “bisogna immaginare Sisifo felice”.

Cristina Di Mauro