La Resistenza è iniziata in Sicilia? Questa interessante domanda da tempo avvince gli storici, non solo locali, che si occupano delle vicende belliche della seconda guerra mondiale. Ciò sin da quando, in tempi più recenti, si è iniziato a fare luce su un episodio di vera e propria insurrezione, avvenuto a Mascalucia, il 3 agosto 1943; quindi ben prima della data che nei libri di storia viene ufficialmente indicata come l’inizio della Resistenza in Italia, vale a dire le “quattro giornate” di Napoli (27-30 settembre 1943). Quando ancora non era stato firmato nè reso noto l’armistizio di Cassibile (8 settembre 1943), la popolazione del paese etneo, armi in pugno, si ribellò contro gli atti criminali commessi su inermi civili dai soldati tedeschi in ritirata.
Per ricordare fatti e protagonisti di quell’evento storico, il 25 luglio (anniversario della caduta del fascismo) a Mascalucia è stato convocato un consiglio comunale straordinario presso l’auditorium di via Etnea. L’intento è stato quello di sensibilizzare l’amministrazione mascaluciese e la cittadinanza tutta su una importante iniziativa, partita alcuni anni fa e finalizzata ad ottenere un riconoscimento ufficiale del contributo dato dai mascaluciesi alla lotta di liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo; riconoscimento già ottenuto da Randazzo e Castiglione, città martiri del nazi-fascismo, insignite dal presidente della Repubblica Ciampi delle medaglie al merito civile “per atti di abnegazione durante il secondo conflitto mondiale”.
Dopo l’apertura dei lavori ad opera del presidente del consiglio comunale, Nicola Musumarra, coordinatore del Comitato promotore, nato su iniziativa dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, ha brevemente ricordato il contesto storico in cui si svolsero i fatti: il precipitare degli eventi tra il luglio e l’agosto del 1943 (caduta e arresto di Mussolini, invasione della Sicilia da parte degli angloamericani, ritirata delle truppe tedesche) e la peculiare situazione che si venne a creare a Mascalucia: un paese di appena tremila abitanti, distante sia dalla costa che dal fronte di ritirata dei tedeschi, quindi considerato più sicuro, anche perché era sede di postazioni dell’esercito italiano, del corpo dei vigili del fuco e dei carabinieri. Per tale motivo divenne luogo di “sfollamento” per moltissimi catanesi. Proprio qui avvenne il primo episodio di aperta ribellione ai soprusi dei tedeschi avvenuto in territorio italiano, quando ancora la Germania nazista era ufficialmente un paese “alleato” del Regno d’Italia.
I militi tedeschi – adottando un atteggiamento sprezzante e disumano, non certo consono alla loro posizione ufficiale di soldati di un paese alleato – nel ritirarsi dalla piana di Catania verso nord si abbandonarono a furti e violenze di ogni tipo contro la popolazione civile. Quel 3 agosto, però, gli abitanti di Mascalucia reagirono alle barbare uccisioni a sangue freddo dell’armiere catanese Giovanni Amato, sfollato in paese, e del soldato Francesco Wagner, “reo” di avere difeso un paesano dal tentato furto della sua motocicletta da parte del solito tracotante tedesco.
“A distanza di anni si dovrebbe esigere il riconoscimento della verità e dell’eroicità dei fatti di Mascalucia” ha detto Musumarra. Per ricordare, ma soprattutto per trasmettere alle nuove generazioni questo valoroso episodio a lungo misconosciuto (o, peggio, occultato per motivi politici) “occorre esercitare un’azione di pressione nei confronti delle competenti autorità governative al fine di ottenere l’aspirato e meritato riconoscimento ufficiale”.
Alla manifestazione hanno partecipato i rappresentanti istituzionali dei comuni di Mascalucia, Pedara e Ragalna, oltre a Domenico Stimolo (autore della ”Lettera di Memoria e Libertà”) e Maurizio Dal Bosco (commissario FIDCA-Catania). Molto significative le testimonianze dell’avv. Domenico Scalia (già sindaco di Mascalucia) e di Orazio Carpino (Ass. Nazionale Ex-internati), che hanno raccontato il clima vissuto nei paesi etnei e alcuni episodi che spiegano la giustificata astiosità delle popolazioni etnee – esauste e provate da tre anni di guerra non voluta ma imposta dal regime fascista – nei confronti dei tedeschi, non più alleati bensì invasori violenti e usurpatori di ogni diritto. Lo storico e scrittore Salvo Barbagallo ha concluso gli interventi auspicando l’organizzazione di una apposita giornata della memoria.
Al termine della serata sono state consegnate delle targhe ricordo ai familiari dei protagonisti di quell’evento di oltre settanta anni fa.