Monsignor Joseph E . Kurtz, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, ha diffuso una nota: “Si danneggia il bene comune e i più vulnerabili tra noi, soprattutto i bambini”. La società americana – articolata e complessa – appare divisa su questo, come su altri temi di valore etico e sociale. Contro la sentenza si stanno mobilitando varie confessioni cristiane e altre fedi.
La Corte Suprema degli Stati Uniti “ha sbagliato nuovamente”. “È profondamente immorale e ingiusto che un governo dichiari che due persone dello stesso sesso possono costituire un matrimonio”. “Incoraggio i cattolici a mantenersi forti nella fede, nella speranza, nell’amore” e “invito tutte le persone di buona volontà a unirsi” all’episcopato e ai cattolici “nel proclamare la bontà, la verità e la bellezza del matrimonio”. È netta e inequivocabile la reazione dei vescovi cattolici statunitensi rispetto alla decisione dell’alta corte, che ieri ha deciso che il matrimonio tra persone dello stesso sesso è un “diritto” e va dunque esteso a tutti i 50 Stati della Federazione a stelle e strisce. L’arcivescovo di Louisville (Kentucky), monsignor Joseph E . Kurtz, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, ha dunque preso carta e penna e ha diffuso una nota in cui commenta la decisione del massimo tribunale, il quale, “interpretando la Costituzione degli Stati Uniti impone a tutti gli Stati di concedere la licenza e riconoscere il matrimonio tra persone dello stesso sesso”: a suo avviso si tratta di “un tragico errore che danneggia il bene comune”.
Opinione pubblica divisa. Il verdetto aveva diviso in due la Corte: 5 giudici favorevoli, 4 contrari. Finora erano 37 gli Stati che, con legge nazionale o mediante referendum popolare, avevano introdotto il matrimonio omosessuale. Nella sentenza, che fa concreto riferimento al caso Obergefell vs. Hodges, fra l’altro si legge: “I giudici hanno stabilito che secondo il 14° emendamento, gli Stati devono fornire licenze di matrimonio a tutte le coppie dello stesso sesso e riconoscere le unioni civili che sono state legalmente sottoscritte in altri Stati”. Immediata la presa di posizione del presidente Barack Obama: “È una vittoria dell’America. L’amore vince”. Con lui la principale candidata democratica alle prossime elezioni presidenziali, Hillary Clinton, e un altro autorevole candidato democratico, il cattolico Martin O’Malley, nonché buona parte del Congresso. Diviso al suo interno il Partito repubblicano, che fino a qualche tempo fa era decisamente schierato contro le unioni omosessuali. Ma la campagna per le presidenziali è già avviata e il mondo politico ha fiutato un deciso spostamento dell’opinione pubblica, favorito dal sostegno dei potenti media d’oltreoceano alle posizioni gay. Molto attive anche le innumerevoli associazioni che promuovono l’omosessualità. Nel complesso la società americana – articolata e complessa – appare divisa su questo, come su altri temi di valore etico e sociale. Contro la sentenza della Corte si stanno mobilitando varie confessioni cristiane e altre fedi, a partire dai numerosi fedeli islamici.
Richiamo all’”ecologia integrale”. Mons. Kurtz, facendosi interprete dell’episcopato cattolico, ha però deciso di usare toni fermi: “Indipendentemente da ciò che una maggioranza risicata della Corte Suprema può dichiarare in questo momento della Storia, la natura della persona umana e il matrimonio restano immutati e immutabili”. Come oltre quarant’anni fa il caso Roe vs. Wade “non ha risolto la questione dell’aborto” – osserva il prelato, con riferimento alla giurisprudenza della stessa Corte -, il caso Obergefell vs. Hodges “non risolve la questione del matrimonio oggi”, perché “entrambe le decisioni non sono radicate nella verità e, di conseguenza, alla fine non terranno”. La nota episcopale prosegue: “Il significato unico del matrimonio come l’unione di un uomo e di una donna è inscritto nei nostri corpi di maschi e di femmine. La tutela di questo significato è una dimensione critica della ‘ecologia integrale’ che Papa Francesco ci ha chiamati a promuovere”. Per questo “ridefinire il matrimonio per legge in tutto il Paese è un tragico errore che danneggia il bene comune e i più vulnerabili tra noi, soprattutto i bambini. La legge ha il dovere di sostenere il diritto fondamentale di ogni bambino di essere allevato, ove possibile, da una madre e da un padre sposati e parte di un’unione stabile”.
Fede, speranza, amore… Il presidente dei vescovi Usa aggiunge: “Gesù Cristo, con grande amore, ha insegnato in modo inequivocabile che da sempre il matrimonio è l’unione di tutta una vita tra un uomo e una donna. Come vescovi cattolici, seguiamo il Signore e continueremo a insegnare e agire secondo questa verità”. “Vi sia fede nella verità immutabile del matrimonio”. “Vi sia speranza che a prevalere nella nostra società saranno ancora queste verità, non solo per una questione di logica, ma per la loro grande bellezza e per il servizio evidente reso nella direzione del bene comune”. Quindi un passaggio “spigoloso”: “Vi sia amore per tutti i nostri vicini, anche quelli che ci odiano o ci punirebbero per la nostra fede e le nostre convinzioni morali”. L’invito finale di mons. Kurtz va a “tutte le persone di buona volontà” a “unirsi a noi nel proclamare la bontà, la verità e la bellezza del matrimonio come rettamente intesa per millenni”, mentre alle autorità pubbliche si chiede di “rispettare la libertà data da Dio di cercare, vivere e testimoniare la verità”.
Gianni Borsa